L’età di Giustiniano

7.2 L’IMPERO ROMANO D’ORIENTE

L’età di Giustiniano

Per garantire la continuità istituzionale ed evitare pericolose lotte per l’ascesa al trono imperiale, Giustino I, negli ultimi anni del suo regno, introdusse il metodo della successione dinastica e associò al trono il nipote, passato alla storia con il nome di Giustiniano I (527-565 d.C.).

Un’età di crescita ed espansione

Alla morte dello zio (nel 527), Giustiniano divenne imperatore, distinguendosi presto per le notevoli capacità di governo e per l’efficacia delle sue strategie politiche. Sotto la sua guida, infatti, l’impero romano d’Oriente raggiunse la massima espansione nel Mediterraneo ( ATLANTE, pp. 12-13). In questo periodo, inoltre, si consolidò la struttura statale che avrebbe resistito per quasi un millennio: solo la conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani, nel 1453, avrebbe segnato il tramonto definitivo dell’impero romano d’Oriente.
L’età di Giustiniano rappresentò un’epoca di grande sviluppo per l’impero bizantino, non solo per le conquiste territoriali, ma anche per la prosperità economica che la caratterizzò. Giustiniano favorì i commerci con l’Oriente, in particolare con l’India e la Cina. Nel 552, durante una spedizione mercantile in Cina organizzata dai funzionari di corte, i Bizantini riuscirono addirittura a trafugare alcuni bachi da seta. Fu così che a Costantinopoli venne introdotta la lavorazione della seta, le cui tecniche erano state fino a quel momento custodite dagli artigiani e dai mercanti cinesi. La produzione del pregiato tessuto favorì un’ulteriore espansione delle attività commerciali, che generarono grandi profitti con l’esportazione della seta in tutto il mondo Mediterraneo.

La persecuzione di eretici e pagani

L’atteggiamento di Giustiniano in tema di rapporti tra autorità civile e religiosa fu un’espressione concreta del cesaropapismo che, come abbiamo visto, rappresentò una delle caratteristiche salienti del potere imperiale in Oriente. L’interesse di Giustiniano fu rivolto non tanto alla definizione di nuovi dogmi teologici, quanto al perseguimento di obiettivi politici ed economici attraverso lo strumento della religione.
La persecuzione dei culti pagani e delle eresie cristiane diffusi all’interno dell’impero d’Oriente fu promossa da Giustiniano per garantire l’unità religiosa dei suoi sudditi con un obiettivo politico: sradicando le fedi diverse da quella ufficiale, egli poteva infatti mantenere più facilmente la solidità dell’impero, senza contare che le confische dei beni delle comunità religiose soppresse fruttavano allo Stato notevoli entrate.
L’azione repressiva di Giustiniano non si limitò al campo religioso. L’imperatore contrastò duramente anche tutti i centri culturali che riteneva potessero insidiare la sua autorità: tra questi vi furono anche le scuole filosofiche, come l’Accademia di Atene, che fu chiusa per decreto imperiale nel 529 d.C. Fondata dal filosofo Platone nel 387 a.C., con la sua tradizione secolare l’Accademia aveva costituito uno dei poli intellettuali più attivi nella conservazione e nella diffusione della cultura pagana.

