8.3 - Modelli culturali per un mondo nuovo

8 CULTURE E DIRITTI NEL MONDO GLOBALIZZATO

8.3 Modelli culturali per un mondo nuovo

Alla luce di fenomeni come la nascita del mercato economico globale, lo sviluppo di una rete mondiale di comunicazioni, l’incremento degli spostamenti individuali tra regioni e continenti, è aumentata la probabilità che individui, popoli, culture, idee, mode e valori originatisi in Paesi lontani tra loro, che in passato non avrebbero mai potuto entrare in contatto, si trovino invece oggi fianco a fianco e si confrontino. Da una parte si tratta di un’opportunità per gli uomini e le donne contemporanei, che hanno a disposizione una quantità di stimoli, suggestioni e idee impensabile soltanto qualche decennio fa. Dall’altra, una tale abbondanza può disorientare il singolo individuo, che si trova ogni giorno di fronte a modelli, stili di vita, tradizioni e valori diversi, e in qualche caso contrari, rispetto a quelli che caratterizzano la società in cui è nato o vissuto.

La caduta delle frontiere culturali tra popoli e Paesi ha posto un grande interrogativo: le varie società e culture esistenti nel mondo contemporaneo hanno abbastanza punti in comune da potersi confrontare e arrivare, magari con qualche difficoltà, a convivere pacificamente fianco a fianco? Oppure le differenze di prospettiva, di valori e di visioni del mondo sono così tante e così profonde da spingere culture, società e modelli di vita a scontrarsi per sempre, fino ad annientarsi reciprocamente? Individui, partiti politici e movimenti culturali e di opinione di tutto il mondo si sono divisi sulla risposta da dare a questa domanda.

Un cammino verso il multiculturalismo… 

Molti credono che i punti in comune siano superiori alle differenze, e che nasceranno (o sono già nate) società in cui convivono valori e credenze differenti, e dove anche una singola persona può scegliere, nel grande “caleidoscopio culturale” che la società le offre, i valori e gli stili di vita che preferisce, combinandoli in un’identità unica.

Si tratta del cosiddetto multiculturalismo, al cui interno, tuttavia, esistono molte sfumature.

Il tipico esempio di società multiculturale, usato come modello dagli studiosi, è quello degli Stati Uniti, un Paese la cui popolazione è formata da persone di diverse origini etniche e culturali. La metafora per indicare la società multiculturale e multirazziale americana è stata per molti decenni quella del melting pot, letteralmente il grande “calderone” dove le diverse identità si “fondono” per dare vita a una società nuova e unica, in nome della quale ogni persona residente negli Stati Uniti può dimenticare le proprie origini e dichiararsi semplicemente “americano”. Negli ultimi decenni, però, il modello del melting pot ha subito critiche da parte sia dei sostenitori del multiculturalismo sia dei suoi oppositori, in quanto prevede non solo l’integrazione ma la totale assimilazione culturale degli individui, che in questo modo perdono completamente la loro vecchia identità in favore di una nuova.

Da queste obiezioni sono nate nuove metafore e modelli per indicare una situazione ideale in cui gruppi e persone non perdono la propria identità iniziale, che anzi viene considerata una ricchezza, ma allo stesso tempo possono vivere pacificamente fianco a fianco e scambiarsi esperienze e valori. Il melting pot ha lasciato così il posto al salad bowl, l’insalatiera dove gli ingredienti sono mescolati ma non si fondono tra loro, e al patchwork quilt, la coperta cucita con pezzi di stoffa diversa.

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… o lo scontro di civiltà? 

Non tutti però sono convinti che il mescolamento di culture e valori possa dar vita a una società migliore e più ricca; anzi, molti pensano che, più questi elementi così differenti verranno avvicinati e messi a contatto, maggiori saranno le opportunità di scontro e di disordine.

Negli anni Novanta del XX secolo il politologo statunitense Samuel Phillips Huntington ha proposto la tesi del cosiddetto scontro di civiltà: secondo Huntington, i Paesi del mondo e le loro popolazioni sono divise in poche grandi civiltà, ciascuna caratterizzata da un insieme peculiare di valori culturali, ideologici e religiosi, inconciliabile con le altre. Poiché la globalizzazione ha reso il mondo “più piccolo”, queste civiltà si sono irrimediabilmente avvicinate, e le differenze tra loro sono così marcate che appare inevitabile uno scontro. Sempre secondo Huntington, il futuro sarà caratterizzato soprattutto dallo scontro tra la civiltà occidentale (composta dalla popolazione dell’Europa centroccidentale, il Nord America e altri Paesi come l’Australia e la Nuova Zelanda) – quella che, essendo passata per prima attraverso la rivoluzione industriale, ha dominato il panorama economico e culturale mondiale per due secoli – e le restanti civiltà, prima fra tutte quella islamica, che minaccia alcuni valori costitutivi dell’identità occidentale, tra cui il rispetto per i diritti umani, la democrazia e l’economia di mercato ( carta).

Non tutti gli oppositori del multiculturalismo avanzano però tesi di così vasta portata come quelle di Huntington. Molti ritengono semplicemente che la convivenza ravvicinata di culture e valori di diversa provenienza sia negativa, poiché rischia di causare la perdita di identità, cioè di annullare le varie realtà culturali che si sono formate su un determinato territorio nel corso dei secoli in un’unica cultura omogenea e priva di un’autentica e forte identità.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Che cosa si intende per multiculturalismo? Su quali valori si basa?
  • Qual è, secondo gli studiosi, il Paese multiculturale per eccellenza?
  • Quali sono le metafore alternative al melting pot?
  • Che cosa afferma la teoria dello “scontro di civiltà”?

Il nuovo Storia&Geo - volume 2
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Da Roma imperiale all’anno Mille