Maometto e la nascita dell’islam

8.1 GLI ARABI E LA CIVILTÀ ISLAMICA

IL RACCONTO DELLA STORIA

Maometto e la nascita dell’islam

Nel corso del VII secolo d.C. la nascita di una nuova potenza, quella araba, rivoluzionò lo scenario del Vicino Oriente e del Mediterraneo. La penisola Arabica conseguì l’unità politica e religiosa sotto il segno di una nuova religione monoteistica, l’islam, e nel corso dei due secoli successivi estese i propri domini fino all’Asia centrale, verso est, e su gran parte del bacino mediterraneo, verso ovest.
L’espansione araba e la diffusione della religione musulmana ebbero una profonda influenza sull’economia, la società, l’assetto politico e la cultura di un’ampissima regione estesa tra Asia, Africa ed Europa.

La religione delle tribù arabe

Prima dell’affermazione dell’islam le tribù arabe professavano una religione di tipo politeistico. Ogni tribù adorava una serie di divinità spesso legate ai fenomeni naturali, come montagne e fonti d’acqua (fondamentali per la sopravvivenza nel deserto), astri, pianeti e meteoriti, considerati sacri perché caduti dal cielo.
Un meteorite è probabilmente anche la cosiddetta Pietra Nera, custodita ancora oggi alla Mecca in un edificio di forma cubica più volte ricostruito nei secoli, la Kaaba. Qui, ogni anno, i beduini provenienti da tutta la penisola si riunivano per venerare la sacra pietra, che secondo la tradizione era stata gettata sulla terra dal dio Hubal, detto Allah, cioè “il dio per eccellenza”, una delle divinità principali dei beduini.
La Mecca era dunque il centro religioso più importante di tutta la penisola, ma ricopriva anche un rilevante ruolo economico, favorito dalla posizione che la vedeva all’incrocio di frequentate vie di comunicazione e che ne faceva un importante polo commerciale. Il governo della città era infatti nelle mani di una potente classe di ricchi mercanti, appartenenti alla tribù dei Qurayshi.

Maometto e la rivelazione di Allah

Alla Mecca, intorno al 570, nacque Maometto (in arabo Muhammad, “il lodato”). Figlio di un modesto mercante, Maometto rimase orfano in giovane età e fu cresciuto da uno zio. In seguito entrò al servizio della vedova di un ricco mercante, Kadigia, in qualità di amministratore dei suoi beni, e dopo qualche tempo i due si sposarono.
Maometto visse gli anni della sua giovinezza in un clima culturale aperto e di grande fermento, influenzato dai contatti con i mercanti di origine straniera che frequentavano La Mecca. In questo modo egli entrò in relazione con i membri delle comunità ebraiche e cristiane che transitavano soli o in gruppo lungo le vie carovaniere. Ebbe così modo di conoscere le tradizioni delle altre religioni monoteistiche diffuse nel Vicino Oriente, che influirono sui contenuti della sua successiva predicazione.
La formazione culturale di Maometto, oltre che dalle narrazioni bibliche e dalle parabole dei Vangeli, venne influenzata anche dai racconti fantastici dei lunghi viaggi compiuti dai mercanti provenienti dall’Estremo Oriente e dall’entroterra africano, che egli aveva potuto confrontare con le tradizioni culturali e i culti pagani dei beduini arabi. Tutti questi influssi sarebbero confluiti nella predicazione della nuova religione, cui Maometto poté dedicarsi interamente anche grazie alle risorse finanziarie di cui disponeva.
Secondo la tradizione, intorno al 610 Maometto attraversò una crisi spirituale ed ebbe alcune visioni, durante le quali l’arcangelo Gabriele lo esortò a predicare la fede nell’unico Dio, Allah. La nuova religione fu chiamata islam ( FOCUS), che significa “totale sottomissione (a Dio)”, e i suoi fedeli si definirono musulmani, dall’arabo muslìm, “colui che si sottomette”. Le rivelazioni che Maometto dichiarò di ricevere da Allah, in qualità di suo profeta, furono raccolte dai suoi discepoli nel Corano (dall’arabo qur’ân, “recitazione”, “lettura”), che costituisce il libro sacro dei musulmani. Il suo testo, diviso in 114 capitoli (dette sure), venne trascritto nella sua versione definitiva a partire dal 653.

FOCUS • IERIOGGI
ISLAM E ISLAMISMO

L’islam è oggi la seconda religione del mondo, superata, per numero di fedeli, soltanto dal cristianesimo. Fatto proprio anche da molte popolazioni non arabe già pochi decenni dopo la sua nascita, nel corso dei secoli si è diffuso in buona parte del mondo. Attualmente i musulmani sono circa un miliardo e mezzo in tutto il mondo e risiedono in prevalenza in Africa (sia in quella settentrionale, sia in quella subsahariana), nel Medio Oriente, nell’Asia centrale e nel Sudest asiatico. Sono inoltre sempre più numerose le comunità musulmane presenti in Europa e nell’America settentrionale, a causa dei flussi migratori provenienti da Stati a maggioranza islamica.
Il termine “islamismo”, diffuso in Europa a partire dal XVIII secolo, è sinonimo di islam. Tuttavia, esso viene spesso utilizzato con una sfumatura di significato particolare, che definisce non solo la dottrina musulmana e i suoi precetti religiosi e morali, ma anche il programma ideologico e politico delle frange più radicali del mondo islamico. In questa accezione, il termine islamismo può talvolta assumere una connotazione negativa, confondendosi con fondamentalismo e integralismo, parole che indicano un atteggiamento rigido e intransigente nell’applicazione dei princìpi di una religione.

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La fuga di Maometto

La predicazione di Maometto incontrò però l’opposizione della classe mercantile della Mecca. Gli insegnamenti del profeta erano in contrasto con la religione tradizionale, che avversava il monoteismo e non prestava alcuna fede all’esistenza di una vita ultraterrena, affermata invece da Maometto.
La dottrina islamica era inoltre malvista dall’aristocrazia della Mecca in quanto potenziale minaccia al proprio prestigio e alla propria autorità. Maometto predicava infatti la sottomissione all’unico Dio di tutti gli individui, ricchi e poveri, potenti o umili, cosa che contrastava con un assetto sociale fondato sui legami di sangue e le contrapposizioni fra tribù. La natura monoteistica della nuova religione comportava inoltre la condanna degli idoli custoditi nei vari santuari della penisola, frequentatissime mete di pellegrinaggio attorno alle quali i mercanti avevano creato una florida economia.
L’ostilità nei confronti di Maometto costrinse il profeta a fuggire dalla Mecca e a trovare rifugio, nel 622, nella città di Yathrib, in seguito ribattezzata Medina (“la città del profeta”), che in quegli anni era percorsa dagli scontri intestini tra le due principali tribù e che individuò forse in Maometto un possibile pacificatore. L’episodio della fuga di Maometto dalla Mecca, definito ègira (cioè “emigrazione”) dai musulmani, è considerato il momento della nascita della nuova religione, e per questo fu scelto come data di riferimento per il calcolo degli anni del calendario musulmano, ancora oggi usato nei Paesi islamici a scopi rituali.
A Medina Maometto continuò la sua predicazione. Anche in virtù del fatto che presentava Allah come la stessa divinità venerata dalle altre religioni monoteistiche, egli stabilì buoni rapporti con le comunità ebraiche e cristiane presenti in città. In particolare, Maometto affermava di essere l’ultimo profeta scelto da Dio dopo Abramo, Mosè e Gesù stesso, i quali però avevano ricevuto una rivelazione imperfetta del messaggio divino.

La conversione degli Arabi

Maometto riuscì in breve tempo ad acquisire un notevole prestigio politico. Il vasto seguito che ottenne tra la popolazione araba fu probabilmente anche dovuto ai princìpi di giustizia sociale che sosteneva e alle promesse di una ricompensa ultraterrena per i fedeli, cui le classi meno abbienti erano particolarmente sensibili.
Il successo della sua predicazione cambiò dunque i rapporti di forza all’interno della società araba.
I seguaci della nuova religione divennero sempre più numerosi e, dopo aver compiuto alcune razzie ai danni delle carovane di mercanti nei pressi della Mecca, nel 629 provocarono piccoli scontri armati con la tribù dei Qurayshi. L’esercito di Maometto si dimostrò di gran lunga più forte e, non avendo incontrato sostanziale resistenza, conquistò la Mecca in maniera pacifica.
L’affermazione dell’islam dipese anche dalla capacità di Mao­metto di assegnare nuove valenze religiose ai luoghi di culto e ai rituali del politeismo arabo. Una volta entrato alla Mecca, infatti, egli ordinò la distruzione di tutti gli idoli presenti in città; mantenne però in vigore il culto della Pietra Nera nella Kaaba, e lasciò che la Mecca continuasse a svolgere il ruolo di centro religioso per tutti i musulmani. In questo modo favorì la conversione all’islam – per convenienza, se non per convinzione – dei ricchi mercanti arabi, desiderosi di porre fine alle controversie religiose che danneggiavano le loro attività commerciali.

