T4 - Due ragazzi a New York (M. Mazzucco)

Il tema: L’emigrazione

T4

Melania Mazzucco

Due ragazzi a New York

  • Tratto da Vita, 2003
  • romanzo
L’autrice

Melania Mazzucco nasce a Roma nel 1966. Dopo la laurea in Lettere moderne conseguita all’Università La Sapienza, studia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e inizia a scrivere radiodrammi e sceneggiature per il cinema. Nel 1992 esordisce come scrittrice con il racconto Seval, e nel 1996 pubblica il primo romanzo, Il bacio della medusa, ambientato nella Torino di primo Novecento. Nel 2003 vince il premio Strega con Vita, un romanzo che mescola ricostruzione storica, immaginazione e autobiografia, sulle tracce degli antenati emigrati in America. Un giorno perfetto (2005), invece, è un racconto corale ambientato nella Roma contemporanea, da cui il regista Ferzan Özpetek ha tratto un film nel 2008. Tra le sue opere più recenti ricordiamo Limbo (2012), dedicato a una donna soldato che torna dall’Afghanistan.

Siamo nei primi anni del Novecento: Vita e Diamante, due ragazzini di nove e dodici anni originari di un paese del Centro Italia, emigrano a New York in cerca di fortuna. Il padre di Vita, Agnello, viene a prenderli allo sbarco, ma la bambina decide di non farsi riconoscere. I due ragazzi, così, laceri e sporchi dopo la lunga traversata, iniziano a vagare per la città, sperduti in un mondo alieno, sconosciuto, pieno di meraviglie ma anche di pericoli.

Non avevano la minima idea di dove si trovassero. Era come essere sulla luna. La
città – così sudicia e pittoresca nei pressi del porto – era diventata più bella. Sparite
le case di legno fatiscenti, le folle stracciate1 e gli ambulanti. Sparita la gente bracalona2
che parlava dialetti vagamente familiari, la miriade di ragazzini che giocavano 

5      a biglie negli scoli3 della fogna. Ora ai lati della strada c’erano palazzi con facciate
di marmo, e i pedoni portavano bombette4 e mazzarelli5 da passeggio di canna di
bambù. Camminavano rasentando i muri, per passare inosservati. Ma non passavano
inosservati sulla Broadway alla Trentaquattresima6 strada un ragazzino con un
abito di cotone liso, un berretto e la federa di un cuscino a righe sulla spalla, e una 

10    bambina scalza coi capelli neri e un vestito a fiori più lurido del marciapiede. Ormai
si trascinavano. Avevano i piedi in fiamme, e la città non finiva mai. A tratti si interrompeva
– per un po’ costeggiavano un prato, o l’ennesima voragine, dove operai
stavano costruendo le fondamenta di un palazzo – ma poi ricominciava, più imponente,
bella e lussuosa di prima. Erano già le cinque del pomeriggio. Vita incollò il 

15    naso alla vetrina di un negozio. In verità non era un negozio. Alto sei piani, lungo
trecento metri, immenso, occupava un intero isolato.7 Nella vetrina, il manichino di
una donna slanciata, sportiva, ostentava un braccio nudo: la sua mano impugnava
un attrezzo enigmatico, simile a una racchetta da neve. La donna sorrideva. Era una
donna finta, ma tutte le donne qui – anche quelle vere – sembravano finte. Non 

20    erano vestite di nero. Non portavano la tovaglia in testa. Né il corpetto ricamato né
le sottane. Erano altissime, magrissime, biondissime. Avevano sorrisi radiosi – come
la donna del cartellone, al cimitero – denti bianchi, fianchi stretti, piedi grandi. Vita
non aveva mai visto donne simili, ed era affascinata. Forse al sole di questa città,
anche lei sarebbe diventata così – da grande.

