8.1 GLI ARABI E LA CIVILTÀ ISLAMICA

 DOSSIER CIVILTÀ

L’Estremo Oriente nell’alto Medioevo

Durante l’alto Medioevo, le civiltà dell’Estremo Oriente – da cui gli Arabi appresero le importanti innovazioni tecnologiche che diffusero nel bacino del Mediterraneo – potevano vantare una prosperità economica di gran lunga superiore a quella della maggior parte delle società europee e del Vicino Oriente.
Per esempio, mentre nell’Occidente europeo per produrre libri si utilizzava soltanto la scrittura a mano, in Cina si utilizzava già dal VII secolo la stampa, sia pure in una forma ancora primitiva. In Europa, le prime tecniche per la stampa dei libri sarebbero comparse solo alla fine del Medioevo. Un discorso analogo vale per la polvere da sparo, che fu introdotta in Occidente solo a seguito dei contatti arabi con la Cina.
La prosperità economica non preservò comunque le organizzazioni statali dell’Asia centrale e orientale da frequenti rivolgimenti politici. L’India aveva conosciuto un lungo periodo di stabilità e di intenso sviluppo economico e culturale sotto l’impero gupta (240-550 d.C.), che occupava la metà settentrionale del subcontinente indiano, compresi i territori degli attuali Pakistan e Bangladesh. L’“età classica” della storia indiana ebbe però termine nel VI secolo, quando l’impero gupta entrò in crisi, anche a causa della pressione degli Unni. Successivamente l’impero si sfaldò in vari regni indipendenti, i più occidentali dei quali furono annessi all’impero ghaznavide alla fine del X secolo.
Tra la fine dell’antichità e gli inizi dell’alto Medioevo, proprio mentre i territori dell’impero romano erano invasi dalle popolazioni germaniche, anche la Cina subiva la pressione delle popolazioni nomadi provenienti dalle steppe dell’Asia centrale, gli Unni e i Turchi. Le loro incursioni aggravarono una situazione di instabilità e di frammentazione politica che regnava in Cina da circa un secolo e mezzo, e che aveva portato alla formazione, nel periodo di massimo disordine, di ben sedici regni indipendenti. Solo nel 581 gran parte del territorio cinese fu riu­nificato a opera della dinastia Sui.
Nel 618 il potere passò nelle mani della dinastia Tang, che l’avrebbe detenuto fino al 917. La Cina dei Tang raggiunse il suo apogeo durante il regno dell’imperatore Taizong (627-649), considerato unanimemente uno dei più grandi sovrani cinesi della storia. Dopo aver respinto la minaccia dei Turchi, i Cinesi intrapresero un’espansione territoriale verso occidente e verso la penisola Coreana. La difesa dei confini fu rafforzata grazie alla creazione di distretti militari autonomi; furono inoltre introdotte importanti riforme agrarie e fiscali che favorirono la ripresa dell’economia.
Tra l’VIII e il IX secolo, nonostante alcuni conflitti interni che indebolirono il potere dell’imperatore, la Cina conobbe una straor­dinaria fioritura culturale che coincise con la diffusione della religione buddista, le cui origini – situate in India – risalivano a più di un millennio prima.
Verso la fine del X secolo l’impero cinese tornò a indebolirsi a causa della divisione tra la parte meridionale del Paese, legata alle antiche tradizioni culturali, e le regioni settentrionali, sempre più esposte alla minaccia delle tribù nomadi dell’Asia centrale.

Il nuovo Storia&Geo - volume 2
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Da Roma imperiale all’anno Mille