La riforma legislativa di Giustiniano

Come i provvedimenti promossi in campo religioso e culturale, anche l’opera di sistemazione giuridica operata da Giustiniano fu finalizzata all’accentramento del potere. Egli attuò in particolare un’importantissima riforma legislativa: la stesura del Corpus iuris civilis (la “raccolta delle leggi del diritto civile”). Nonostante la lingua ufficiale dell’impero bizantino fosse il greco, il Corpus fu scritto in latino, non solo perché basato sulle leggi della tradizione giuridica romana, ma anche perché si inseriva nel tentativo di Giustiniano di presentare l’impero d’Oriente come erede dell’antica grandezza di Roma.
Il Corpus iuris civilis consisteva in un riordinamento complessivo delle leggi romane ( FOCUS). Tali norme erano infatti state emanate da vari giuristi in epoche diverse; la loro applicazione risultava inoltre difficile per la vastità delle materie trattate e dei casi giuridici contemplati. Lo scopo principale della raccolta era dunque quello di fornire ai funzionari imperiali uno strumento efficiente per l’amministrazione della giustizia. Essendo suddiviso per argomenti, la consultazione delle numerose norme di epoche diverse era resa più agevole e la loro interpretazione e applicazione più facili. Il Corpus, tuttavia, non fu soltanto una riorganizzazione di leggi già esistenti. I giuristi imperiali che vi lavorarono compirono anche un’opera di selezione e rielaborazione delle norme, al fine di produrre una legislazione più adatta alle necessità dei tempi. La riforma di Giustiniano rappresentò un altro modo per rafforzare la solidità dello Stato e il potere del sovrano attraverso l’unificazione, sotto un sistema di leggi comuni, di tutte le popolazioni e di tutti territori compresi nel vastissimo impero. Come era accaduto già molte volte in passato – fin dai tempi del primo codice di leggi scritte elaborato sotto il sovrano babilonese Hammurabi, nel II millennio a.C. –, la codificazione di norme valide per tutti i sudditi di uno Stato rivestiva un’importanza fondamentale come strumento di potere e di governo.

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Laboratorio DELLE FONTI I TESTI

Il potere tirannico di Giustiniano

In questo brano dello storico Procopio di Cesarea, funzionario dell’amministrazione imperiale bizantina nel VI secolo d.C., è riportato un impietoso ritratto di Giustiniano I, motivato probabilmente dal risentimento personale di Procopio stesso, emarginato dalla corte e membro dell’opposizione segreta all’imperatore. Al di là del coinvolgimento dell’autore nelle vicende descritte, comunque, dal brano emerge l’atteggiamento repressivo di Giustiniano, in particolare in campo religioso. 

Appena salito al trono, Giustiniano riuscì immediatamente a sconvolgere tutto. Quello che prima era illegale, lo introdusse nella macchina dello Stato, abolì tutte le leggi e le consuetudini […]. Soppresse le magistrature esistenti e ne creò altre per il governo dello Stato; identica rivoluzione operò nel diritto e nei ruoli militari, guidato non da criteri di giustizia o utilità, ma per il gusto di trasformare e di apporre a tutto il proprio nome. […] Non si saziò mai di rapine e di sangue: appena finito di svuotare sfarzose case dei ricchi, si metteva a caccia di altre, perché il bottino della razzia precedente l’aveva immediatamente dilapidato in donazioni ai barbari o in edilizia demenziale. […] I Romani1 erano in pace con tutto il mondo, ma lui si annoiava e aveva voglia di sangue, sicché aizzava i barbari gli uni contro gli altri. […] I barbari presero così l’abitudine di saccheggiare l’impero e di venir pagati, nonostante tutto, dall’imperatore. […]
In tutto l’impero romano ci sono numerose dottrine cristiane condannate. […] A tutti i loro adepti2 ordinò di abiurare3 l’antica fede, ventilando, tra le altre minacce, anche l’impossibilità per i renitenti4 di testare5 a favore di figli e parenti. Le chiese di questi cosiddetti eretici, specialmente quelle dei seguaci di Ario, erano ricche in maniera inaudita. […] Giustiniano in un primo momento confiscò solo le proprietà di queste chiese, poi, di colpo, ne incamerò tutti i beni. Il risultato fu che tante persone si videro precluse le fonti di sostentamento.
” 


Procopio di Cesarea, Carte segrete, XI, trad. di L.R. Cresci Sacchini, Garzanti, Milano 1977. 



1 Così i Bizantini definivano loro stessi.
2 Seguaci di una dottrina, iniziati.
3 In ambito religioso significa ritrattare pubblicamente una fede o una dottrina.
4 Chi si rifiuta di sottostare alla volontà di altri o di sottomettersi a un certo dovere.
5 Significa “lasciare in eredità”.


