I Paesi emergenti: i casi di India e Cina
Hanno invece risentito in misura molto minore degli effetti della crisi i cosiddetti Paesi emergenti, cioè quei Paesi un tempo “in via di sviluppo” che negli ultimi anni hanno sperimentato una forte crescita economica, come quelli del cosiddetto gruppo dei Brics. Mentre i Pil dei Paesi dell’Unione europea, degli Stati Uniti e del Giappone diminuivano a causa della recessione, o al massimo aumentavano di pochi punti percentuali, quelli dei Paesi emergenti come la Cina e l’India sono aumentati costantemente con tassi che andavano dal 5 al 10% e oltre. La Cina è ormai il secondo Paese più ricco del mondo in termini di Pil assoluto, e si prevede che diventerà il primo, superando gli Stati Uniti, intorno al 2030. Anche l’India, sebbene sia partita da condizioni più svantaggiate rispetto alla Cina, sta crescendo a ritmi ancora più intensi, grazie alla sua popolazione giovane e in costante aumento e ai progressi nel campo della tecnologia e dell’educazione, che consentono la nascita di realtà economiche e imprenditoriali specializzate e sempre più competitive rispetto a quelle dei Paesi più sviluppati. Se i tassi di crescita rimarranno invariati, si prevede che anche l’India supererà gli Stati Uniti nella classifica dei Paesi più ricchi del mondo entro la metà del XXI secolo. Molte altre sfide attendono ancora i Paesi emergenti nel prossimo futuro, e solo superando le vecchie potranno affermarsi autenticamente nel ruolo di nuove potenze mondiali.
Come abbiamo visto, l’aumento della ricchezza assoluta di un Paese non si traduce automaticamente in un maggiore sviluppo umano e in un miglioramento della qualità della vita della popolazione. Nello specifico, l’India deve fare ancora molto per ridurre le grandi sacche di povertà che persistono nel Paese, tanto nelle zone rurali quanto in quelle urbane (come testimonia il fenomeno delle bidonvilles). La società indiana è inoltre segnata da secoli da profonde divisioni sociali, causate soprattutto dalla tradizionale suddivisione della popolazione in caste, il cui superamento è una condizione indispensabile per lo sviluppo.
La Cina, d’altra parte, vede la propria credibilità internazionale minacciata dalle gravi violazioni dei diritti umani che si verificano al suo interno, soprattutto nei confronti delle minoranze etniche (come i tibetani), ma anche nel campo dei diritti dei lavoratori, che pagano il prezzo più alto per garantire gli straordinari tassi di crescita economica del Paese.
Cina, India e gli altri Paesi emergenti, inoltre, non possiedono ancora una capacità militare e un’influenza politica e culturale, sul piano internazionale, pari a quella detenuta dagli Stati Uniti, che per ora rimangono l’unica superpotenza mondiale.