25    «Dobbiamo andarcene», disse Diamante, tirandola per un lembo8 del vestito.
«Ci guardano tutti storto». Vita sguainò9 la lingua in direzione di una signora che,
appena scesa da una carrozza, li indicava a un tipo vestito di blu che se ne stava
con le mani in mano accanto a un incrocio. «Che ce ne importa?», rispose Vita,
estasiata davanti al manichino. «Chi nun ce po’ vede’ gli occhi se cava».10 Eppure 

30    tutti li guardavano come se avessero appena rubato una gallina. E già verso di loro
veniva un poliziotto. Il manganello gli sbatteva contro la coscia. «Hey, kids!».11 Il
poliziotto era giallo di capelli, con la pelle bianca come la carne della sogliola. «Hey,
come here!».12 Diamante e Vita non avevano simpatia per le guardie. Non portavano
mai buone notizie. Quando, tutte impennacchiate,13 le autorità – fossero guardie, 

35    carabinieri, sindaci, politici o borghesi di Minturno – si azzardavano a venire verso
il paese, i ragazzini di Tufo14 li bersagliavano di sassate. Per dimostrare la loro profonda
simpatia. Vita spinse la porta e se lo tirò dietro. Passarono sotto un arco con
la scritta MACY’S15 ed entrarono nel regno della luce.

Vita non aveva mai visto un luogo simile, né lo avrebbe visto negli anni successivi. 

40    Non avrebbe più varcato il confine di Houston Street.16 Ma quel pomeriggio
rimase indelebile nella sua memoria – con la vivida immediatezza di un sogno. Fu
una visita rapida, accelerata – tutto durò non più di tre minuti. Non aveva il tempo
di fermarsi da nessuna parte, Diamante la trascinava di qua e di là, e poi si misero a
correre, perché anche il poliziotto era entrato nel grande magazzino, aveva portato 

45    un fischietto alle labbra, li inseguiva e dei commessi biondi larghi come armadi
avanzavano minacciosi da tutte le direzioni. Attraversarono correndo un locale più
vasto di una cattedrale, eppure anche correndo lei non poteva non vedere le piramidi
di cappelli e guanti, le montagne di sciarpe e foulard colorati, i mucchi di forcine
e pettini di tartaruga, le calze di seta e di cotone bianco – e tutto era bello, di una 

50    bellezza meravigliosa e accattivante, e Diamante correva, Vita inciampava, il poliziotto
urlava: «Stop those kids!»,17 tutti si voltavano a guardarli – finché si infilarono
in una stanza con le pareti trasparenti. Era una trappola, perché un uomo in divisa,
che piantonava una bottoniera d’ottone, premette un pulsante e le porte si chiusero,
imprigionandoli. Eppure quell’uomo non era un poliziotto: solo un negro ossuto e 

55    lucido di sudore che, impercettibilmente, sorrise.

[…]

A un tratto la stanza con le pareti trasparenti cominciò a muoversi, e schizzò verso
l’alto. Diamante s’appoggiò alla parete, spaventato. La stanza volava! Il cannibale18
scrutò, impassibile, i suoi scarponcini impolverati e la federa del cuscino che Diamante
teneva sulla spalla. I suoi occhi nerissimi indugiarono sul musetto di Vita, 

60    rigato di polvere. Lei s’aggrappò a Diamante, perché nelle storie che le raccontava
sua madre l’uomo nero era un flagello micidiale, peggiore dei morti viventi e delle
streghe janare19 che rubano i bambini: l’uomo nero ruba le bambine curiose. Ma
Diamante non riusciva a farle coraggio, anzi tremava, perché la stanza volava, vibrava,
scricchiolava. Quando le porte della stanza-scatola si aprirono, erano in cima 

65    al mondo, e il poliziotto, i commessi, il direttore del magazzino minuscoli, cinque
piani più in basso. L’uomo dell’ascensore li spinse fuori e premette il bottone.
Mentre le porte si accostavano sul suo viso sconcertante, l’uomo nero indicò la via
d’uscita – davanti a loro. Erano le scale antincendio.

Scendeva il buio quando, attirati dalla vista di un bosco, si inoltrarono in un 

70    parco che somigliava a una campagna.20 Si sdraiarono sul prato, davanti a un lago.
Nel parco non c’era quasi nessuno. Vita si sciacquò i piedi neri nell’acqua dove navigavano
altezzose anatre bianche. Mangiarono l’ultima salsiccia rimasta nella federa
e l’ultima manciata di fichi secchi. Erano immensamente felici e avrebbero voluto
che questa giornata non finisse mai.


Melania Mazzucco, Vita, Rizzoli, Milano 2007

 >> pagina 620 

Come continua

Ancora eccitati dalla pazza corsa nei più grandi magazzini di Manhattan, Vita e Diamante vengono avvicinati da un italiano, un suonatore ambulante di organetto. È ormai l’imbrunire, e l’uomo li invita a passare la notte nel suo ricovero di fortuna. Rincuorati e contenti di poter parlare la loro lingua, i ragazzi lo seguono in un vicino edificio abbandonato. Quando si risvegliano, al tramonto del giorno dopo, l’ambulante è sparito e con lui tutti i loro averi. Disperati e mezzi nudi, vengono raccattati dalla polizia, che pensa di spedirli in un asilo di carità, da cui potrebbero essere espulsi dall’America e rimpatriati. Vita, tuttavia, comunica alla polizia l’indirizzo della casa di suo padre Agnello: 18 Prince Street; ha così inizio la loro nuova, durissima vita di immigrati.

Agnello manda avanti un negozio di frutta, vivendo in una casa che, per rientrare nelle spese, ha trasformato in un’affollata pensione. Per lui, i nuovi arrivati rappresentano solo potenziali braccia per aumentare gli introiti della famiglia: Vita viene subito assegnata ai lavori domestici, mentre Diamante cerca lavoro, inizialmente senza successo. Così, tra fame cronica, iniziazione amorosa, beghe familiari e crimine organizzato, i due giovani cercheranno con tenacia la loro strada, nel difficile e caotico paese delle “grandi opportunità”.

 >> pagina 621 

a TU per TU con il testo

Mettiti nei panni dei tanti ragazzi come te, in viaggio sull’oceano senza nulla da perdere, alla ricerca disperata della fortuna. Due settimane fa eri al “paese”, immerso nel tuo piccolo mondo: colline, campi, riti secolari; i pochi familiari compaesani, conosciuti da sempre; il lavoro della terra, una serie prefissata di mosse, di passi lenti che ritornano in cerchio. Oggi, cammini disperso per la grande metropoli, affascinato e sconvolto. La città sembra un grande alveare caotico e brulicante. È enorme, più dell’orizzonte, e sembra crescere ancora man mano che avanzi tra il marmo dei palazzi. In mezzo a tanta ricchezza ti sembra di stare nel paese dei balocchi: per un attimo scordi la miseria che hai dentro, e quella incontrata poco prima, giù al porto. Non hai mai visto tante persone così diverse tra loro: a ogni incrocio sciamano da tutte le parti, si mescolano, si incontrano e poi spariscono. Tuttavia, pure il sogno americano – ti dici – deve avere un prezzo. Nessuno dà niente per niente: questo l’hai appreso dal duro lavoro della terra, e sai che vale anche per il Nuovo Mondo e per le sue inaudite meraviglie. Ti aggiri per le vetrine dei negozi, pensando a quante schiene si spezzano, chissà dove, per tenere accese le mille luci di Broadway.

Analisi  attiva 

Vita e Diamante si aggirano per New York, appena sbarcati dopo un viaggio in piroscafo durato circa tredici giorni. Il primo impatto con la città li lascia senza fiato: la grande metropoli si presenta – ai loro occhi di giovani contadini – come qualcosa di assolutamente nuovo e inimmaginabile. Il narratore sottolinea lo spaesamento dei ragazzini con una similitudine stereotipata ma efficace (Era come essere sulla luna, r. 1), adatta al loro modo di pensare semplice e diretto. Mano a mano che procedono verso Manhattan, l’isola al centro di New York, il paesaggio urbano si modifica: la zona del porto, povera, sporca e fatiscente, lascia il passo a grandi palazzi di marmo.