  • Perché, secondo Procopio, Giustiniano avrebbe apportato tante trasformazioni nell’impero?
  • Quale fu l’atteggiamento di Giustiniano nei confronti dei Germani?
  • Quali misure prese verso i seguaci di dottrine cristiane non riconosciute come ufficiali? 

Un governo tirannico

Il successo di Giustiniano nella sua vasta azione di governo è testimoniato anche dagli splendidi monumenti pubblici che furono edificati sotto il suo regno nelle principali città dell’impero. Il più celebre tra questi è senz’altro la basilica di Santa Sofia, fatta costruire tra il 527 e il 565, a Bisanzio, e dedicata alla Divina Sapienza (Haghía Sophía). Nata come una chiesa, Santa Sofia sarebbe stata trasformata in una moschea dopo la conquista musulmana di Costantinopoli, continuando a rappresentare uno dei più importanti simboli della città.
Il potere di Giustiniano assunse però anche evidenti connotazioni tiranniche, concretizzatesi nell’estrema durezza con cui fu soffocata ogni opposizione interna ( LABORATORIO DELLE FONTI). Un esempio di questo atteggiamento è costituito dalla feroce repressione della rivolta popolare che nel 532 d.C. scoppiò nella capitale contro l’imperatore e la sua corte. La sommossa, provocata dal malcontento dei cittadini per l’aumento delle tasse imposto dal sovrano, prese avvio all’ippodromo di Costantinopoli, che non era soltanto lo spazio riservato alle corse dei cavalli e agli spettacoli pubblici, ma anche uno dei principali luoghi della vita politica della città, in cui la folla si divideva in fazioni contrapposte. Migliaia di cittadini rimasero uccisi nella violenta repressione attuata dall’esercito imperiale, la città fu incendiata e gli oppositori al regime di Giustiniano furono trucidati.

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FOCUS • IERIOGGI
IL CODICE CIVILE

Il Corpus delle leggi di Giustiniano fu realizzato tra il 528 e il 533 da un gruppo di esperti di diritto, che ricevettero dall’imperatore bizantino l’incarico di analizzare e riorganizzare in modo più ordinato circa 1600 leggi della tradizione giuridica romana.
Il Corpus fu diviso in tre parti:

  • il Codice, che metteva insieme tutte le leggi imperiali a partire dal II secolo d.C.;
  • il Digesto (dal latino digerere, “ordinare”), una classificazione sistematica che raccoglieva le sentenze e i commenti dei più noti giuristi di età imperiale;
  • le Istituzioni, un trattato di giurisprudenza utilizzato per lo studio del diritto.

In seguito furono aggiunte le Novelle, che raccoglievano le nuove leggi emesse da Giustiniano dopo la pubblicazione del Corpus.
Il codice di Giustiniano ha rappresentato un modello per le raccolte di leggi successive e per la codificazione del diritto – vale a dire per l’attività di sistemazione e riordino delle norme giuridiche in un “codice” – in molti Stati d’Europa, anche in epoca moderna. Attraverso vicissitudini storiche complesse e non sempre lineari, molti dei suoi princìpi sono ancora rintracciabili nei codici moderni, per esempio nel Codice civile della Repubblica Italiana, a sua volta ispirato al Code civil francese. Il Codice civile italiano costituisce la raccolta delle disposizioni di legge che riguardano i rapporti di diritto privato, ossia le relazioni tra cittadini nei molteplici aspetti della vita collettiva. I sei libri che compongono il codice trattano infatti “Delle persone e della famiglia”, “Delle successioni”, “Della proprietà”, “Delle obbligazioni”, “Del lavoro”, “Della tutela dei diritti”.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Quali furono le caratteristiche del potere di Giustiniano?
  • Quali obiettivi perseguiva l’imperatore attraverso la sua politica religiosa?
  • Che cos’è il Corpus iuris civilis? Per quale scopo fu redatto?

Il nuovo Storia&Geo - volume 2
Il nuovo Storia&Geo - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille