L’iconoclastìa e la rinascita bizantina

8.2 COSTANTINOPOLI TRA CRISI ED ETÀ DELL’ORO

L’iconoclastìa e la rinascita bizantina

Tra l’VIII e il IX secolo l’impero bizantino dovette fare i conti, oltre che con le minacce ai suoi confini, anche con disordini interni, il più grave dei quali fu causato dai conflitti religiosi nati dalla controversia sull’iconoclastìa.

La “distruzione delle immagini”

La dottrina dell’iconoclastìa (termine che deriva dal greco eikón, “immagine”, “icona”, e kláo, “spezzare”, “distruggere”) si diffuse tra ampie frange della Chiesa bizantina nel corso dell’VIII secolo, fino a essere fatta propria dai vertici ecclesiastici e imperiali.
I sostenitori dell’iconoclastìa volevano imporre il divieto del culto delle immagini sacre – e appunto la loro distruzione – in quanto sostenevano che tale pratica non fosse altro che una forma di idolatria. In seguito a due editti emanati dall’imperatore Leone III (717-741) nel 726 e nel 730 questo orientamento fu adottato ufficialmente dallo Stato: venne stabilito il divieto del culto delle immagini sacre e fu ordinata la loro distruzione su tutti i territori bizantini.
La decisione di Leone III mirava in primo luogo a sottrarre alla propaganda musulmana l’argomento secondo il quale i cristiani erano dediti all’idolatria. La religione islamica vietava infatti ogni raffigurazione realistica della divinità e non prevedeva il culto dei santi.
In secondo luogo, il divieto del culto delle immagini aveva lo scopo di ridurre l’influenza che gli ordini monastici avevano nella società e presso le masse popolari. Sotto questo aspetto, i motivi economici del provvedimento non erano irrilevanti: il commercio delle icone aveva procurato ai monasteri enormi ricchezze, di cui le gerarchie militari intendevano impossessarsi allo scopo di finanziare l’esercito.
Il divieto del culto delle immagini provocò violenti scontri tra la popolazione e all’interno delle comunità religiose, che si trasformarono ben presto in una guerra civile protrattasi per oltre un secolo. I Bizantini cercarono di imporre l’iconoclastìa anche in Occidente, attraverso le decisioni del concilio di Costantinopoli del 754, al quale però non parteciparono i rappresentanti della Chiesa di Roma. L’atteggiamento di ingerenza nelle dispute teologiche dimostrato dall’imperatore d’Oriente aveva infatti provocato l’opposizione del papato e l’allontanamento della Chiesa orientale da quella occidentale. Nel 787 il concilio di Nicea condannò la dottrina dell’iconoclastìa; ciò nonostante, tra l’814 e l’842 i conflitti religiosi ripresero. I contrasti terminarono soltanto nell’843, con un editto dell’imperatrice Teodora II che ripristinò il culto delle immagini sacre e sancì il ritorno alla dottrina del cristianesimo ortodosso.

  › pagina 212   

Verso l’“età d’oro”

La fine dell’età dell’iconoclastìa segnò un punto di svolta per l’impero bizantino che, sotto l’imperatore Michele III (840-867) e i suoi successori, conobbe una fase di grande rinascita economica e politica.
Il periodo compreso tra il IX e il X secolo è stato definito dagli storici l’“età d’oro” dell’impero d’Oriente. In quest’epoca, infatti, i Bizantini tornarono protagonisti nel quadro politico del Mediterraneo, inserendosi con successo nelle lotte per il predominio strategico e commerciale che contrapponevano le altre due principali potenze del tempo: l’impero dei Franchi e quello degli Arabi.
Anche nella fase di crisi, i traffici commerciali tra Oriente e Occidente avevano continuato a garantire a Costantinopoli un ruolo economico cruciale nel Mediterraneo. Nel corso del IX secolo, poi, la ripresa economica fu favorita dalle riforme dell’apparato statale e dell’esercito. La burocrazia, affidata a una classe di funzionari ben preparati, recuperò efficienza, garantendo un afflusso costante di entrate fiscali nelle casse statali. Le risorse economiche reperite in questo modo consentirono di rafforzare l’esercito, che fu messo in grado di difendere efficacemente i confini imperiali, e di potenziare la flotta, con cui i Bizantini riconquistarono parte dei territori sottratti loro dagli Arabi.
Infine, un altro importante fattore alla base della rinascita economica dell’“età d’oro” furono i provvedimenti a favore della piccola proprietà contadina, con effetti analoghi a quelli ottenuti nel VII secolo dalle riforme di Eraclio.

La riconquista bizantina

I principali successi militari di questo periodo furono ottenuti dalla dinastia macedone, iniziata con l’ascesa al trono imperiale di Basilio I (867-886). Nato da una famiglia contadina, egli divenne un fidato consigliere di Michele III, che lo associò al trono. Assassinato l’imperatore, Basilio ottenne pieni poteri. Dotato di notevoli abilità politiche e strategiche, egli riuscì a risollevare il prestigio del potere imperiale. In politica estera, la sua attenzione fu concentrata in particolare sulla riconquista dell’Italia. Nell’876 le sue truppe ripresero la città di Bari, in Puglia, che per tre decenni era stata occupata dagli Arabi.
La riconquista bizantina del Mediterraneo continuò con i successori di Basilio I. Tra il 911 e il 960 i Bizantini ripresero Creta e, nel 965, Cipro. Artefice di queste e altre conquiste fu il generale Niceforo Foca (912-969), considerato uno dei più brillanti condottieri del suo tempo, che fu anche incoronato coimperatore, insieme a Basilio II, nel 963. I domini di Costantinopoli tornarono a espandersi anche nell’Italia meridionale, dove la presenza bizantina, in seguito alle conquiste arabe dell’VIII secolo, si era ridotta a poche città costiere. Negli ultimi decenni del X secolo i Bizantini avevano ormai ripreso il totale controllo delle attuali Calabria, Puglia e Basilicata.
Nel continente asiatico, invece, Costantinopoli riconquistò alcuni territori caduti in mano araba nell’alta Mesopotamia e gran parte della Siria, tra cui le città di Antiochia e di Damasco, riprese rispettivamente nel 969 e nel 975. Lo stesso accadde pochi decenni più tardi con Gerusalemme e i territori della Palestina.

  › pagina 213   

La conquista dell’impero bulgaro

Nel frattempo, come abbiamo visto, nell’area balcanica i Bulgari avevano creato un vasto impero, assorbendo gran parte delle tribù slave che vi si erano insediate in precedenza. I Bulgari si erano dotati di strutture statali modellate sulle tradizioni giuridiche e politiche del mondo bizantino, assimilate anche grazie all’opera di evangelizzazione condotta dai monaci che, sulle orme di Cirillo e Metodio, si erano dedicati alla conversione delle popolazioni dell’Europa orientale.
Sotto la guida di re Simeone (893-927), i Bulgari sconfissero ripetutamente l’esercito bizantino; nel 913 posero addirittura Costantinopoli sotto assedio. Il sovrano bulgaro, ispirandosi ai fasti dell’impero bizantino, si attribuì per la prima volta il titolo di Czar (derivato dal latino Caesar), fatto proprio in seguito dagli imperatori russi nell’età moderna, gli zar.
La rinascita della potenza militare bizantina pose però fine all’espansione dei Bulgari. Nel X secolo la forza bellica dell’impero d’Oriente fu infatti impegnata anche nella riconquista dei territori dell’area balcanica. Nel 972 Costantinopoli ridusse lo Stato bulgaro a una provincia dell’impero. Ancora più dura fu la dominazione bizantina ai tempi del sovrano Basilio II (957-1025), che nel 1014 sottomise con la violenza le popolazioni bulgare, eliminando ogni residuo della loro precedente autonomia. La brutalità con cui Basilio II annientò i Bulgari, estendendo i confini dell’impero fino all’Adriatico, gli valse il nome di “Bulgaroctono”, ossia “sterminatore dei Bulgari”.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Quali furono le ragioni degli scontri dell’età dell’iconoclastìa?
  • Quali riforme resero possibile la rinascita economica e politica di Costantinopoli?
  • Quali territori furono riconquistati dai Bizantini?
  • Perché Basilio II fu soprannominato Bulgaroctono?

Il nuovo Storia&Geo - volume 2
Il nuovo Storia&Geo - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille