2.3 L’EGITTO DEI FARAONI

L’AMBIENTE E LE RISORSE

La valle del fiume Nilo

I concetti chiave

  • La fertile valle del Nilo, luogo di sviluppo della civiltà egizia
  • L’organizzazione politica e sociale egizia
  • L’importanza della religione e il culto di divinità zoomorfe
  • Le dinastie dei faraoni
  • La cultura egizia

Condizioni ambientali simili a quelle della Mesopotamia caratterizzavano la valle del fiume Nilo. Non è dunque un caso se anche qui si diffusero le tecniche agricole introdotte in Mesopotamia.
Il Nilo scorre in Africa, da sud verso nord, e sfocia nel mar Mediterraneo, bagnando prevalentemente i territori degli attuali Stati del Sudan e dell’Egitto.
Insieme alle oasi, le aree rese fertili dalle sorgenti che sgorgano dal sottosuolo in mezzo a zone aride, la valle del Nilo era l’unica parte coltivabile del territorio dell’Egitto, che per il resto era ricoperto dal deserto.
A causa della sua ampia estensione geografica, la valle del Nilo presentava al proprio interno notevoli differenze dal punto di vista ambientale. Nella parte meridionale, chiamata alto Egitto perché corrispondente all’alto corso del fiume, le superfici coltivabili erano limitate ai terreni più vicini alle sponde del fiume. A nord, invece, nella zona vicina al mare, chiamata basso Egitto, si apriva l’ampia e fertilissima pianura originata dal delta del Nilo, dove si stabilirono le prime comunità agricole (► CARTA).

La fertilità del limo

Il fiume è alimentato da due diversi affluenti, il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro, che confluiscono in un unico letto fluviale nei pressi di Khartoum (capitale dell’attuale Sudan).
Il Nilo Bianco, che manteneva un regime costante durante tutto l’anno grazie alle piogge perenni delle zone equatoriali, era ricco di sostanze vegetali e minerali raccolte attraversando le paludi del Sudan (il suo nome deriva proprio dal colore chiaro di queste sostanze).
Il Nilo Azzurro, invece, aumentava sensibilmente la propria portata in occasione delle piogge estive, che cadevano in abbondanza sugli altopiani etiopici, dove si trovano le sue sorgenti. Questo ramo del fiume trasportava a valle i residui argillosi e sabbiosi delle rocce incontrate nel suo lungo viaggio, rendendo i terreni soffici e adatti alle coltivazioni.
Le diverse caratteristiche delle acque che formano il Nilo concorrevano a creare le condizioni migliori per la fertilizzazione dei campi.
Dopo essere confluite in un unico letto, infatti, le acque fluviali proseguivano il loro corso inondando la pianura e depositando sui campi un fango ricco di sostanze minerali e di microrganismi vegetali e animali: il limo, che costituisce un concime naturale molto efficace.

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Il ritmo delle stagioni 

L’alternarsi delle fasi di piena e di magra scandiva i tempi della lavorazione dei campi. Durante il periodo delle inondazioni, nei mesi estivi, i contadini interrompevano le loro attività, poiché le acque del fiume ricoprivano tutti i terreni, rendendo addirittura impossibile riconoscerne i confini. Una volta terminata la stagione delle piene, i contadini tornavano a tracciare i limiti dei campi coltivabili, dai quali avrebbero ottenuto abbondanti raccolti di cereali pochi mesi dopo.
Il fatto che il periodo di piena coincidesse con l’estate, cioè con la stagione in cui il clima raggiunge le temperature più elevate e i terreni soffrono maggiormente la mancanza di piogge, garantiva l’apporto dell’acqua necessaria a impedire che le coltivazioni seccassero.
Tuttavia, anche in inverno, quando il clima era meno secco e le acque si erano ormai da tempo ritirate, il Nilo continuava a essere sfruttato per l’irrigazione dei campi grazie ai lavori idraulici di canalizzazione o a efficaci strumenti inventati dai contadini egizi per prelevare acqua dal fiume, come per esempio lo shaduf ( DOSSIER, p. 71). Come accadeva in Mesopotamia, la fertilizzazione assicurata dalle piene fluviali incideva direttamente sull’abbondanza dei raccolti. La sovrapproduzione di cereali che ciò provocava favorì lo sviluppo economico delle comunità agricole e migliorò le condizioni di vita della popolazione, ponendo le premesse per la nascita, verso la fine del IV millennio a.C., della grande civiltà fluviale dell’antico Egitto.

Le piene del Nilo 

Rispetto alle piene rovinose dell’area mesopotamica, in Egitto le inondazioni estive erano placide e lente; inoltre, sebbene la portata del fiume potesse aumentare fino a quindici volte il suo livello normale, la piena del Nilo era facilmente prevedibile, dal momento che si verificava sempre nello stesso periodo, compreso tra i mesi di agosto e settembre: non c’era dunque il rischio di alluvioni improvvise. Per questi motivi, i contadini della valle del Nilo non ebbero mai la necessità di contenere le acque del fiume con argini e dighe: i lavori idraulici riguardavano piuttosto la costruzione di canali utili all’irrigazione dei terreni più lontani dal fiume. Questa differenza tra le caratteristiche ambientali di Mesopotamia ed Egitto trova espressione anche nelle rispettive tradizioni narrative: mentre nei racconti mitologici mesopotamici l’acqua è legata al tema del diluvio universale ( LABORATORIO DELLE FONTI, p. 51), in un antico inno gli Egizi definiscono la loro terra un “dono del Nilo” ( LABORATORIO DELLE FONTI, p. 72).

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Un fiume che unisce 

Oltre che preziosa fonte di risorse idriche per le attività agricole e per l’alimentazione, il Nilo costituiva per gli abitanti di questi territori anche la più importante via di comunicazione, che favoriva gli scambi commerciali e di conseguenza la prosperità economica degli Egizi.
I collegamenti lungo il corso del fiume erano utilizzati già in epoca paleolitica grazie all’impiego di rudimentali zattere di legno. La navigazione avveniva però sfruttando unicamente la forza della corrente, quindi era possibile spostarsi soltanto da sud verso nord, seguendo il corso del fiume in direzione della foce.
Agli inizi dell’epoca neolitica, gli antichi abitanti dell’Egitto impararono anche a risalire la corrente del fiume (spostandosi cioè da nord verso sud) utilizzando le prime imbarcazioni a remi, spinte dalla forza delle braccia dei marinai.
Verso la metà del III millennio a.C., infine, gli Egizi inventarono la navigazione a vela, che risultò molto vantaggiosa considerata la presenza di venti costanti in direzione sud; le vele consentivano di risalire il corso del fiume muovendosi controcorrente e usufruendo semplicemente della spinta delle correnti d’aria.

FOCUS • IERIOGGI
LA DIGA DI ASSUAN

Oggi il corso del Nilo ha subito notevoli trasformazioni, dovute ai cambiamenti climatici e agli interventi umani sull’ambiente. Tra questi ultimi, uno dei più rilevanti è stato la costruzione della diga di Assuan, realizzata dal governo egiziano nella seconda metà del XX secolo per produrre energia idroelettrica.
Questi moderni e imponenti lavori idraulici hanno costituito un impulso per l’economia egiziana, favorendo l’approvvigionamento energetico del Paese, ma hanno anche provocato notevoli problemi ambientali, come la scomparsa di vasti territori, sommersi dalle acque del nuovo bacino artificiale creato dalla diga, e l’alterazione degli equilibri idrogeologici che caratterizzavano la valle del Nilo nei secoli passati. Per permettere il riempimento del suo invaso, alcuni antichi templi furono smontati e ricostruiti altrove perché rischiavano di essere sommersi.

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Il deserto, barriera contro le invasioni 

L’unità del territorio egizio era garantita, d’altra parte, anche dal deserto, che ne occupava tutto il territorio a esclusione soltanto della stretta fascia lungo il corso del fiume e della zona del delta.
Se da un lato la presenza del deserto rendeva molto difficile l’espansione delle direttrici commerciali al di fuori della valle del Nilo, dall’altro rappresentava un’efficace barriera naturale contro le invasioni straniere. Anche sotto questo aspetto, dunque, le caratteristiche ambientali dell’antico Egitto differivano notevolmente da quelle della Mesopotamia (una pianura aperta alle invasioni e priva di difese naturali) e garantirono migliori condizioni per lo sviluppo della civiltà e per la sua salvaguardia.

DOSSIER TECNOLOGIA  Da quattro millenni ancora in uso: lo shaduf

In Egitto il Nilo scorre a un livello più basso di alcuni metri rispetto ai terreni coltivati. Per ovviare a questo inconveniente, i contadini egizi utilizzavano uno strumento ancora oggi molto diffuso in tutta l’area, lo shaduf: si tratta di una specie di bilanciere, composto da un’asta alle cui estremità sono fissati un secchio e un contrappeso di argilla o rame. Con un movimento alternato, i contadini prima immergono il secchio nel fiume per riempirlo d’acqua, poi, con l’aiuto del contrappeso, lo sollevano senza fatica e ne versano il contenuto nei campi. Se il dislivello è notevole, si possono mettere in fila anche più shaduf per risalire il declivio.
È stato calcolato che, grazie all’impiego di questo strumento, in un giorno si possono sollevare fino a 2500 litri di acqua a un dislivello di circa due metri. 

 Lo shaduf è ancora oggi usato lungo il Nilo.


Lo stesso attrezzo è raffigurato in questo antico affresco egizio.


GUIDA ALLO STUDIO

  • Quali erano le principali caratteristiche del corso del fiume Nilo?
  • Quali erano le caratteristiche ambientali comuni alla Mesopotamia e all’Egitto?
    In che cosa invece si differenziavano? 
  • Qual è stato il ruolo del deserto nello sviluppo della civiltà egizia? 
  • Perché fino al Neolitico il Nilo poteva essere percorso solo da sud a nord?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana