Piramidi, mummie e papiri: il culto dei faraoni

2.3 L’EGITTO DEI FARAONI

Piramidi, mummie e papiri: il culto dei faraoni

Il simbolo più maestoso e affascinante del ruolo dei faraoni nella società egizia sono i monumenti funebri con i quali veniva celebrato il loro potere. Le tombe più note e meglio conservate sono le piramidi dell’Antico Regno, fatte costruire nei pressi di Giza dai faraoni Cheope, Chefren e Micerino.

La costruzione delle piramidi 

Il termine “piramide” deriva dall’antico egizio pr-mt, che significava “casa dei morti”. Poiché i faraoni erano considerati divinità dai loro sudditi, la costruzione di questi enormi monumenti era una forma di culto a loro dedicata nella speranza che, dal regno dei morti, essi avrebbero garantito alla comunità la stessa protezione e lo stesso benessere assicurati con la loro saggia amministrazione dello Stato mentre erano in vita. La magnificenza di questo culto funebre, celebrato con la tradizione di accompagnare la sepoltura dei faraoni con cibi e oggetti della vita quotidiana, rivela come in Egitto fosse diffusa la credenza nella sopravvivenza dopo la morte, derivata probabilmente dall’osservazione del ciclo delle stagioni e della rinnovata fertilità dei campi successiva alle piene periodiche del Nilo.
Le salme dei faraoni erano contenute in un sarcofago e accompagnate dal loro ricco corredo funebre. Per impedire che i ladri lo rubassero, gli architetti egizi si preoccupavano di rendere inaccessibili le piramidi attraverso la costruzione di passaggi segreti e cunicoli a fondo cieco.
L’edificazione delle piramidi iniziava mentre i sovrani erano ancora in vita e prevedeva l’impiego di gran parte della popolazione, in corrispondenza dei periodi in cui non era impegnata nella coltivazione dei campi. Inizialmente, soltanto i faraoni potevano permettersi il finanziamento di queste grandi opere; in seguito, invece, anche i membri della classe sacerdotale ebbero la possibilità di farsi edificare piccole piramidi come tombe personali. Sotto le dinastie egizie del II millennio a.C., questa tradizione architettonica fu poi soppiantata dalla costruzione di altri tipi di monumenti celebrativi, come i templi e le tombe rea­li del Nuovo Regno. L’edificazione di una piramide, infatti, prevedeva l’impiego di ingenti riserve da parte dell’amministrazione statale e non fu più sostenibile nel periodo in cui la solidità politica e la prosperità economica del regno entrarono in crisi.

La scienza nell’antico Egitto 

La perfezione architettonica delle piramidi testimonia l’elevato livello delle competenze geometriche e matematiche degli Egizi, sviluppate inizialmente per la necessità di suddividere i terreni dopo le piene del Nilo. Ma la cultura egizia raggiunse risultati notevoli anche in altri campi. Per esempio, la cura dimostrata per il corpo dei defunti conferma il possesso di approfondite conoscenze anatomiche e mediche.
Secondo gli Egizi l’immortalità era assicurata solo dalla conservazione dei corpi dei defunti, come dimostra lo sviluppo della mummificazione. Con questo termine di origine araba (il latino medievale mumia deriva dall’arabo mumiyya, che indica il bitume adoperato per trattare i corpi) ci si riferisce all’insieme delle tecniche di imbalsamazione grazie alle quali era possibile preservare le salme dai processi di decomposizione. L’origine di questa pratica sembra legata alle condizioni ambientali del territorio egizio: il clima molto secco del deserto favoriva di per sé una rapida disidratazione dei corpi, che si conservavano in modo naturale; l’osservazione di questo fenomeno probabilmente spinse gli Egizi all’elaborazione di tecniche artificiali di imbalsamazione, attraverso l’impiego di sali disidratanti che consentivano di ottenere lo stesso effetto anche in luoghi meno asciutti, come l’interno delle piramidi.

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I geroglifici e i papiri 

Come era accaduto in Mesopotamia, anche in Egitto, intorno al 3200 a.C., nacque l’esigenza di adottare un sistema di comunicazione che facesse uso di segni scritti. Come supporto per la scrittura si usavano i papiri, ottenuti dalle fibre dell’omonima pianta acquatica, assai diffusa nel Nilo. Intrecciate e pressate, le fibre di papiro formavano fogli su cui venivano tracciati simboli pittografici con inchiostri di vari colori derivati da sostanze naturali.
La scrittura era un privilegio riservato agli scribi della classe sacerdotale, che la utilizzavano in principio per decorare le pareti dei templi e delle piramidi. Per questo motivo, i simboli che la componevano sono stati definiti dagli storici geroglifici, con un termine di derivazione greca che significa “incisioni sacre” (dal greco hieroglyphikós, composto di ierós, “sacro”, e glýphein, “incidere”). Per le necessità quotidiane e per registrare i documenti contabili sui papiri, i sacerdoti usavano invece una scrittura corsiva più stilizzata e più facile da tracciare, denominata ieratica (cioè sacra, dal greco ieratikós, “sacro”, “divino”). Nel I millennio a.C., poi, si diffuse una scrittura ancora più semplificata utilizzata per le comunicazioni quotidiane, in seguito definita demotica (cioè popolare, dal greco démos, “popolo”).
Per lungo tempo il significato dei geroglifici è rimasto del tutto sconosciuto. Solo all’inizio del XIX secolo, grazie a un ritrovamento archeologico e all’intuizione di uno studioso francese, Jean-François Champollion, è stato possibile capire i misteriosi simboli.
Studiando la stele di Rosetta, una pietra di basalto rinvenuta nel 1799 nell’omonima città sulla foce del Nilo, egli trovò la chiave per decifrare i geroglifici. La stele riportava uno stesso testo (il decreto di un’assemblea di sacerdoti) in tre scritture diverse: geroglifica, demotica e greca. Mettendole a confronto, Champollion riuscì a tradurre alcuni segni; a partire da questi, nel corso del tempo gli studiosi hanno trovato il modo di interpretare tutte le fonti scritte egizie, grazie alle quali è stato possibile conoscere molti aspetti della grande civiltà del Nilo.

Laboratorio DELLE FONTI I TESTI

I privilegi del mestiere di scriba

L’importanza di trasmettere il sapere e la conoscenza della scrittura a nuove leve di funzionari portò all’istituzione delle prime scuole, riservate ai membri della classe sacerdotale. In questo brano, tratto da un testo letterario, si legge un’esortazione di un padre al figlio, affinché accetti di studiare da scriba. 

 
Io ho conosciuto fatiche, ma tu devi dedicarti allo scrivere, perché ho visto chi è libero dal suo lavoro: ecco, non c’è nulla più utile dei libri […]. Farò in modo che tu ami i libri più che tua madre; ti metterò davanti agli occhi la sua bellezza: è davvero più grande che ogni professione, non esiste il suo simile in questo paese. (Lo scriba) ha appena cominciato a fiorire, è ancora bambino, e già lo salutano, lo si manda come messaggero, e non ritorna per mettersi in abito da lavoro. Non ho visto uno scalpellino (inviato) come messaggero, non viene mandato un orefice. Ma ho visto il fabbro al suo lavoro, alla bocca della sua fornace: le sue dita sono come di (pelle di) coccodrillo, puzza più che le uova di pesce. Ogni falegname tiene lo scalpello, è più stanco dello zappatore: il suo campo è il legno, la sua zappa il bulino di rame. Di notte è stanco morto, perché ha fatto più di quello che potevano fare le sue braccia, e anche di notte vi è luce (= lavora). […] Il contadino si lamenta eternamente, la sua voce è più alta di quella del corvo […], egli si affatica in mezzo ai pantani ed è sempre stracciato. Egli sta bene come si sta bene tra i leoni: la frusta è dolorosa contro di lui ed egli ne soffre; quando esce di là, dalle campagne arriva a sera a casa sua, lo ha spossato il viaggio (fino a casa). […] Ecco, non esiste alcun mestiere senza qualcuno che dia ordini eccetto quello di scriba, perché è lui che dà ordini. Se saprai scrivere, starai meglio che nei mestieri che ti ho messo davanti. Ecco, è compagno della sua propria miseria (ogni altro mestiere), mentre non si dice “contadino” a un tale uomo (lo scriba).” 

L. Giacone, Il potere politico nel mondo antico, SEI, Torino 1983. 

Lo Scriba reale.
L’uomo raffigurato è uno scriba pronto a scrivere, seduto con un rotolo di papiro sulle ginocchia.
Nella mano destra doveva in origine tenere un pennello.


  • Quali sono le caratteristiche delle diverse professioni citate? Elencale in una tabella.
  • Per quale motivo il padre desidera che suo figlio studi per diventare scriba?
  • Perché, secondo l’autore, “non c’è niente di più utile dei libri”? Condividi il suo pensiero?

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DOSSIER TECNOLOGIA  Egizi antichi astronomi

Ancora oggi il trascorrere del tempo è calcolato secondo metodi di misurazione che risalgono alle approfondite conoscenze astronomiche sviluppate dalle antiche civiltà fluviali per programmare in modo efficace i lavori idraulici e scandire i tempi delle attività agricole.
Gli Egizi, per esempio, furono i primi ad adottare un calendario di 365 giorni, per molti aspetti simile al nostro. Un aspetto delle loro conoscenze astronomiche è rappresentato nella carta a fianco, che raffigura la posizione geografica di alcune tra le principali piramidi egizie. Come si nota vi era una perfetta corrispondenza tra la collocazione di alcune stelle nella volta celeste rispetto alla via Lattea e quella delle piramidi rispetto al corso del fiume. La costruzione delle piramidi mirava dunque a rispecchiare sulla terra l’ordine delle costellazioni nel cielo, per rimarcare il carattere divino del potere dei sovrani egizi. 

GUIDA ALLO STUDIO

  • Per quali scopi venivano edificate le piramidi?
  • Che cos’è la pratica della mummificazione?
    Per quale motivo gli Egizi mummificavano i faraoni?
  • Che differenza c’è tra scrittura geroglifica, ieratica e demotica? 

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana