T3 - Un’orribile metamorfosi (F. Kafka)

T3

Franz Kafka

Un’orribile metamorfosi

  • Tratto da La metamorfosi, 1916
  • Titolo originale Die Verwandlung
  • Lingua originale tedesco
  • racconto fantastico
L’autore

Franz Kafka nasce a Praga nel 1883 da una famiglia di ricchi commercianti ebrei. Frequenta scuole di lingua tedesca, e nel 1906 si laurea in Giurisprudenza. Nel 1907 è assunto da una compagnia assicurativa; pochi anni dopo scopre di essere affetto da una grave forma di tubercolosi, che lo porterà a frequenti ricoveri in vari sanatori. Nel 1912 pubblica una raccolta di racconti brevi intitolata Contemplazione e, nel 1916, La metamorfosi, il suo lavoro più famoso. Kafka scrive poche opere, in cui dispiega un’immaginazione inquieta e visionaria. Al centro della sua narrativa si trova un’angoscia radicale, che grava sui protagonisti come un’inesplicabile condanna. Non a caso, dalle tipiche atmosfere cariche d’oppressione e solitudine dell’autore deriva l’aggettivo “kafkiano”, usato per indicare una situazione o un problema assurdi e di impossibile risoluzione. Tra le opere maggiori di Kafka, ricordiamo i romanzi Il processo e Il castello, entrambi pubblicati postumi. Kafka muore a Vienna nel 1924, in seguito all’aggravarsi della sua malattia.

Gregor Samsa, un giovane venditore a domicilio di tessuti, si sveglia una mattina e si accorge di essersi trasformato in un grosso insetto. Rimane sotto le coperte, perplesso sul da farsi, e intanto prende confidenza con il suo nuovo corpo. Pur trovandosi in una situazione assurda, Gregor viene presto attanagliato dai problemi di tutti i giorni: la sveglia per andare al lavoro, il capo tirannico e sprezzante, i difficili legami familiari.

Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un
enorme insetto. Sdraiato nel letto sulla schiena dura come una corazza, bastava che
alzasse un po’ la testa per vedersi il ventre convesso,1 bruniccio, spartito2 da solchi
arcuati; in cima al ventre la coperta, sul punto di scivolare per terra, si reggeva a malapena.

5      Davanti agli occhi gli si agitavano le gambe, molto più numerose di prima,
ma di una sottigliezza desolante.
«Che cosa mi è capitato?», pensò. Non stava sognando. La sua camera, una normale
camera d’abitazione, anche se un po’ piccola, gli appariva in luce quieta, fra le
quattro ben note pareti. Sopra al tavolo, sul quale era sparpagliato un campionario

10    di telerie3 svolto da un pacco (Samsa faceva il commesso viaggiatore),4 stava appesa
un’illustrazione che aveva ritagliata qualche giorno prima da un giornale, montandola
poi in una graziosa cornice dorata. Rappresentava una signora con un cappello
e un boa di pelliccia,5 che, seduta ben ritta, sollevava verso gli astanti6 un grosso
manicotto,7 nascondendovi dentro l’intero avambraccio.

15    Gregor girò gli occhi verso la finestra, e al vedere il brutto tempo – si udivano

le gocce di pioggia battere sulla lamiera del davanzale – si sentì invadere dalla
malinconia. «E se cercassi di dimenticare queste stravaganze8 facendo un’altra dormitina?»,
pensò, ma non poté mandare ad effetto9 il suo proposito: era abituato
a dormire sul fianco destro, e nello stato attuale gli era impossibile assumere tale

20    posizione. Per quanta forza mettesse nel girarsi sul fianco, ogni volta ripiombava indietro
supino. Tentò almeno cento volte, chiudendo gli occhi per non vedere quelle
gambette divincolantisi, e a un certo punto smise perché un dolore leggero, sordo,
mai provato prima cominciò a pungergli il fianco.

