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20 Tuttavia furono le dimensioni della folla che mi colpirono maggiormente, o il
modo in cui gli adulti potevano gridare la parola «coglione»! forte quanto volevano,
senza attirare l’attenzione di nessuno. Ciò che più mi colpì fu proprio quanto
la maggior parte degli uomini intorno a me odiasse, veramente odiasse, essere là.
Per quel che riuscivo a giudicare, nessuno sembrò trarre piacere, nel senso in cui io
25 intendevo la parola, da niente di ciò che accadde in tutto il pomeriggio. A pochi
minuti dal calcio d’inizio ci fu vera rabbia («Sei una vergogna, Gould.4 Una vergogna!»,
«Cento sterline5 a settimana? cento sterline a settimana! Dovrebbero darle a
me per guardarti»); man mano che il gioco continuò, la rabbia si trasformò in indignazione,
e poi sembrò coagularsi6 in un torvo, silenzioso disagio. Sì, sì, conosco
30 tutte le battute… Che cos’altro avrei potuto aspettarmi a Highbury?7 Ma sono stato
negli stadi del Chelsea, del Tottenham e dei Rangers,8 e ho visto la stessa cosa: che
la condizione naturale del tifoso di calcio è l’amara delusione, indipendentemente
dal risultato.
Penso che noi tifosi dell’Arsenal sappiamo, in fondo in fondo, che il calcio a Highbury
35 spesso non è stato granché, e che quindi la nostra reputazione come squadra
più noiosa nell’intera storia dell’universo non è così mistificante9 come facciamo
finta di credere: tuttavia, quando abbiamo una formazione di successo, molto è perdonato.
La squadra dell’Arsenal che vidi quel pomeriggio era spettacolarmente disastrosa
da un bel po’. In verità non aveva vinto niente dai tempi dell’Incoronazione
40 della regina Elisabetta,10 e questo miserabile e inequivocabile fallimento bruciava
come sale sulle stigmate11 dei tifosi. Molti di quelli attorno a noi avevano gli occhi
di chi ha visto ogni partita di ogni insignificante stagione. Il fatto che mi stessi intromettendo
in un matrimonio andato deteriorandosi12 in maniera disastrosa conferì al
mio pomeriggio una pruriginosa13 ed elettrizzante eccitazione (se fosse stato un matrimonio
45 vero, ai bambini sarebbe stato vietato l’accesso al campo): un partner stava
trascinandosi pesantemente in giro nel patetico tentativo di piacere, mentre l’altro
voltava la faccia al muro, troppo disgustato persino per guardare. Quei tifosi che non
potevano ricordare gli anni Trenta (sebbene alla fine degli anni Sessanta buona parte
di essi lo potesse), quando il club vinse cinque Campionati e due Coppe d’Inghilterra,
50 ricordavano comunque i Compton e i Joe Mercer14 di un decennio prima; lo stadio
stesso, con le sue splendide tribune art déco e i busti di Jacob Epstein,15 sembrava
disapprovare la gentaglia di ora almeno quanto la disapprovavano i miei vicini.
Ero già stato a degli spettacoli, naturalmente; ero stato al cinema e alla pantomima16
e a vedere mia mamma cantare con il coro del White Horse Inn nella sala
55 municipale. Ma era diverso. I vari tipi di pubblico di cui avevo fatto parte fino a
quel momento avevano pagato per divertirsi e, sebbene occasionalmente si potesse
scorgere un bambino irrequieto o un adulto che sbadigliava, non avevo mai notato
visi contorti dalla rabbia o dalla disperazione o dalla frustrazione. L’intrattenimento
come dolore era un’idea che mi giungeva del tutto nuova, e sembrava essere qualcosa
60 che stavo da tempo aspettando.