T7 - L’imboscata dei Persiani (V.M. Manfredi)

Il tema: La guerra

T7

Valerio Massimo Manfredi

L’imboscata dei Persiani

  • Tratto da Le sabbie di Amon, 1998
  • romanzo
L’autore

Valerio Massimo Manfredi nasce nel 1942 a Castelfranco Emilia. Dopo la laurea in Lettere, conseguita presso l’Università di Bologna, si specializza in Topografia del mondo antico presso l’Università Cattolica di Milano. A fianco della carriera di docente, che lo porta a insegnare in atenei nazionali e internazionali, Manfredi conduce numerose campagne archeologiche. Oltre che di vari studi saggistici, è autore di una fiorente produzione letteraria, composta per lo più di romanzi storici ambientati nell’antichità classica. Tra di essi, ricordiamo la trilogia di Aléxandros (1998), dedicata ad Alessandro Magno e composta da Il figlio del sogno, Le sabbie di Amon e Il confine del mondo, e il ciclo dedicato a Ulisse, dal titolo Il mio nome è Nessuno, formato dai tre volumi Il giuramento (2012), Il ritorno (2013) e L’oracolo (2014). Manfredi ha lavorato anche come sceneggiatore per il cinema e la televisione, oltre che come conduttore televisivo in programmi di divulgazione scientifica.

Alessandro Magno, re della Macedonia e signore della Grecia, è deciso a realizzare il progetto paterno di soggiogare il potente regno persiano. Nel 334 a.C. passa l’Ellesponto (lo stretto che separa l’Europa dall’Asia), puntando a sconfiggere Dario III, il Gran Re di Persia. Dopo aver sottomesso le città dell’Asia Minore, Alessandro giunge al confine con la Siria, dove Dario gli ha preparato un’imboscata. Grazie a un’astuta manovra militare, infatti, i Persiani riescono a portarsi dietro le armate macedoni, schiacciate in una morsa tra le montagne e il mare. Ha così luogo la battaglia di Isso (333 a.C.), che si risolve – nonostante lo svantaggio tattico – in un clamoroso successo di Alessandro.

L’esercito di Dario1 apparve alla vista verso mezzogiorno, spiegato su un vasto fronte
sulla riva settentrionale del fiume Piramos.2 Era uno spettacolo impressionante:
almeno duecentomila guerrieri schierati in linea di combattimento, disposti su varie
file e preceduti da carri da guerra armati di falci che sporgevano minacciose dai

5      mozzi3 delle ruote.

Alessandro fissava il centro dello schieramento nemico alla ricerca del carro del
Gran Re.4 Lo riscosse Tolomeo.5

«Guarda! I persiani ci aggirano sulla destra!».

Il re si volse verso le colline e vide che uno squadrone di cavalleria6 si lanciava 

10    sulle alture in una manovra avvolgente.

«Mandate i traci7 e gli agriani8 a fermarli. Date il segnale, stiamo per attaccare!».

L’esercito si mise in moto, fanteria e cavalleria, al passo. Ormai mancava poco
alla riva del Piramos. Il fiume non era profondo, ma scorreva gonfio d’acqua torbida
fra due rive fangose. Il re alzò la mano e le trombe suonarono il segnale d’attacco.

15    La falange9 abbassò le sarisse10 e caricò, la cavalleria tessala11 sulla sinistra si slanciò
al galoppo e Alessandro spronò Bucefalo12 guidando i suoi eteri.13 Nello stesso
istante la falange entrò nel Piramos e cominciò a risalirne la riva destra, ma si trovò
di fronte la fanteria greca mercenaria in ordinamento di massima compattezza. Il
terreno accidentato e scivoloso, la presenza di rocce sul greto e sulla sponda disgregarono 

20    lo schieramento macedone, lasciando ampi varchi al nemico.

Cratero,14 che combatteva a piedi sulla destra della falange, vide il pericolo mortale
e fece squillare le trombe per chiamare di rincalzo gli scudieri a riempire le falle.

Sulla sinistra, intanto, Parmenione15 aveva lanciato i suoi cavalieri tessali contro
l’ala destra persiana a ondate, squadrone dopo squadrone. Ogni ondata scagliava 

25    una nube di giavellotti16 e poi ripiegava.17

La battaglia infuriò per ore e ore, con i persiani che spingevano avanti truppe
sempre fresche dalle loro inesauribili riserve. A un certo punto, una brigata di scudieri18
guidata da Cratero riuscì a infiltrarsi alle spalle della fanteria greca mercenaria,
a isolarla dal resto dello schieramento persiano e a spezzarne la compattezza.

