9 SVILUPPO E SOTTOSVILUPPO

 DOSSIER ECONOMIA

Il debito dei Paesi poveri

Secondo i critici delle teorie dello sviluppo economico, uno dei tanti fattori che impediscono o rallentano la crescita dei Paesi poveri è il forte debito estero contratto in passato dai loro governi.

Molti di essi, non avendo abbastanza denaro per garantire il funzionamento dei servizi pubblici, furono infatti costretti a chiedere l’aiuto economico dei Paesi più ricchi e di organizzazioni finanziarie internazionali, come la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, che fecero prestiti ai Paesi in difficoltà soprattutto intorno agli anni Settanta del XX secolo, in seguito alla crisi economica e politica che aveva portato a un fortissimo aumento del prezzo del petrolio.

Tali prestiti, tuttavia, comportavano il pagamento di interessi, e ben presto i Paesi debitori si sono trovati nella condizione non solo di non riuscire a restituire il denaro ricevuto, ma anche di dover impiegare gran parte della ricchezza da essi prodotta (il Pil) per pagare gli interessi sui debiti contratti. Molti Paesi hanno dunque chiesto altri prestiti per poter pagare gli interessi dei prestiti precedenti, creando così un circolo vizioso dal quale è impossibile uscire.

Intorno agli anni Novanta del XX secolo è nato un forte movimento di opinione, promosso da diverse Organizzazioni non governative (Ong) e da personaggi della politica, della cultura e dello spettacolo, per chiedere la riduzione o la totale cancellazione del debito dei Paesi in via di sviluppo. I suoi sostenitori affermano che lo stato di debito in cui si trovano i Paesi poveri è immorale, in quanto costituisce di fatto una forma di neocolonialismo che mette i Paesi del Sud del mondo in una condizione di soggezione nei confronti dei Paesi avanzati. Inoltre il debito sarebbe anche un forte ostacolo allo sviluppo di tali Paesi e al miglioramento delle condizioni di vita delle loro popolazioni, in quanto il denaro che potrebbe essere destinato a progetti umanitari e di sviluppo deve invece essere utilizzato per pagare gli interessi sul debito estero.

Particolare risonanza hanno avuto le campagne promosse da Jubilee 2000, un’alleanza di organizzazioni e attivisti che ha dato vita a grandi manifestazioni in occasione dei vertici del G7, il gruppo dei Paesi più industrializzati del mondo che insieme detengono la maggior parte del credito nei confronti dei Paesi in via di sviluppo. Uno dei principali portavoce del movimento, che ha contribuito a far conoscere il problema del debito al grande pubblico attraverso manifestazioni e concerti, è stato il cantante irlandese Bono, leader del gruppo rock U2. Finora il movimento per la cancellazione del debito ha ottenuto numerosi successi, sebbene non si sia ancora giunti alla totale cancellazione dei debiti di tutti i Paesi in via di sviluppo.

Nel 2000 i ministri delle Finanze dei Paesi del G7 si sono accordati per ridurre o cancellare il debito di alcuni Paesi africani estremamente poveri, come l’Uganda, il Burkina Faso e la Tanzania. L’effetto positivo sulla popolazione di questi Stati è stato immediato: il denaro originariamente destinato al pagamento degli interessi sul debito è stato invece usato per progetti di sviluppo umanitario, in particolare nei settori della sanità e dell’educazione.

Nel 2005 la campagna mondiale Make Poverty History (“Fai diventare la povertà storia passata”) ha contribuito alla decisione dei Paesi del G8 (gli Stati del G7 più la Russia) di cancellare completamente il debito di altri 18 Paesi poveri, in gran parte africani.

Il nuovo Storia&Geo - volume 2
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Da Roma imperiale all’anno Mille