«Buon Dio», pensò, «che mestiere faticoso ho scelto! Dover prendere il treno tutti

25    i santi giorni… Ho molte più preoccupazioni che se lavorassi in proprio a casa, e per
di più ho da sobbarcarmi a10 questa tortura dei viaggi, all’affanno delle coincidenze,
a pasti irregolari e cattivi, a contatti umani sempre diversi, mai stabili, mai cordiali.
All’inferno tutto quanto!». Sentì un lieve pizzicorino sul ventre; lentamente, appoggiandosi
sul dorso, si spinse più in su verso il capezzale,11 per poter sollevare meglio

30    la testa, e scoprì il punto dove prudeva: era coperto di tanti puntolini bianchi, di cui
non riusciva a capire la natura; con una delle gambe provò a toccarlo, ma la ritirò
subito, perché brividi di freddo lo percorsero tutto.
Si lasciò ricadere supino. «Queste levatacce12 abbrutiscono», pensò. «Un uomo
ha da poter dormire quanto gli occorre. Dire che certi commessi viaggiatori fanno

35    una vita da favorite dell’harem!13 Quante volte, la mattina, rientrando alla locanda
per copiare le commissioni raccolte,14 li trovo che stanno ancora facendo colazione.
Mi comportassi io così col mio principale! Sarei sbattuto fuori all’istante. E chissà,
potrebbe anche essere la miglior soluzione. Non mi facessi scrupolo per i miei genitori,
già da un pezzo mi sarei licenziato, sarei andato dal principale e gli avrei detto

40    chiaro e tondo l’animo mio,15 roba da farlo cascar giù dallo scrittoio! Curioso poi
quel modo di starsene seduto lassù e di parlare col dipendente dall’alto in basso;
per giunta, dato che è duro d’orecchio, bisogna andargli vicinissimo. Be’, non è
ancora persa ogni speranza; una volta che abbia messo insieme abbastanza soldi
da pagare il debito dei miei,16 mi ci vorranno altri cinque o sei anni, non aspetto

45    neanche un giorno e do il gran taglio. Adesso però bisogna che mi alzi: il treno
parte alle cinque». E volse gli occhi alla sveglia che ticchettava sul cassettone. «Santo
cielo!», pensò. Erano le sei e mezzo: le sfere continuavano a girare tranquille, erano
anzi già oltre, si avvicinavano ai tre quarti. Che la soneria non avesse funzionato?
Dal letto vedeva l’indice ancora fermo sull’ora giusta, le quattro: aveva suonato, non

50    dubbio. E come mai, con quel trillo così potente da far tremare i mobili, lui
aveva continuato pacificamente a dormire? Via, pacificamente proprio no; ma forse
proprio per questo più profondamente. Che fare, ora? Il prossimo treno partiva alle
sette: per arrivare a prenderlo avrebbe dovuto correre a perdifiato, e il campionario
era ancora da riavvolgere, e lui stesso non si sentiva troppo fresco e in gamba. Del

55    resto, fosse anche riuscito a prenderlo, i fulmini del principale non glieli cavava

più nessuno, perché al treno delle cinque era andato ad aspettarlo il fattorino della
ditta; e sicuramente già da un pezzo aveva ormai riferito che lui era mancato alla
partenza. Era una creatura del principale, un essere invertebrato, ottuso. Darsi malato?
Sarebbe stato un ripiego sgradevole e sospetto: durante cinque anni d’impiego

60    Gregor non si era mai ammalato una volta. Certamente sarebbe venuto il principale,
insieme al medico della cassa mutua,17 avrebbe deplorato coi genitori la svogliatezza
del figlio e, tagliando corto ad ogni giustificazione, avrebbe sottoposto il caso al
dottore, per il quale non esisteva che gente perfettamente sana ma senza voglia di
lavorare. E si poteva poi dire che in questo caso avesse tutti i torti? In realtà Gregor,

65    a parte una sonnolenza veramente fuori luogo dopo tanto dormire, si sentiva benissimo,
aveva anzi un appetito particolarmente gagliardo.

Franz Kafka, La metamorfosi e altri racconti, trad. di E. Castellani, Garzanti, Milano 1981

 >> pagina 234 

Come continua

Mentre Gregor cerca di raccapezzarsi, i suoi familiari cominciano a bussare alla sua porta, preoc­cupati perché il giovane si trova ancora a letto invece di essere sulla via per recarsi al lavoro. La ditta, inflessibile e sospettosa verso i dipendenti, spedisce addirittura un procuratore a indagare di persona sull’accaduto. Quando finalmente l’insetto apre la porta, i presenti ne sono del tutto sconvolti. Il padre prende a bastonate il figlio per ricacciarlo in camera da letto, che diventerà la sua triste prigione. Soltanto la sorella, Grete, mossa a pietà, gli porterà del cibo. Ma, nel frattempo, anche le abitudini alimentari di Gregor sono cambiate…

a TU per TU con il testo

Il processo è lo stesso ma i casi sono molti: dal dio che si trasforma in un toro per rapire la fanciulla amata, alla pozione magica che permette di assumere le sembianze di un’altra persona, fino al contagio di un virus che riduce a uno stato mostruoso e bestiale… Dietro la metamorfosi si nasconde il terrore che ciò che crediamo di essere sia solo una menzogna, e che l’identità – persino quella fisica – sia sempre a repentaglio, minacciata dalle misteriose forze del cambiamento.

Immaginiamo di essere nei panni del protagonista di questo racconto di Kafka, e di risvegliarci nel corpo di un grosso insetto. Zampe al posto delle braccia, antenne sulla testa, e gli occhi, magari, sfaccettati e prismatici come quelli di una mosca. Che cosa faremmo, giunta l’ora della colazione?

Analisi

Il protagonista del racconto, Gregor Samsa, un giorno si sveglia tramutato in un grosso scarafaggio. L’evento è straordinario, ma il narratore lo descrive come se fosse del tutto verosimile, senza esprimere alcuna sorpresa e, soprattutto, senza spiegarne le cause. Anche la condotta paradossale di Gregor non fa che aumentare il senso di assurdità: l’uomo non dà troppa importanza alla metamorfosi, esplora quasi impassibile il suo nuovo corpo (Sentì un lieve pizzicorino sul ventre; […] scoprì il punto dove prudeva: era coperto di tanti puntolini bianchi, di cui non riusciva a capire la natura; con una delle gambe provò a toccarlo, ma la ritirò subito, perché brividi di freddo lo percorsero tutto, rr. 28-32) e, se fatica a riprendere sonno, è solo perché non può girarsi nella posizione preferita, non perché sia psicologicamente turbato.

 >> pagina 235 

Invece di reagire impulsivamente, Gregor si concentra sulle incombenze quotidiane (la sveglia saltata, l’assenza dal lavoro, il rapporto con i familiari) della propria trita esistenza borghese, di cui quello strano risveglio può essere un effetto collaterale, al punto da convincersi che tutto tornerà alla normalità quando si sarà ripreso dai suoi risvegli troppo precoci (Queste levatacce abbrutiscono, r. 33). Egli è infatti un venditore di tessuti sottoposto a una routine lavorativa senza gratificazioni e annullato da una opprimente situazione familiare, mai riscaldata dal calore degli affetti: la vita di Gregor è una prigione simile alla piccola camera nella quale si trova recluso. In tale contesto, la metamorfosi, per quanto sconvolgente, non costituisce un evento capace di rompere la monotonia o di modificare il suo destino. Anzi, si può dire che essa non sia altro che l’allegoria della sua condizione di vittima (del lavoro, della famiglia, della società), di isolato, di escluso dal consorzio umano.

Mortificato, schiacciato dalle ferree leggi economiche, ridotto al silenzio e all’ubbidienza, il protagonista si preoccupa pertanto ben poco dello stato in cui si è svegliato: lo shock maggiore per lui è aver perso il treno delle cinque, compromettendo così la giornata lavorativa.

L’attacco del racconto kafkiano è in medias res: la prima frase ci mette davanti al fatto compiuto, cioè alla trasformazione, senza offrire nessuna spiegazione. Ciò che accade a Gregor viene rappresentato senza gli effetti speciali che troviamo nelle tradizionali narrazioni del mistero e dell’incubo: basta uno stile asciutto, clinico, distaccato per esprimere l’insensatezza che è nelle cose. Per questo, alle dettagliate e realistiche sequenze descrittive si alternano le sequenze introspettive, che riproducono i pensieri di Gregor attraverso il soliloquio marcato dalle virgolette, e il discorso indiretto libero, che fa entrare il lettore dentro la psiche di un uomo rassegnato a non vivere.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Il racconto presenta, in parallelo, azioni e pensieri del protagonista legati alla vita quotidiana e percezioni che introducono la progressiva scoperta della trasformazione. Completa la seguente tabella.


Azioni e pensieri quotidiani Vede/avverte
Si sveglia

 
 

 
 

 
  Ha dormito male, avverte una strana sonnolenza e un forte appetito

2. Dalle informazioni presenti nel testo, che lavoro fa Gregor Samsa e come si svolge, abitualmente, una sua giornata?

3. Da quanto emerge nel testo, Gregor vive solo o con qualcuno?

 >> pagina 236 

ANALIZZARE E INTERPRETARE

4. Come viene descritta la camera di Gregor? Quale funzione ha, secondo te, questa digressione?

5. Per quali motivi Gregor è insoddisfatto del proprio lavoro? Perché continua a lavorare?

6. Quale immagine del capo di Gregor e dei suoi colleghi emerge dal testo?

7. Gregor sembra non voler vedere la propria trasformazione. Da quali elementi del testo lo si capisce?

8. Individua nel testo alcuni esempi di discorso indiretto libero.

COMPETENZE LINGUISTICHE

9. Lessico. Ti proponiamo alcune espressioni tratte dal testo. Individua il sinonimo corretto delle parole evidenziate in corsivo.

a) una sottigliezza desolante: deprimente / spiacente

b) ogni volta ripiombava indietro supino: ricadeva pesantemente / rotolava

c) si spinse più in su verso il capezzale: il cuscino / la testata del letto

d) è duro d’orecchio: non ascolta / è un po’ sordo

e) un essere invertebrato, ottuso: stupido /grasso

f) un appetito particolarmente gagliardo: goloso / eccezionale


10. Lessico. Del resto, fosse anche riuscito a prenderlo, i fulmini del principale non glieli cavava più nessuno (rr. 54-56). In questo caso la parola fulmini ha il significato di

  •     imposizioni.
  •     saluti.
  •     rimproveri.
  •     occhiatacce. 


11. I registri linguistici. Scrivi la lettera di dimissioni di Gregor, in cui egli presenta le motivazioni del proprio scontento. Fai attenzione a rivolgerti al destinatario (il principale) in maniera formale e rispettosa.

PRODURRE

12. Scrivere per raccontare. E se fossi tu il protagonista di una metamorfosi improvvisa? In quale animale ti trasformeresti? Come reagiresti? Raccontalo in massimo 20 righe.

 >> pagina 237 

Se ti è piaciuto…

Metamorfosi sorprendenti

Molto tempo prima che Gregor Samsa scoprisse di essersi trasformato in un mostruoso insetto, il barbiere russo Ivan Jakovlevic, nel fare colazione, si era ritrovato su una fetta di pane appena sfornato il naso di un cliente. Il proprietario del naso, intanto, scoperta al risveglio la menomazione, girava disperato per la città. Egli ritroverà infine il naso vestito in alta uniforme e non ci sarà modo di convincerlo a tornare al proprio posto. Cose che capitano, quando a scrivere è un maestro come il russo Nicolaj Gogol’ (1809-1852), che nel Naso (1836), come in molti altri racconti, diede libero sfogo alla sua immaginazione fantastica e visionaria.

In materia di nasi e trasformazioni non gli fu da meno l’italiano Carlo Lorenzini, in arte Collodi (1826-1890), che nel suo capolavoro Le avventure di Pinocchio (1883, Unità 1, T2, p. 190) trasformò un burattino di legno prima in un asino e infine in un ragazzo in carne e ossa. Nemmeno qui manca un insetto speciale, il grillo parlante. Come Gregor, farà una brutta fine.

Anche i pittori hanno sfruttato a fondo il tema della metamorfosi. Maestri nella tecnica di spiazzare gli osservatori con accostamenti sorprendenti, in grado di aprire squarci sugli abissi della mente, furono i Surrealisti. Nell’Invenzione collettiva il belga René Magritte (1898-1967) rovescia l’immagine classica della sirena, proponendo una donna che diviene pesce dalla vita in su, riversa su una spiaggia. È muta, e forse spaventata, mentre nella tradizione la sirena atterriva i marinai, consapevoli di non poter resistere al suo pericoloso canto ammaliatore.

L’emozione della lettura - volume A
L’emozione della lettura - volume A
Narrativa