30    I fanti mercenari cominciarono a cedere e a disperdersi. Allora gli scudieri sfilarono19
sui lati, la falange si ricompattò, abbassò le sarisse e avanzò verso il vasto
fronte dei diecimila Immortali20 di Dario che procedevano con passo pesante, scudo
contro scudo, con le lance puntate. Squillò acuta una tromba dalle retrovie e si udì
un tuono sovrastare l’inferno di grida, di nitriti, di fragore di armi che cozzavano: il 

35    tuono di Cheronea!21

I soldati della falange si gettarono in avanti quasi di corsa, ma gli Immortali del
Gran Re non si spaventarono e attaccarono a loro volta con energia ancora intatta. I
due schieramenti ondeggiarono nello scontro spaventoso.

All’ala destra Alessandro lanciava assalti su assalti, ma gli squadroni dei cavalieri 

40    arabi e assiri contrattaccavano ogni volta con caparbio valore, sostenuti dai
continui, fitti lanci di frecce degli arcieri medi22 e armeni. Quando il sole cominciava
ormai a declinare verso il mare, i traci e gli agriani riuscirono finalmente
ad avere ragione della cavalleria persiana e poterono andare a dare manforte
ai reparti di fanteria23 impegnati nell’aspro corpo a corpo. Alessandro rinnovò la 

45    carica della Punta24 lanciando un urlo selvaggio e spronando Bucefalo. Il generoso
animale avvertì la foga del suo cavaliere, si impennò con un nitrito, poi si gettò
in avanti puntandosi sui poderosi garretti25 e fendendo la calca26 dei nemici con
inarrestabile potenza.

Il carro da guerra di Dario era ormai visibile a meno di cento piedi di distanza e 

50    questo moltiplicò a dismisura le energie di Alessandro, che si aprì la strada abbattendo
uno dopo l’altro, a colpi di spada, tutti quelli che cercavano di fermarlo.

A un tratto, quasi allucinato per lo sforzo, il sovrano macedone si trovò di fronte
al suo avversario e i due re per un istante si fissarono negli occhi. In quel momento,
però, Alessandro sentì un dolore lancinante a una coscia e vide che una freccia gli 

55    si era conficcata di lato, poco sopra il ginocchio. Strinse i denti e la strappò, reprimendo
il dolore straziante, ma quando alzò lo sguardo Dario non c’era più: il suo
auriga27 aveva girato i cavalli e li frustava selvaggiamente spingendoli in direzione
delle colline, sul sentiero che conduceva verso le Porte Amaniche.28

Alessandro si strappò un lembo del mantello, si fasciò la coscia e si lanciò all’inseguimento, 

60    seguito dai suoi compagni. Un cavaliere della guardia reale gli si parò
davanti con la sciabola sguainata, ma il re sfilò dalla staffa29 l’ascia bipenne30 e vibrò31
un gran colpo spezzando in due la spada dell’avversario, che restò per un
attimo inebetito e disarmato. Il re alzò ancora l’arma per finirlo, ma in quell’attimo,
per uno strano gioco di luce del sole morente, lo riconobbe.

65    Riconobbe il volto bruno e la barba corvina32 di un arciere gigantesco che aveva
abbattuto da cento passi, con un sol colpo, la leonessa che si era avventata su di lui
tanti anni prima. Un giorno lontano, un giorno di caccia e di festa nella pianura
fiorita dell’Eordea.33

Anche il persiano lo riconobbe e restò muto a guardarlo, come se un fulmine lo 

70    avesse colpito.

«Che nessuno tocchi quest’uomo!», gridò Alessandro ai suoi soldati, e si slanciò
al galoppo assieme ai suoi compagni.


