6.3 - Cooperazione e peacekeeping

6 UN PIANETA IN GUERRA

6.3 Cooperazione e peacekeeping

L’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) è la maggiore organizzazione intergovernativa esistente al mondo, e attualmente conta tra i suoi membri 193 Stati. Fu fondata nel 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale, con lo scopo di favorire la cooperazione tra i vari Paesi, risolvere le controversie tra Stati, promuovere la pace e migliorare le condizioni di vita della popolazione mondiale. L’Onu ha numerose sedi sparse in tutto il mondo; la principale si trova a New York, negli Stati Uniti, in un edificio chiamato “Palazzo di vetro”.

Organi e agenzie dell’Onu

L’Onu dispone di diversi organi, incaricati di prendere decisioni sulle diverse attività che essa svolge. L’organo principale dell’Onu è il Consiglio di sicurezza, formato dai rappresentanti di 15 Paesi: 5 fissi e 10 eletti ogni due anni tra tutti gli Stati membri; i Paesi che hanno un seggio fisso sono Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti, e per questo sono detti membri permanenti. Non è un caso che i membri permanenti siano le cinque potenze uscite vincitrici dalla Seconda guerra mondiale e anche i cinque “Stati nucleari”, i primi Paesi ad aver ammesso di possedere armi atomiche. I rappresentanti del Consiglio di sicurezza si occupano di votare le risoluzioni, cioè le decisioni più vincolanti che l’Onu può prendere, e che teoricamente tutti i 193 Paesi membri sono tenuti a rispettare. Una risoluzione viene approvata se votano a favore 9 dei 15 Paesi del Consiglio, ma ciascuno dei cinque membri permanenti possiede il cosiddetto diritto di veto, può cioè bloccare una risoluzione con il suo solo voto contrario, anche se tutti gli altri l’hanno approvata.

Molte delle attività che fanno capo all’Onu vengono gestite da agenzie specializzate, ciascuna delle quali si occupa di promuovere un particolare aspetto della cooperazione tra Paesi e dello sviluppo umano nel mondo.

Delle attuali 15 agenzie specializzate le più note sono: la Fao (Food and Agriculture Organization, Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura), che ha sede a Roma e si occupa di promuovere l’agricoltura nei Paesi meno sviluppati e di combattere la fame nel mondo; l’Unesco (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura), che ha sede a Parigi e si adopera per favorire la diffusione dell’istruzione e la collaborazione scientifica e culturale tra Paesi; la Who (World Health Organization, Organizzazione Mondiale della Sanità, detta Oms in Italia), con sede a Ginevra, che si occupa di salute.

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Guerra, ambiente e salute

Oltre alle tragiche conseguenze in termini di morte e distruzione causate dai combattimenti, i conflitti armati hanno spesso gravi ricadute sull’ambiente naturale e sulla salute della popolazione. Le operazioni militari avvengono in genere nella più completa noncuranza dei possibili danni in termini di inquinamento e distruzione degli ecosistemi. Inoltre il livello generale di salute della popolazione subisce spesso un calo, a causa della mancanza di risorse e del peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie.
Ci sono poi casi di danni all’ambiente e alla salute causati volontariamente da una delle parti in conflitto, oppure emersi come conseguenza imprevista dell’uso di particolari armi.
Non mancano poi casi di disastri ambientali provocati per pura rappresaglia. Fu quanto avvenne nel 1991, durante la prima guerra del Golfo, quando una coalizione di Paesi intervenne in Medio Oriente per fermare l’invasione del Kuwait da parte del vicino Iraq: il dittatore iracheno Saddam Hussein, costretto a ritirarsi dai territori occupati, ordinò di bruciare i pozzi di petrolio presenti nel deserto kuwaitiano e di aprire le valvole degli oleodotti che portavano il petrolio ai porti del golfo Persico. Furono dati alle fiamme oltre 700 pozzi, e circa 1,5 milioni di m3 di petrolio contaminarono le acque del golfo, provocando la morte di moltissimi pesci e uccelli marini.
E fu proprio alla fine di questo conflitto che si cominciò a parlare delle possibili conseguenze del cosiddetto uranio impoverito sulla salute dell’uomo. Si tratta di un prodotto di scarto delle centrali nucleari, che viene usato nella fabbricazione di alcuni tipi di proiettili poiché, essendo molto pesante, aumenta il loro potere di penetrazione. Alcuni anni dopo la fine della guerra del Golfo, ma anche in seguito ad altri conflitti, come quello in Kosovo (avvenuto nell’ex Iugoslavia tra il 1998 e il 1999), si cominciò a notare un aumento dell’incidenza di alcune particolari malattie, come tumori e leucemie, tra i soldati e i civili che avevano prestato servizio o vivevano nelle aree teatro degli scontri.

