L’emozione della lettura - volume C

Omero | UNIT 1 | ILIADE a TU per TU con il testo La guerra disabitua all umanità, ma talvolta sa regalare scene come questa, in cui due guerrieri, il greco Diomede, tra i più valorosi a Troia, e il licio Glauco, schierato con i Troiani, scoprono che le rispettive famiglie sono legate da antichi rapporti di ospitalità. Incontrare volti noti in luoghi impensati o scoprire legami di antica parentela o amicizia con persone da cui ci dividono circostanze sfavorevoli (competizione lavorativa, liti ecc.) è motivo di una piacevole sorpresa, oggi come sul campo di battaglia dell Iliade. La ritualità e la dignità con cui Diomede e Glauco ricordano le rispettive vicende familiari sono un bell esempio di cultura, educazione e civiltà in mezzo alla violenza degli scontri. Neanche la guerra di Troia, infatti, potrà spingerli a combattere: la storia individuale e familiare, per una volta, ha la meglio sulla Storia con la s maiuscola, quella che ignora le persone nella loro dimensione privata e obbedisce agli interessi superiori delle forze politiche, militari ed economiche. Rispetto all assurdità della guerra e alla precarietà della vita umana, Omero indica così nella memoria (degli antenati, delle loro gesta e delle nostre) l unica risorsa per conservare gli affetti, e con essi un significato al nostro essere uomini. Scena di ospitalità, 1813-1824. Analisi L orgoglio della stirpe 124 A rendere possibile l intera scena di riconoscimento, una delle più belle pagine dell Iliade, tra il licio Glauco, che combatte con i Troiani, e il greco Diomede, è una domanda, quella rivolta dall eroe greco all avversario prima di misurarsi nello scontro: Da quale umana stirpe provieni tu mai, valoroso (v. 122). Non si tratta di una domanda retorica: Diomede vuole anzitutto capire se ha davanti a sé un dio (dubbio più che legittimo, visti i precedenti mitici, riferiti ai vv. 127-140) e, se di uomo si tratta, conoscere chi sia così coraggioso da sfidarlo (vv. 141-142). Il lungo discorso di Glauco (vv. 144-210) risponde alla domanda di Diomede con una rievocazione di memorie familiari: da Eolo nacque Sìsifo, da Sìsifo Glauco, da questi Bellerofonte, che generò Ippòloco, padre di Glauco. Nella successione delle generazioni c è l orgoglio di un intera stirpe e dell uomo che se ne sente parte ( questo il sangue ond io mi onoro, questa è la progenie, v. 210), come dimostra la trasmissione dei nomi di persona. Gli antichi Greci erano maestri delle genealogie, perché esse corrispondevano alla loro storia più vera, alla memoria degli antenati, umani e divini, in un epoca in cui la dimensione della famiglia era centrale nella vita dell uomo. Così per Glauco l eroe familiare è il nonno Bellerofonte, cacciato dalla patria Argo a causa degli intrighi della moglie di Preto, Antea, e costretto all esilio in Licia e a una serie di prove (la Chimera, le Amazzoni, i Solimi). Il lungo e dettagliato racconto, tuttavia, non è fine a se stesso. Omero sembra quasi insegnarci che le parole, sentite e appassionate, al servizio della memoria, come quelle di Glau-

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Epica