L’emozione della lettura - volume C

ALLA SCOPERTA DEI TESTI 205 210 215 220 225 230 235 pugnava, Ares die morte, il Dio non mai sazio di guerre: Artèmide, la dea briglia d oro, gli spense la figlia: Ippòloco a me diede la vita, io di quello son figlio, ch or m inviava a Troia, porgendomi molti consigli: ch io primeggiassi sempre, che sempre fra gli altri emergessi, né svergognassi la stirpe dei padri, che in fira sempre, e della Licia nell ampie contrade eran primi tra i primi. questo il sangue ond io mi onoro, questa è la progenie . Disse; e nel cuor s allegrò D omede possente guerriero, e conficcò ne le zolle del suolo ferace la lancia, e con melliflui detti si volse al pastore di genti: «Ospite dunque antico per parte di padre a me sei. Sappi che accolse Enèo magnanimo sotto il suo tetto, per venti giorni, Bellerofonte, l eroe senza pecca. Fecero poi, l uno e l altro, ricambio di doni ospitali. Enèo diede una fascia di porpora bella, fulgente, Bellerofonte una coppa di gemina fa ce, d oro, ch io custodita in casa lasciai quando venni alla guerra. Non mi ricordo Tidèo: ché quando ero piccolo tanto, ei mi lasciò; ché quel sire d Achivi spirò sotto Tebe. Ospite dunque io sono per te, se tu in Argo venissi, tu ne la Licia a me, se tra il popolo io giungo dei Lici. Anche per ciò nella pugna le lancie evitiam l un dell altro. Molti a me restano sempre Troiani e valenti alleati da sterminare, se un Dio me li offre, se al corso li aggiungo: restano molti Achivi per te, se ad ucciderli vali. Su via, dunque, tu ed io scambiamoci l arme: ché tutti veggano quale ci stringe dagli avi legame ospitale . Dette queste parole, balzati dai cocchi giù a terra, strinser la mano l uno dell altro, scambiaron la fede. Ed il Cronìde Giove del senno qui Glauco fe privo, che col figliuol di Tidèo scambiò l armi sue: queste d oro, quelle di bronzo; e die cento giovenchi per nove giovenchi. Omero, Iliade, libro VI, vv. 118-235, trad. di E. Romagnoli, Zanichelli, Bologna 1924 204. Artèmide figlia: Artemide era considerata responsabile delle morti di donne improvvise o premature. 210. questo mi onoro: è questo il sangue di cui sono fiero di essere discendente. 212. ferace: fertile. 213. melliflui detti: parole sin troppo dolci. pastore di genti: si tratta di Glauco. I condottieri e i re erano spesso indicati con il termine pastori perché rappresentavano una guida per i loro popoli. 215. Enèo magnanimo: re di Calidone, padre di Tideo e nonno di Diomede, era uomo pio e ospitale. Il mito racconta che accolse nella sua casa anche Dioniso, il quale, riconoscente, gli svelò i segreti della vinificazione e chiamò il vino oinos in suo onore. 216. l eroe senza pecca: l eroe senza peccato. Vi è allusione alla condotta irreprensibile dell eroe sin dai tempi di Argo, quando fu ingiustamente accusato dalla moglie di Preto. 219. di gemina fa ce: dal doppio manico (fauce è il singolare di fauci). 222. ché quel sire sotto Tebe: perché quel comandante dei Greci (Achivi) morì sotto Tebe, nella guerra dei Sette a Tebe, con la quale sette illustri eroi greci vennero in soccorso del tebano Polinice, che reclamava il trono della sua città, usurpato dal fratello Eteocle. 223-224. Ospite Lici: i vincoli dell ospita- lità che legarono Enèo e Bellerofonte valgono anche per le generazioni successive, quindi coinvolgono anche Glauco e Diomede. 227. se al corso li aggiungo: se li raggiungo nella corsa. 228. se ad ucciderli vali: se riesci a ucciderli. 229-230. ché tutti veggano: in modo che tutti vedano. 231. cocchi: carri. 232. scambiaron la fede: manifestarono reciprocamente la propria fiducia. 233. il Cronìde fe privo: Zeus, figlio di Crono, privò Glauco del senno perché accettò uno scambio per lui svantaggioso: armi di bronzo in cambio di armi d oro. 123

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Epica