Le operazioni di pace

In alcuni casi l’Onu può intervenire direttamente contro un Paese che si renda responsabile di violazioni del diritto internazionale o dei diritti umani.

Una risoluzione del Consiglio di sicurezza può stabilire, per esempio, l’imposizione di sanzioni internazionali, che possono consistere nel divieto a tutti i Paesi membri dell’Onu di esportare armi, o addirittura tutte le merci che non siano beni di prima necessità (come cibo e medicine), nella nazione in questione; in alcuni casi le sanzioni possono estendersi anche all'altro senso, vietando allo Stato che ne è soggetto di vendere i propri prodotti all’estero. Tra i Paesi attualmente oggetto di sanzioni Onu ci sono, per esempio, l’Iran e la Corea del Nord, che hanno violato il Trattato di non proliferazione nucleare avviando programmi per dotarsi di armi atomiche.

L’Onu può inoltre decidere di inviare contingenti militari nei Paesi teatro di conflitti armati, con il compito di proteggere la popolazione civile o impedire fisicamente alle fazioni in conflitto di venire a contatto. Le operazioni militari di questo tipo vengono dette di peacekeeping (“mantenimento della pace” in inglese). Poiché l’Onu non dispone di forze armate proprie, impiega soldati volontari messi a disposizione dai Paesi membri, chiamati “Caschi blu” per la loro uniforme. Attualmente le missioni di peacekeeping promosse dall’Onu sono 16 e attive in quasi ogni continente ( carta).

Un organismo in crisi?

Sul ruolo dell’Onu, e sulla sua effettiva capacità di risolvere le controversie tra Stati e di promuovere la pace nel mondo, sono stati avanzati diversi dubbi nel corso degli anni. Mentre l’attività delle varie agenzie specializzate è di solito apprezzata per il contributo dato allo sviluppo del Paese in cui agiscono, la struttura decisionale dell’organizzazione è spesso oggetto di critiche. L’Onu infatti è accusata di avere apparati troppo lenti e incapaci di reagire prontamente a emergenze internazionali, come lo scoppio di conflitti o in caso di crisi diplomatiche, e di non possedere autorità sufficiente per far valere le proprie decisioni nei confronti dei Paesi membri.

Oggetto di critiche è soprattutto il funzionamento del Consiglio di sicurezza, in particolare il diritto di veto dei cinque membri permanenti. Spesso i cinque membri permanenti si ritrovano divisi in due gruppi: Stati Uniti, Francia e Regno Unito, in nome del principio di ingerenza umanitaria, sono di solito favorevoli a un maggiore coinvolgimento dell’Onu negli affari interni dei singoli Stati, mentre Cina e Russia sono in genere contrari all’ingerenza internazionale nelle questioni interne di un Paese, in nome del cosiddetto principio di sovranità, che sancisce l’autorità assoluta e indipendente da ingerenze esterne posseduta da ciascuno Stato sul proprio territorio.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Che cos’è l’Onu? Quali sono i suoi obiettivi principali?
  • Quante sono le agenzie specializzate dell’Onu?
  • Quale funzione svolge il Consiglio di sicurezza?
  • Che cos’è il diritto di veto? Chi ne gode in seno all’Onu?

Il nuovo Storia&Geo - volume 2
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Da Roma imperiale all’anno Mille