I protagonisti sperimentano subito due caratteristiche della città: la vastità (Avevano i piedi in fiamme, e la città non finiva mai, r. 11) e la crescita continua e vertiginosa (costeggiavano […] l’ennesima voragine, dove operai stavano costruendo le fondamenta di un palazzo, rr. 12-13), alimentata dagli immigrati provenienti da varie parti del mondo.


1. Che cosa scompare quando i due ragazzi passano dal quartiere popolare del porto ai quartieri centrali della città? (sono possibili più risposte)

  •     Le case di legno fatiscenti. 
  •     I negozi bui e dalle vetrine polverose. 
  •     Le folle stracciate degli ambulanti. 
  •     L’odore di fritto e di pesce. 
  •     La gente bracalona che parla in dialetto. 
  •     La puzza dei canali di scolo. 
  •     Le strade piene di buche e pozzanghere. 
  •     I ragazzini che giocano a biglie. 


2. La differenza di status sociale tra i due ragazzi e il nuovo quartiere è segnata anche dalle differenze nell’abbigliamento: come sono vestiti i due ragazzi e come gli abitanti?

La sensazione di muoversi in un ambiente radicalmente diverso dipende anche dall’immersione in un’atmosfera lontanissima da quella paesana e rurale in cui Vita e Diamante sono nati e cresciuti. Quando i due arrivano in prossimità dei magazzini MACY’S, sono impressionati dal fatto che possa esistere un negozio grande come un quartiere (Vita incollò il naso alla vetrina di un negozio. In verità non era un negozio. Alto sei piani, lungo trecento metri, immenso, occupava un intero isolato, rr. 14-16). In particolare Vita rimane colpita da un manichino donna che, ostentando un braccio nudo (r. 17) regge un attrezzo enigmatico, simile a una racchetta da neve (r. 18): la bambina, infatti, si è formata all’interno di un orizzonte culturale arcaico nel quale la figura femminile ha un ruolo ben definito – quello di madre, contadina e casalinga – ed è sottoposta a una rigida disciplina che non può ammettere un abbigliamento disinvolto e un atteggiamento spregiudicato, sorridente e sportivo. Anche le donne vere incontrate per strada incarnano un modello emancipato: attraverso il discorso indiretto libero, l’autrice rende il punto di vista della ragazza, sorpresa soprattutto dai loro abiti (Non erano vestite di nero. Non portavano la tovaglia in testa, rr. 19-20) e dal loro aspetto fisico (Erano altissime, magrissime, biondissime, r. 21, dove l’uso di tre superlativi in serie enfatizza lo stupore).


3. Il manichino che Vita si ferma a osservare rappresenta una donna

  •     vestita da sera, con una borsetta di vernice. 
  •     in abito da passeggio, con una borsa di paglia. 
  •     in tenuta da tennis, con la racchetta in mano. 
  •     in tenuta da cavallerizza, con casco e frustino. 


4. Quali due aggettivi vengono usati per descrivere la reazione di Vita di fronte al manichino?


5. Di fronte a questo nuovo modello di donna, così diverso da quelle che Vita ha sempre conosciuto, qual è il desiderio della bambina?

 >> pagina 622 

I due ragazzi non tardano ad attirare l’attenzione di un poliziotto, che prende a inseguirli. Scappati dentro i magazzini MACY’S, si ritrovano catapultati nel pieno del sogno americano, dove tutto appare di proporzioni smisurate, anche le persone (commessi biondi larghi come armadi, r. 45).

L’avventurosa fuga dentro quel vero e proprio tempio americano della ricchezza fa balenare però anche una beffarda e drammatica prospettiva futura: come lascia intendere la prolessi alle rr. 39-40 (non aveva mai visto un luogo simile, né lo avrebbe visto negli anni successivi. Non avrebbe più varcato il confine di Houston Street), Vita e Diamante hanno infatti di fronte una vita fatta di violenza e di stenti – ben lontana dalla sontuosa opulenza di Broadway –, chiusa nelle comunità povere dei loro connazionali. Houston Street, infatti, coincide con il limite settentrionale del quartiere italiano di Manhattan, dove i due ragazzi andranno a stabilirsi.


6. Individua nel testo tutte le espressioni che descrivono l’immensità del grande magazzino e l’abbondanza delle merci lì vendute.


7. I due ragazzi sono “fuori luogo” nel ricco quartiere che ospita i magazzini MACY’S, infatti (sono possibili più risposte)

  •     vengono insultati dai passanti. 
  •     una signora li segnala a un poliziotto. 
  •     le persone si spostano al loro passaggio. 
  •     tutti li guardano come se fossero ladri. 
  •     quando parlano, nessuno li capisce. 
  •     un poliziotto li insegue. 

Grazie all’intervento dell’ascensorista, Vita e Diamante riescono a fuggire dai grandi magazzini, e si rifugiano in un parco. Si sentono gioiosi e al culmine della spensieratezza (Erano immensamente felici e avrebbero voluto che questa giornata non finisse mai, rr. 73-74), per la novità che li circonda e per la pazza avventura che hanno appena vissuto. Lo stile della Mazzucco associa alla narrazione una forte componente emotiva: attraverso frasi estremamente chiare e coincise, mira a restituire i sentimenti dei due “bambini sperduti”, trasmettendo al lettore lo stupore che provano a gironzolare per New York.


8. La reazione dei due bambini di fronte all’ascensorista nero è prevalentemente

  •     di sorpresa, perché non hanno mai visto un uomo di colore. 
  •     di paura, perché gli è stato raccontato che l’uomo nero è cannibale e ruba i bambini. 
  •     di sollievo, perché l’ascensorista li aiuta indicando loro la via d’uscita. 
  •     di indifferenza, perché sono distratti da ciò che vedono nel grande magazzino. 


9. Tramite la caratterizzazione indiretta, è possibile individuare alcuni tratti caratteriali che distinguono i due bambini. Associa i seguenti aggettivi a uno dei due bambini e motiva la tua risposta.


a) curioso/a                                                            perché

 


b) sognatore/trice                                                            perché

 


c) responsabile                                                            perché 

 


d) prudente                                                            perché

 

 >> pagina 623

Laboratorio sul testo

COMPETENZE LINGUISTICHE

10. Lessico. Individua, tra le due opzioni proposte, il sinonimo corretto del termine in grassetto.


a) la miriade (folla / bande di) di ragazzini che giocavano a biglie negli scoli della fogna

b) Camminavano rasentando (accostandosi / passando dietro) i muri, per passare inosservati

c) un ragazzino con un abito di cotone liso (lucido / consumato)

d) il manichino di una donna slanciata, sportiva, ostentava (aveva / mostrava) un braccio nudo

e) Avevano sorrisi radiosi (luminosi / bianchi)

f) Quando, tutte impennacchiate, le autorità […] si azzardavano (si avviavano / osavano) a venire verso il paese

g) i mucchi di forcine (mollette per capelli / forbicine) e pettini di tartaruga

h) Il cannibale scrutò, impassibile (impietrito / indifferente), i suoi scarponcini impolverati

PRODURRE

11. Scrivere per raccontare. Che cosa sarebbe successo se il poliziotto fosse riuscito a raggiungere Diamante e Vita? Prova a immaginare un finale diverso dell’episodio narrato (massimo 20 righe).

LETTERATURA E NON SOLO: SPUNTI DI RICERCA INTERDISCIPLINARE

STORIA

Dalla seconda metà del XIX secolo agli anni Sessanta del Novecento, l’Italia è stata un paese di emigranti: quasi in trenta milioni sono partiti in cerca di fortuna e di condizioni di vita migliori verso gli Stati Uniti, l’Argentina, l’Australia, la Francia, la Germania… Oggi, nel mondo, circa ottanta milioni di persone hanno almeno un antenato italiano. Insieme ai tuoi compagni, svolgi una ricerca sul fenomeno dell’emigrazione italiana nel mondo.

SPUNTI PER DISCUTERE IN CLASSE

Confrontati con i tuoi compagni di classe per scoprire se qualcuno di voi ha parenti, anche lontani, che in passato sono emigrati all’estero.

L’emozione della lettura - volume A
L’emozione della lettura - volume A
Narrativa