Valerio Massimo Manfredi, Le sabbie di Amon, in Il romanzo di Alessandro, Mondadori, Milano 2005

 >> pagina 512 

Come continua

La battaglia di Isso si conclude con una schiacciante vittoria dei Macedoni. L’accampamento nemico viene completamente razziato, e il re si congratula con i suoi uomini per aver sconfitto «il più potente esercito della terra». Alessandro lascia libero l’Immortale che molti anni prima lo aveva salvato, esortandolo a tornare dalla sua famiglia. Poi prosegue nella sua campagna di conquista, intenzionato a occupare tutte le città di mare raggiungibili dai Persiani, tagliando le loro vie d’accesso al Mediterraneo. Varie città si arrendono senza combattere, ma Tiro oppone una strenua resistenza, costringendo i Macedoni a un lungo assedio. Successivamente Alessandro conquista anche l’Egitto, strappandolo al dominio persiano, mentre Dario riorganizza il suo esercito, preparandosi alla battaglia in cui subirà la sconfitta definitiva.

 >> pagina 513 

a TU per TU con il testo

La battaglia offre, agli occhi del soldato, spettacoli tremendi. Eserciti che si combattono e si urtano come se fossero uccelli rapaci, o macigni. Infernali catapulte, che in pochi attimi distruggono mura secolari, spogliando le città delle loro difese. Soldati che raccolgono, sotto la luna, i corpi dei caduti, cantando i loro tristi lamenti. Tuttavia, tutto questo è niente a confronto di ciò che puoi scorgere dall’interno della falange. Centinaia di uomini si allacciano tra loro, brandiscono le sarisse e avanzano senza cedimento. Dentro la falange, i corpi di ciascuno si uniscono a formarne uno solo, più grande. Mentre le linee di fanteria si scontrano, compatte e inesorabili, squadre di cavalieri calano rapidi dai lati, per colpire il nemico sul fianco e metterlo in ginocchio. Ovunque le frecce cadono come pioggia, portando ad amici e nemici la stessa morte, e intanto il re, Alessandro, si batte come un dio nel mezzo della mischia, in groppa al suo cavallo nero.

Analisi

Nella battaglia di Isso Macedoni e Persiani si fronteggiano: Dario, il Gran Re di Persia, possiede un vantaggio numerico e tattico. Sfruttando la sua conoscenza del terreno e contando su un numerosissimo esercito – oltre che sul formidabile corpo scelto dei diecimila Immortali – è riuscito ad aggirare gli uomini di Alessandro, attaccandoli da dietro.

Lo scontro di Isso appartiene alla tipologia delle battaglie campali, in cui due eserciti schierati si affrontano in campo aperto. Come si evince dalle articolate descrizioni delle manovre belliche, la battaglia, nell’antichità, non era uno scontro disperato e casuale di soldati, ma un’arte raffinata e complessa, basata sulla perizia tattica, oltre che sulla forza e sullo spirito di corpo dei combattenti. Gli eserciti antichi, infatti, erano vere e proprie macchine da guerra collettive, in cui il valore dei soldati singoli contava quanto l’abilità dei comandanti.

Nel primo combattimento sulle rive del Piramos, Alessandro attacca simultaneamente con la falange – simile a un enorme mezzo corazzato umano – e con gli agili cavalieri della Tessaglia, dotati di armamenti leggeri. Nel frattempo, traci e agriani impegnano un reparto di cavalleria lanciato da Dario in una manovra avvolgente (r. 10). Chiuse alcune pericolosissime falle nello schieramento, i Macedoni combattono per ore, prima che maturi una situazione di stallo. I Persiani, infatti, possono rimpinguare di continuo le loro prime linee con soldati freschi, grazie alla loro netta superiorità numerica. L’equilibrio si incrina dopo una manovra di infiltrazione: spezzando la compattezza (r. 29) dei nemici, le armate di Alessandro cominciano a prevalere. La battaglia infuria ferocemente finché i traci e gli agriani giungono ad aiutare i fanti impegnati nell’aspro corpo a corpo (r. 44): ormai niente può opporsi alla violenza della Punta (r. 45), guidata dal suo intrepido condottiero.

 >> pagina 514 

Il brano prosegue con un’azione personale di Alessandro che, gettatosi nel mezzo della battaglia, si trova per un momento faccia a faccia con Dario; però, ferito alla coscia da una freccia, non può affrontarlo, e il Gran Re fugge a bordo del suo cocchio, ripiegando verso la Siria. Senza darsi per vinto, Alessandro realizza una fasciatura di fortuna, e sprona Bucefalo all’inseguimento. Tuttavia, un Immortale gli si para davanti: affrontatolo, il re macedone spezza la sua spada e mentre sta per assestare il colpo di grazia, d’improvviso, lo riconosce. Il persiano, molti anni prima, gli aveva salvato la vita durante una battuta di caccia. Alessandro, commosso, si comporta da uomo riconoscente e onorevole, risparmiandogli la vita.

