Fin dall’antichità (con la sola eccezione dei primi secoli del Medioevo europeo) le città sono state i centri da cui si irradiavano i “poteri forti” della società, come quello politico e quello religioso.
Ancora oggi la maggior parte dei luoghi in cui si esercitano questi poteri – come i palazzi che ospitano le assemblee legislative (i parlamenti), le residenze di sovrani o di importanti cariche politiche, le chiese e i templi, le sedi di organi e istituzioni internazionali – si trova nelle grandi città. Molti di questi edifici sono divenuti col tempo opere di interesse storico, architettonico e artistico, e a volte monumenti simbolo del Paese in cui si trovano (basti pensare alla Casa Bianca a Washington o al palazzo del Quirinale a Roma).
In molte città, soprattutto i capoluoghi regionali e le capitali statali, ci sono poi edifici (spesso meno grandiosi) che ospitano i numerosi uffici e le istituzioni della “macchina amministrativa” di un territorio: i tribunali, gli uffici delle tasse, gli enti che gestiscono i servizi sociali.
Nei centri urbani si trovano infine tutti i servizi al cittadino tipici delle società evolute: scuole, istituti di istruzione superiore (come le università), ospedali, oltre ai servizi “di base”, come gli impianti per la raccolta dei rifiuti e l’erogazione dell’acqua potabile e dell’energia elettrica (servizi che non sono affatto scontati nelle aree rurali). Le statistiche indicano che, nonostante i problemi delle città, la popolazione urbana, proprio grazie a questo accesso privilegiato ai servizi, ha in media un maggiore livello di istruzione, un reddito più elevato, una maggiore aspettativa di vita e, in generale, un miglior stato di salute rispetto alla popolazione che abita nelle aree rurali.