TEMA 4 L’ITALIA

4.1 L’ambiente fisico della penisola

L’Italia è una penisola situata nella parte meridionale del continente europeo che si protende nel mar Mediterraneo. Fino a 60 milioni di anni fa il territorio della penisola Italiana era quasi completamente coperto dal mare: tra le terre emerse vi erano infatti solo poche aree della Sardegna e della Calabria attuali. Tra i 60 e i 40 milioni di anni fa, per effetto dei movimenti della crosta terrestre, cominciarono a formarsi le Alpi e gli Appennini, le maggiori catene montuose che caratterizzano la nostra penisola ( ATLANTE, p. 38). Nel corso del tempo il paesaggio dell’Italia ha subito ulteriori cambiamenti, in seguito all’attività di vulcani e terremoti e al movimento degli antichi ghiacciai, che hanno creato valli e ampie pianure. A causa di queste trasformazioni, l’Italia presenta un paesaggio molto variegato.

I rilievi montuosi alpini 

I confini naturali settentrionali della penisola Italiana sono costituiti dalle Alpi, che si estendono per oltre 1100 km da ovest a est e che si differenziano in tre diverse aree.

Le Alpi occidentali presentano le vette mediamente più alte, tra le quali il monte Bianco (4807 m di altitudine), che è la vetta più alta d’Italia e d’Europa, e il Gran Paradiso (4061 m).

Le Alpi centrali sono in media leggermente più basse di quelle occidentali, ma verso ovest presentano comunque vette molto elevate, come il monte Rosa (4637 m) e il Cervino (4478 m).

Alle Alpi orientali appartengono rilievi meno elevati, come quelli delle Alpi Carniche e Giulie, e montagne con caratteristiche molto diverse da quelle del resto dell’arco alpino, le Dolomiti. Le Alpi orientali non costituiscono una catena montuosa continua, ma sono composte da massicci che si ergono isolati tra ampie valli.

La parte meridionale dell’arco alpino centrale e orientale è occupata dalla catena delle Prealpi, costituite da montagne meno elevate delle Alpi vere e proprie, in quanto composte da rocce più friabili e dunque più esposte all’erosione.

I rilievi montuosi appenninici

Gli Appennini sono una catena montuosa che percorre quasi tutta la penisola da nord a sud e costituisce il crinale che separa il versante idrografico tirrenico, rivolto a ovest, da quello adriatico, a est. Si estendono per circa 1200 km, dal colle di Cadibona, sulle coste della Liguria, fino al massiccio calabrese dell’Aspromonte. Oltre lo stretto di Messina, gli Appennini proseguono poi idealmente con le Madonie e i monti Peloritani, i rilievi più elevati della Sicilia. L’unico ghiacciaio perenne si trova sul Gran Sasso d’Italia, in Abruzzo (2912 m), che è anche la più elevata vetta appenninica. Nella stessa regione si erge la Maiella (2793 m), mentre la maggior parte delle restanti cime appenniniche supera raramente i 2000 m.

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Le altre montagne italiane e i vulcani 

Di formazione molto più antica rispetto alle Alpi e agli Appennini sono i rilievi montuosi della Sardegna, la cui altitudine è stata notevolmente ridotta dagli effetti della lunga esposizione agli elementi atmosferici: la vetta più elevata (1834 m) si trova sul massiccio del Gennargentu.

Sono invece di formazione vulcanica alcune montagne dell’Italia meridionale, come l’Etna (3323 m) in Sicilia, che è il più alto vulcano europeo, e il Vesuvio (1281 m) in Campania.

Le colline italiane 

Più del 40% del territorio italiano è occupato da colline, che rappresentano quindi il tipo di paesaggio più diffuso nel Paese ( ATLANTE, p. 38). Sono rilievi di varia origine: oltre a quelle sorte dai movimenti tettonici, cioè generate in seguito al sollevamento dei fondali marini e al corrugamento della crosta terrestre, che si trovano prevalentemente a ridosso dei rilievi montuosi, esistono colline moreniche e vulcaniche. Le colline moreniche si sono formate milioni e milioni di anni fa, quando i ghiacciai, ritirandosi, hanno lasciato a valle grandi quantità di detriti di rocce, di sassi e di ghiaia, detti morene. Le colline vulcaniche hanno origine in due modi differenti: possono nascere quando il magma, premendo sotto la crosta terrestre senza fuoriuscire, la deforma e ne provoca il sollevamento; oppure sono quelle nate dall’accumulo di materiale eruttivo di antichi vulcani, che successivamente si sono spenti.

Nell’Italia centrale i rilievi collinari sorgono ai piedi della catena appenninica, separandola dalle aree pianeggianti e dalle coste. In Toscana si estendono le colline Metallifere, di origine vulcanica e ricche di giacimenti minerari, e quelle del Chianti, di origine tettonica. Di origine vulcanica sono anche le colline laziali.

La maggior parte del territorio dell’Italia meridionale e insulare è occupata da colline, gran parte delle quali di origine tettonica.

Le pianure italiane 

Circa il 25% del territorio italiano è occupato da pianure. Con l’eccezione della pianura Padana, hanno un’estensione relativamente limitata e sono situate prevalentemente presso le coste ( ATLANTE, p. 38).

Molte pianure italiane sono di origine alluvionale, si sono cioè formate dall’accumulo dei materiali trasportati dai fiumi, e infatti si trovano in corrispondenza delle valli dei principali bacini fluviali.

L’Italia settentrionale è in gran parte occupata dalla pianura Padana. Il suo nome deriva dall’antico nome del fiume che vi scorre al centro e che ha contribuito alla sua formazione, il Po, chiamato Padus in latino. Anticamente, dove oggi si trova la pianura c’era un golfo del mar Adriatico, che nel corso di migliaia di anni è stato progressivamente interrato dall’accumulo di detriti trasportati a valle dal Po e dai suoi affluenti. La pianura Padana è divisa in due parti: l’alta pianura, in prossimità dei rilievi, è formata da ghiaia e ciottoli – trasportati a valle dai fiumi che scendono dalle montagne circostanti – la cui presenza rende il terreno sul quale si sono depositati molto permeabile all’acqua; la bassa pianura è caratterizzata invece da un terreno argilloso e impermeabile, che determina la presenza di acquitrini e di pozze d’acqua, i fontanili e le risorgive ( FOCUS p. 374), sfruttate per le coltivazioni agricole. Altre aree pianeggianti dell’Italia settentrionale sono la pianura Veneta, creata dai fiumi che scendono dalle Alpi orientali, e il Polesine, l’area intorno alla foce del Po, che era originariamente occupata da terreni paludosi, resi poi per gran parte coltivabili grazie alle bonifiche.

Nel versante tirrenico dell’Italia centrale e meridionale sono presenti altre pianure di natura alluvionale. Le più ampie sono la pianura Pisana e la Maremma, in Toscana, e la piana del Sele, in Campania. Nel Lazio si estende invece l’agro Romano, creato in seguito a un’imponente opera di bonifica dei terreni paludosi avvenuta nei primi decenni del Novecento, mentre più a sud incontriamo la pianura Campana, che ha un’origine vulcanica e alluvionale insieme, essendo stata formata nel corso dei millenni dal deposito di ceneri eruttate dal Vesuvio e da quello di un successivo strato di detriti fluviali.

Nel versante adriatico dell’Italia meridionale si trova la seconda pianura italiana per estensione, il tavoliere Pugliese, creato dal sollevamento e dal successivo prosciugamento di un ampio fondale marino. Sul suo terreno si sono poi depositati i detriti dei numerosi fiumi che l’attraversano, i quali hanno reso molto fertili queste zone.

Lungo il versante ionico dell’Italia meridionale si trovano la piana di Metaponto, in Basilicata, la piana di Sibari e il Marchesato in Calabria: le prime sono di natura alluvionale, mentre l’ultima è il risultato del sollevamento di antichissimi fondali marini.

Infine, nell’Italia insulare le pianure sono molto ridotte: in Sicilia la più estesa è la piana di Catania, di origine vulcanica, in quanto i suoi terreni sono prevalentemente composti dai depositi di cenere e di lava dell’Etna, materiali che rendono queste aree molto fertili e adatte all’agricoltura; la più vasta pianura della Sardegna è invece il Campidano, di origine alluvionale.

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FOCUS

I fontanili e le risorgive
Le caratteristiche peculiari del terreno nelle due aree della pianura Padana, l’alta e la bassa pianura, creano un fenomeno di riemersione delle acque sotterranee, chiamato risorgiva quando l’acqua emerge naturalmente creando pozze, o fontanile se la sua fuoriuscita è opera dell’uomo. La ghiaia e i ciottoli presenti nello strato superficiale del terreno dell’alta pianura permettono all’acqua piovana di scendere in profondità nel sottosuolo, finché questa incontra uno strato di argilla impermeabile, sul quale scorre fino a raggiungere la bassa pianura. Qui lo strato di argilla si trova invece quasi in superficie, così l’acqua si accumula poco sotto il livello del suolo, per poi fuoriuscire naturalmente o grazie a scavi artificiali. L’acqua dei fontanili e delle risorgive è importante per l’agricoltura, in quanto viene sfruttata per irrigare i campi mediante opportune opere di canalizzazione.

I fiumi italiani 

La penisola Italiana non è attraversata da grandi corsi d’acqua, a causa dell’estensione relativamente limitata delle sue pianure e della vicinanza dei rilievi montuosi alle coste. I fiumi hanno dunque in prevalenza un corso piuttosto breve, ma sono molto numerosi, soprattutto nell’Italia settentrionale, dove i ghiacciai perenni delle Alpi e il clima ricco di piogge alimentano le loro acque ( ATLANTE, p. 38).

I fiumi alpini nascono da sorgenti situate sulle pendici delle Alpi e attraversano la pianura Padana e quella Veneta. Sono mediamente più lunghi dei fiumi che scorrono in altre regioni della penisola, oltre a possedere una portata d’acqua maggiore e costante nell’arco delle stagioni.

Il più lungo è il Po (652 km), navigabile in alcuni tratti. Nasce dal Monviso, in Piemonte, e sfocia nel mar Adriatico, segnando, lungo il suo percorso, il confine geografico tra le regioni del Veneto e dell’Emilia-Romagna.

I fiumi appenninici sono più brevi e con un corso più irregolare rispetto a quelli che nascono sulle Alpi. Inoltre, poiché non sorgono da montagne ricche di ghiacciai, la loro portata d’acqua dipende dalle precipitazioni atmosferiche e dunque non è costante. I maggiori fiumi dell’Italia centrale sono invece l’Arno e il Tevere, che sono piuttosto lunghi e costituiscono quindi un’eccezione all’usuale brevità dei corsi d’acqua appenninici. Il primo nasce sul monte Falterona, in Toscana, e sfocia nel mar Tirreno presso Pisa. Il Tevere è invece il terzo fiume d’Italia per lunghezza; nasce alle pendici del monte Fumaiolo, sui rilievi appenninici dell’Emilia-Romagna, e sfocia nel mar Tirreno dopo aver attraversato Roma.

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I laghi italiani 

L’Italia è costellata da un migliaio di laghi ( ATLANTE, p. 38), che si differenziano in base alla loro formazione. I laghi di origine glaciale occupano la conca scavata anticamente dall’azione di ghiacciai poi ritiratisi; i laghi di origine vulcanica occupano crateri o caldere di vulcani ormai spenti; i laghi di origine tettonica occupano la depressione causata da uno sprofondamento naturale del terreno.

La maggior parte dei laghi italiani si trova nell’Italia settentrionale, soprattutto lungo l’arco alpino, circostanza dovuta alla presenza di ghiacciai e all’abbondanza di precipitazioni. Le aree di alta montagna delle Alpi sono costellate da piccoli laghi di origine glaciale, mentre ai piedi delle Prealpi si estendono i bacini di grandi laghi che hanno avuto origine dai movimenti di antichi ghiacciai. I principali sono: il lago Maggiore, o Verbano, posto tra la Svizzera, il Piemonte e la Lombardia, il cui immissario principale è il Ticino; il lago di Como, o Lario, interamente in territorio lombardo, il cui maggiore immissario è il fiume Adda; il lago di Garda, o Benaco, condiviso tra Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige. Con circa 370 km² di estensione, quest’ultimo è il più grande lago d’Italia.

I laghi dell’Italia centrale e meridionale sono inferiori per numero e dimensione media rispetto a quelli dell’arco alpino. Il più grande (il quarto d’Italia dopo i tre grandi laghi prealpini, con un’estensione di circa 128 km2) è il lago Trasimeno, in Umbria. Nel Lazio si trovano vari laghi di origine vulcanica, i maggiori sono il lago di Bolsena, di Bracciano, di Vico, di Nemi e il lago Albano. Nella Puglia settentrionale, a nord del promontorio del Gargano, si estendono i laghi costieri di Lesina e Varano, dall’aspetto simile a lagune e con fondali molto bassi.

I mari, le coste e le isole 

La penisola Italiana si protende, con uno sviluppo costiero di oltre 7500 km, nel mar Mediterraneo, il quale assume nomi diversi a seconda delle varie aree bagnate dalle sue acque ( ATLANTE, p. 38).

A nord-ovest si trova il mar Ligure, compreso tra la Liguria, la Corsica e la costa settentrionale della Toscana. Ha una profondità massima di circa 2613 m e presenta coste alte e rocciose in Liguria, dove curvano a formare il grande golfo di Genova, e prevalentemente basse e sabbiose in Toscana.

A sud si estende il mar Tirreno, delimitato a nord dalle isole dell’arcipelago Toscano, di cui fa parte l’isola d’Elba, a ovest dalla grande isola di Sardegna, a est dalle coste occidentali dell’Italia centrale e meridionale, e a sud dalla Sicilia, l’isola più grande d’Italia e dell’intero Mediterraneo. È il più esteso tra i mari italiani e raggiunge profondità superiori ai 3600 m.

Lo stretto di Messina separa il Tirreno a nord-ovest dal mar Ionio a sud-est. Quest’ultimo bagna le coste orientali della Sicilia, della Calabria e della Basilicata, oltre a quelle occidentali della Puglia, giungendo fino al canale d’Otranto; a est si estende fino alla Grecia, dove i fondali superano i 5000 m di profondità.

Il canale d’Otranto separa il mar Ionio a sud dal mar Adriatico a nord. Caratterizzato da fondali bassi, con una profondità massima di circa 1200 m, è racchiuso tra le coste orientali della penisola Italiana e quelle occidentali della penisola Balcanica.

Le coste adriatiche italiane sono prevalentemente basse e sabbiose, caratterizzate da lunghe spiagge.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Quali sono i confini naturali dell’Italia?
  • Quali sono le principali caratteristiche fisiche della penisola Italiana?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana