L’emozione della lettura - volume C

Omero | UNIT 1 | ILIADE Analisi Il disperato appello di una donna I clamori della battaglia, le gesta degli eroi, le morti dei guerrieri sono sullo sfondo: la scena è ora dominata dal colloquio intimo tra due giovani sposi, angosciati dal futuro che li attende e dalla sinistra percezione della rovina incombente. In preda all ansia, portando con sé un ancella e il figlio, Andromaca si appella subito ai diritti della famiglia e dell affetto privato ricordando al marito Ettore i gravi lutti che lei ha già dovuto subire: cosciente del futuro di schiavitù che la attende se resterà vedova, la donna afferma di essere disposta a morire piuttosto che affrontare la solitudine e la privazione della libertà (oh, meglio per me / scendere sotto terra, priva di te; perché nessun altra / dolcezza, se tu soccombi al destino, avrò mai / solo pene!, vv. 410-413). In alcuni versi destinati a divenire immortali (vv. 429-430) Andromaca descrive il ruolo che Ettore ha nella sua vita, ben più che un semplice marito, avendo lei già perso il padre, la madre e i fratelli: egli rappresenta il suo unico punto di riferimento, la sola persona al mondo che provveda a lei e la protegga dopo la morte dei genitori. D altra parte la donna non chiede all eroe di ritirarsi vilmente dalla guerra, bensì di combattere vicino al fico selvatico, un luogo che gli permetterebbe facilmente di riparare in città, senza avventurarsi altrove. Solo così Ettore potrebbe salvaguardare il futuro del figlioletto, che altrimenti rischia di rimanere orfano e affrontare grandi difficoltà senza l aiuto paterno. La «civiltà di vergogna La risposta di Ettore (vv. 441-465), nella seconda parte del brano, fa riferimento a un codice etico diverso: a determinare la sua ostinazione a combattere fino alla morte sono il rispetto del ruolo assegnatogli dalla comunità a cui appartiene, il timore di passare per vile e la reputazione di combattente intrepido e valoroso (vv. 441-446). L uomo e il guerriero non possono andare d accordo: anche se il primo teme per la sorte della moglie, avendo per di più il chiaro presentimento della caduta imminente di Troia e del doloroso destino che attende la sua famiglia, il secondo non può fare a meno di obbedire ai canoni di quella che gli antropologi hanno definito «civiltà di vergogna , secondo cui la considerazione sociale conta più della coscienza individuale e di ogni esigenza personale o privata: sottrarsi al proprio dovere significa perdere la propria autostima ed essere condannati dalla collettività al biasimo e all emarginazione. Tuttavia il senso del dovere dell eroe non cancella la tenerezza affettuosa e la dolcezza struggente dell uomo, il quale non nasconde che il suo primo pensiero andrà sempre alla moglie e al figlio, ai suoi affetti più stretti, il giorno in cui Andromaca dovesse lavorare come schiava in qualche città greca. Al piccolo Astianatte Ettore augura persino di essere più forte di lui (v. 479), dimostrando così la non comune generosità del padre, che non teme di essere superato un giorno dal figlio in forza e coraggio. Solennità e dolcezza Il contesto è tra i più alti e solenni dell epica greca: la guerra, l amore, la donna, la famiglia impongono un registro segnato da passioni contrapposte, in cui prevale fatto inusuale per l Iliade, così solitamente vibrante dei rumori della battaglia e dello stridore delle armi il tono sentimentale di una scena domestica, resa drammatica dall accettazione del destino. Ettore e Andromaca, per esempio, si compatiscono reciprocamente, definendosi miseri, perché sventurati (vv. 407 e 486). Rispetto agli altri eroi del poema, tuttavia, Ettore dimostra una comprensione maggiore dei sentimenti femminili e una spiccata delicatezza (vv. 484485): ciò gli deriva anche dalla lucidità, che lo porta a prevedere la sorte di Troia e la propria fine personale, come si vede dalle prolessi (cioè l anticipazione di eventi posteriori al tempo della narrazione) dei vv. 447-448 (Io lo so bene questo dentro l anima e il cuore: / giorno verrà che Ilio sacra perisca) e dei vv. 487-488 (nessuno contro il destino potrà gettarmi nell Ade; / ma la Moira, ti dico, non c è uomo che possa evitarla). Pur nel quadro di una società arcaica, Omero riesce così a rendere la psicologia di una famiglia, costretta a misurarsi quotidianamente con il pericolo e il timore della morte, della deportazione e della schiavitù. Anche per questo avverte il bisogno di stemperare la forte tensione emotiva che percorre le parole della coppia, esemplari di un discorso d addio, attraverso un 132

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Epica