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Il Corano e i doveri del buon musulmano

Maometto si preoccupò di fornire agli Arabi una serie di norme morali, giuridiche e sociali, ma, anche sotto questi aspetti, egli non cancellò la tradizione precedente; cercò piuttosto di integrarla, rimuovendo in parte gli abusi.
Molte di queste norme sono contenute nel Corano. Il testo, diviso in capitoli e in versetti, scritto in prima persona (in quanto per i musulmani l’autore è Allah stesso, che attraverso l’arcangelo Gabriele detta le sue parole a Maometto) e in una prosa rimata che ne rende più facile la memorizzazione, tratta numerosi argomenti: dal ruolo di Dio nella storia alla missione di Maometto, al dovere di aiutare il prossimo e a varie problematiche economiche, etiche e sociali, come i rapporti che regolano le famiglie e la società.
Tra i princìpi affermati dal Corano vi sono i cosiddetti cinque pilastri fondamentali dell’islam, regole che ogni buon musulmano è tenuto a osservare scrupolosamente:

  • pronunciare la professione di fede, secondo la quale non vi è altro Dio all’infuori di Allah e Maometto ne è il suo profeta;
  • recitare la preghiera cinque volte al giorno, tra l’alba e il tramonto, inginocchiandosi in direzione della Mecca; la preghiera prevede solo la lode di Allah, senza alcuna richiesta di intercessione;
  • praticare l’elemosina rituale (nata come una tassa per aiutare i più deboli e poi per finanziare lo Stato);
  • rispettare il digiuno durante il mese di ramadàn (il nono mese del calendario musulmano), quando ogni fedele che abbia raggiunto la pubertà deve astenersi dal mangiare e dal bere tra l’alba e il tramonto;
  • compiere almeno una volta nella vita, se le condizioni finanziarie e di salute lo permettono, il pellegrinaggio alla Mecca.

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Laboratorio DELLE FONTI I TESTI

Il Corano e le donne

In questi brani del Corano sono contenute alcune prescrizioni che consentono di ricostruire le condizioni di vita delle donne nella società islamica delle origini.

19. O voi che credete, non vi è lecito ereditare delle mogli contro la loro volontà1. Non trattatele con durezza nell’intento di riprendervi parte di quello che avevate donato, a meno che abbiano commesso una palese infamità. Comportatevi verso di loro convenientemente. Se provate avversione nei loro confronti, può darsi che abbiate avversione per qualcosa in cui Allah ha riposto un grande bene.
34. Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande.
35. Se temete la separazione di una coppia, convocate un arbitro della famiglia di lui e uno della famiglia di lei. Se [i coniugi] vogliono riconciliarsi, Allah ristabilirà l’intesa tra loro. Allah è saggio e ben informato.
128. Se una donna teme la disaffezione del marito o la sua avversione, non ci sarà colpa alcuna se si accorderanno tra loro. L’accordo è la soluzione migliore [...]. Allah è ben informato di quello che fate.
” 


Il Corano, Sura IV, trad. di H. Piccardo, Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia.



1 Nel costume arabo preislamico la vedova faceva parte dell’eredità del defunto. L’erede ne disponeva a suo piacimento, sposandola se la voleva, maritandola a un terzo e lucrando sulla dote, o tenendola presso di sé in condizione di semischiavitù. Il Corano ristabilisce la piena dignità della donna e proibisce questa pratica.

Un principe persiano con le sue mogli.


  • Quale funzione ha Allah nel rapporto tra coniugi?
  • Perché, secondo il Corano, l’uomo è superiore alla donna?
  • Come doveva comportarsi un marito nei confronti di una moglie poco rispettosa della sua autorità?

Eredità e influenze dalle altre religioni

Come abbiamo visto, alcuni rituali propri del politeismo arabo furono ereditati dall’islam. Il pellegrinaggio alla Mecca (hajj, in arabo) era praticato annualmente già prima della nascita di Mao­metto. I maggiori debiti della nuova religione riguardavano però ebraismo e cristianesimo. Molti princìpi e precetti dell’islam – a partire dal suo carattere monoteistico – derivano dalla tradizione ebraica, che aveva influenzato la concezione religiosa di Maometto fin dagli inizi. I musulmani si devono per esempio attenere a norme alimentari condivise anche dagli ebrei (come il divieto di consumare bevande alcoliche) e credono nell’esistenza del demonio e degli angeli, nell’immortalità dell’anima e nel paradiso come premio per i giusti, elementi propri anche del cristianesimo.
Islam, ebraismo e cristianesimo costituiscono le cosiddette religioni del libro, cioè le tre fedi monoteistiche accomunate dal fatto di essere state “rivelate” attraverso testi scritti di ispirazione divina: la Torah degli Ebrei, la Bibbia dei cristiani e il Corano dei musulmani.
Il Corano fa del resto riferimento a molti personaggi della Bibbia e ammette che Dio abbia affidato il proprio messaggio di salvezza anche ad altri profeti (come appunto Mosè e Gesù). Secondo l’islam, tuttavia, le religioni ebraica e cristiana si sarebbero in seguito allontanate dalla volontà divina, correttamente divulgata soltanto da Maometto.

La società islamica

Nel giro di pochi anni dall’inizio della predicazione di Maometto tutta l’Arabia si convertì all’islam, raggiungendo – per la prima volta nella sua storia millenaria – l’unità politica e religiosa, già prima della morte del profeta, avvenuta nel 632. La nuova religione introdusse grandi cambiamenti nella società araba. Sebbene Maometto non avesse inteso scardinare l’ordine sociale di tipo tribale che vigeva da secoli nella penisola Arabica, l’islam individuava il massimo valore della vita collettiva non nell’appartenenza a una tribù contrapposta alle altre, ma in una comunità (umma) fondata sulla fede e quindi tendenzialmente universale, in grado di comprendere tutti gli individui.
I cambiamenti riguardarono anche le relazioni socioeconomiche e i rapporti tra uomini e donne. A fronte di una distribuzione delle risorse nettamente a favore dei grandi mercanti, che concentravano nelle loro mani grandi ricchezze, Maometto predicava l’uguaglianza e la giustizia, riconoscendo dignità e valore anche alle classi sociali più povere (pastori nomadi e schiavi).
Quanto alle relazioni di genere e alla vita familiare, l’affermazione dell’islam comportò probabilmente un parziale miglioramento della condizione della donna. Sebbene il Corano affermi la superiorità degli uomini sulle donne, che sono tenute a restare sottomesse al marito, Maometto limitò la poligamia (usanza tipica della tradizione araba), concedendo agli uomini la possibilità di avere al massimo quattro mogli; ma soprattutto impedì il passaggio delle mogli agli eredi del defunto ( LABORATORIO DELLE FONTI). Il Corano consentiva ai musulmani di possedere anche gli schiavi, però consigliava di trattarli bene e, se possibile, di liberarli. Maometto e i suoi successori non promossero mai la crea­zione di una classe sacerdotale: ogni fedele ha infatti un rapporto diretto con la divinità. Nei luoghi di culto islamici, le moschee (“luoghi in cui ci si inginocchia”), le uniche personalità religiose riconosciute sono i lettori del Corano e i muezzin (in arabo “colui che invita alla preghiera”), che richiamano i fedeli alla preghiera. Anche quella dell’imam, l’individuo scelto dalla comunità per guidare i fedeli nella preghiera, è una carica informale, sebbene a essa vengano attribuiti diversi significati, come vedremo, dalle due confessioni principali in cui si divise l’islam, quella sciita e quella sunnita.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Che tipo di religione era praticata nella società araba prima della predicazione di Maometto?
  • Perché Maometto incontrò l’ostilità dei suoi concittadini?
    Quali conseguenze ne derivarono?
  • Quali sono i doveri che il buon musulmano deve osservare scrupolosamente?
  • Quali sono le caratteristiche comuni a ebraismo, cristianesimo e islam?

Il nuovo Storia&Geo - volume 2
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Da Roma imperiale all’anno Mille