L’impeto e l’esuberanza con cui il re entra in battaglia in prima persona possono farci pensare a una trovata romanzesca decisamente irrealistica, degna di un kolossal hollywoodiano. Un sovrano può davvero rischiare la sua vita, gettandosi nella mischia insieme ai soldati comuni? Eppure la partecipazione diretta di Alessandro alle sue innumerevoli battaglie è attestata dalle fonti, e ha un fondamento politico-sociale. A quel tempo, infatti, il re era considerato il primo tra i pari: anch’egli sottostava alla legge, e il suo potere non era dettato dall’alto ma fondato sul carisma e sul valore militare. I capi politico-militari, come gli eteri (r. 16), seguivano il re perché era in grado, volta per volta, di dimostrare la propria forza sul campo di battaglia.

La saga di Alessandro coniuga, così, l’invenzione accattivante con la precisione del dato storico. Da un lato, infatti, la storia della rapidissima ascesa del condottiero macedone contiene di per sé elementi straordinari, che superano anche la più fervida fantasia. Dall’altro non possono sfuggire la precisione del dettaglio e lo scrupolo con cui l’autore riporta gli antichi nomi topografici e quelli delle differenti popolazioni che costituiscono gli eserciti. Del resto, una caratteristica fondamentale del romanzo storico è proprio l’accurata documentazione, qui garantita dalla conoscenza che lo studioso Manfredi ha delle fonti antiche.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Metti in ordine cronologico gli eventi narrati, numerandoli da 1 a 8.

  • a) Alessandro sta per colpire un cavaliere della guardia di Dario, ma lo riconosce e lo risparmia.
  • b) Una brigata guidata da Cratero riesce a infiltrarsi alle spalle delle truppe mercenarie.
  • c) I Persiani aggirano i Greci sulla destra, scendendo dalle colline.
  • d) Alessandro viene ferito da una freccia.
  • e) La falange macedone entra nel fiume Piramos, ma si trova in difficoltà.
  • f) L’esercito di Dario è schierato sulla riva del fiume.
  • g) Il tamburo di Cheronea invita i Greci ad avanzare verso l’armata di Dario.
  • h) Al tramonto, Alessandro rinnova l’attacco avanzando verso il carro da guerra di Dario.


2. Quanto dura la battaglia?


3. Chi è Bucefalo? Chi sono Cratero e Tolomeo?

ANALIZZARE E INTERPRETARE

4. Caratteristica del romanzo storico è l’attenta ricostruzione non solo degli eventi, ma anche di luoghi e personaggi realmente esistiti. Quali sono menzionati nel testo?


Personaggi storici  
Luoghi  
Popoli  

5. Quale immagine dell’esercito di Alessandro emerge dal testo?


6. Quale episodio del racconto è, secondo te, un’invenzione dell’autore? Quale funzione ha nel testo?


7. Facendo riferimento ai passi del testo, indica quali tra le seguenti caratteristiche potresti attribuire ad Alessandro:


• coraggio • viltà • avventatezza • desiderio di vittoria • forza • disprezzo del nemico • sprezzo del pericolo • paura • vanagloria • clemenza • magnanimità • debolezza • costanza.

COMPETENZE LINGUISTICHE

8. Lessico. La polisemia. Molti dei verbi che appartengono all’area semantica della guerra sono spesso utilizzati, in senso metaforico, anche nella comunicazione ordinaria. Scrivi una frase per ciascuno dei seguenti verbi, facendo attenzione che il contesto non sia quello bellico:


• aggirare • attaccare • caricare • ripiegare • spronare • abbattere.

PRODURRE

9. Scrivere per descrivere. Come immagini Alessandro? Prova a descriverlo in massimo 15 righe, soffermandoti anche su aspetti come andatura, portamento, espressione del volto ecc.

LETTERATURA E NON SOLO: SPUNTI DI RICERCA INTERDISCIPLINARE

STORIA

La falange macedone utilizzava una tattica di combattimento che la rendeva una vera e propria “macchina da guerra”: fai una breve ricerca su di essa.

L’emozione della lettura - volume A
L’emozione della lettura - volume A
Narrativa