7.2 - Le dinamiche demografiche

7 DEMOGRAFIA E POPOLAZIONE MONDIALE

7.2 Le dinamiche demografiche

Ogni popolazione è soggetta a variazioni nella dimensione (crescita o diminuzione) o nella composizione degli individui di cui è costituita (giovani e vecchi, donne e uomini). I demografi cercano di comprendere i motivi e le modalità di questi cambiamenti, ma anche di prevedere quali saranno le variazioni future.

La teoria della transizione demografica

Per spiegare l’aumento della popolazione mondiale e le dinamiche demografiche degli ultimi secoli, gli studiosi hanno elaborato la teoria della “transizione demografica”, secondo la quale la maggior parte delle popolazioni sta passando, o è già passata, da un regime demografico antico o “tradizionale”, tipico delle società preindustriali, a un regime demografico nuovo o “moderno”, tipico delle società industriali e sviluppate.

Il regime vecchio era quello presente nella popolazione mondiale prima dell’avvento della prima rivoluzione industriale, con alti tassi di natalità e fecondità, bassa speranza di vita e alto tasso di mortalità, soprattutto infantile. Una popolazione con questo regime demografico è in equilibrio, non cresce né diminuisce, poiché l’elevato numero delle nascite compensa quello delle morti. Si tratta di società caratterizzate da un’economia di sussistenza, cioè in cui le risorse sono appena sufficienti per la sopravvivenza della popolazione esistente, e una donna deve partorire molti figli perché almeno alcuni di essi sopravvivano per avere a loro volta dei bambini.

La prima fase della transizione avviene quando in una società si introducono fattori di sviluppo – come la maggior produzione di cibo, il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e l’accesso a cure mediche evolute – i quali provocano una diminuzione del tasso di mortalità e un allungamento della speranza di vita. Tutto questo determina un aumento consistente della popolazione, poiché nel frattempo i tassi di natalità e fertilità non sono diminuiti altrettanto velocemente. È durante questa fase che si verifica la maggiore crescita demografica: la popolazione può moltiplicarsi di molte volte rispetto al numero iniziale.

Occorrerà del tempo, spesso alcuni decenni, perché abbia inizio la seconda fase della transizione, quando lo sviluppo di una società e i conseguenti cambiamenti socio-culturali provocano una diminuzione progressiva della natalità.

La transizione al regime “moderno” è completa quando i tassi di natalità e mortalità si allineano su livelli bassi, creando una nuova situazione di equilibrio, poiché muoiono poche persone ma ne nascono altrettanto poche.

è passata al nuovo regime demografico la popolazione dei Paesi avanzati come quelli europei e nordamericani, oltre che di alcuni Paesi asiatici come il Giappone, la Corea del Sud e, più recentemente, la Cina. Sono ancora nella seconda fase della transizione Paesi come l’India, il Sudafrica e molti Stati dell’America Latina. Non hanno ancora superato la prima fase della transizione, invece, i Paesi più poveri del mondo, come quelli dell’Africa subsahariana.

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Paesi giovani e Paesi vecchi 

Le dinamiche della transizione demografica influenzano l’entità numerica della popolazione, ma anche la sua composizione, in particolare la sua età media ( ATLANTE, pp. 32-33) e la distribuzione degli individui nelle varie fasce di età.

Uno degli schemi più usati per rappresentare questo dato è la “piramide demografica” o “piramide delle età”, composto da due grafici a barre (istogrammi), uno relativo ai maschi e l’altro alle femmine, che indicano il numero di individui di una popolazione appartenente a una certa fascia di età.

Il grafico di una popolazione che sta vivendo la prima fase della transizione demografica, cioè in forte crescita, avrà la forma di una piramide con la base molto larga e la punta molto stretta ( grafico). I Paesi con questo tipo di grafico sono detti “Paesi giovani” proprio perché la maggior parte della popolazione appartiene alle fasce di età giovanili.

Man mano che la natalità diminuisce e i giovani nati nella fase iniziale del boom demografico invecchiano, la base della piramide si restringe e il suo “corpo” si allarga.

In un Paese sviluppato che ha completato la transizione al regime “moderno”, invece, la popolazione è distribuita quasi uniformemente in tutte le fasce di età, e la parte inferiore della piramide assomiglia più a una colonna, come nel caso degli Stati Uniti.

In molti Paesi avanzati, infine, il tasso di natalità è diminuito al punto da provocare un forte restringimento della base della piramide, mentre la diminuzione del tasso di mortalità e l’allungamento della speranza di vita fanno sì che le “parti alte” della piramide rimangano “larghe”. È il caso della popolazione tedesca, la cui piramide assomiglia più a un rombo ( grafico). I Paesi con questa distribuzione della popolazione sono detti “Paesi vecchi”, perché gli adulti e gli anziani superano i giovani.

Bomba demografica: una realtà inevitabile? 

Secondo la teoria della transizione demografica, la crescita della popolazione mondiale dovrebbe affievolirsi via via che i vari Paesi si allineano al nuovo regime demografico, fino a stabilizzarsi. Non sembra dunque destinata ad avverarsi la previsione dell’economista inglese Thomas Robert Malthus (1766-1834), secondo cui la popolazione di un Paese aumenta invariabilmente all’aumentare delle risorse disponibili, anche se con un ritmo diverso. Per Malthus, infatti, la popolazione cresce a un ritmo superiore rispetto alle risorse che dovrebbero sostentarla: una situazione destinata a provocare nel lungo periodo un crollo dell’attuale sistema economico e sociale, la cosiddetta “catastrofe malthusiana”.

Per decenni si è temuta la minaccia della cosiddetta “bomba demografica”, il momento in cui la popolazione mondiale raggiungerebbe livelli tali da esaurire le risorse del pianeta. Attualmente la catastrofe malthusiana non sembra più inevitabile: le statistiche mostrano che il tasso di crescita della popolazione mondiale ha raggiunto il suo massimo nel 1963, e da allora è in costante diminuzione. Il problema dei demografi è però prevedere la velocità di questa diminuzione. Le stime di aumento della popolazione oscillano in base a tre differenti modelli, che prevedono rispettivamente un aumento, una stabilizzazione o una diminuzione della popolazione nel prossimo futuro. Oggi non è possibile prevedere quale modello si avvicinerà di più alla realtà. È evidente però che, se la popolazione aumentasse ancora molto nel prossimo secolo, le teorie della “catastrofe malthusiana” e della “bomba demografica” potrebbero non rivelarsi così sbagliate.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Quali sono i Paesi che hanno completato la transizione al regime demografico moderno?
  • Che cosa significa “Paese vecchio”? Che forma ha la piramide delle età che lo rappresenta?
  • In che cosa consisterebbe la temuta “bomba demografica”?

Il nuovo Storia&Geo - volume 2
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Da Roma imperiale all’anno Mille