Roma e Cartagine, due civiltà a confronto

4.3 L’ESPANSIONE NEL MEDITERRANEO

IL RACCONTO DELLA STORIA

Roma e Cartagine, due civiltà a confronto

La conquista dell’intera penisola Italica poneva ora i Romani di fronte alla più grande potenza commerciale del Mediterraneo: Cartagine, una colonia fenicia fondata nell’814 a.C. nella zona dell’attuale golfo di Tunisi da alcuni coloni provenienti da Tiro.
A partire dal VI secolo a.C. la città aveva acquisito importanza nell’area del Mediterraneo occidentale e l’abilità dei suoi mercanti nel tracciare e controllare nuove rotte commerciali le aveva procurato grande prosperità. All’inizio del V secolo a.C. Cartagine controllava tutta la costa mediterranea dell’Africa; i suoi esploratori avevano fondato nuove colonie sulla costa spagnola, nelle isole Baleari, a Malta, in Sardegna e in Sicilia.

Cartagine: i mercanti al potere 

Cartagine era guidata da un’aristocrazia di mercanti composta dalle famiglie arricchitesi con i commerci marittimi. Tra loro venivano eletti ogni anno due alti magistrati, chiamati sufèti, con poteri che assumevano soltanto in casi particolari, analoghi a quelli dei consoli romani, se si eccettua il comando dell’esercito.
I cittadini cartaginesi più ricchi si riunivano in un consiglio di nobili eletti a vita, che, analogamente a quanto avveniva a Roma con il senato, prendeva le decisioni politiche ed economiche più importanti per la città. Il popolo partecipava invece a un’assemblea che poteva approvare o respingere le decisioni del consiglio dei nobili senza poterle discutere.

L’incontro-scontro tra Roma e Cartagine 

Mentre Roma si affacciava sul Mediterraneo solo nel III secolo a.C., Cartagine aveva da sempre basato la sua economia sul mare.
Gran parte degli scambi era gestita dai Cartaginesi ( LABORATORIO DELLE FONTI, p. 298). Dalle loro colonie del Mediterraneo occidentale essi esportavano prodotti alimentari (olio, datteri e prodotti ittici) e, dalle miniere della Spagna e della Sardegna, argento e piombo, da scambiare con i tessuti pregiati, gli oggetti artigianali in vetro, le ceramiche e i metalli preziosi provenienti dall’Oriente. Le navi cartaginesi, frutto di abilità costruttive sviluppate nei secoli dalla civiltà fenicia, erano in grado di raggiungere anche le coste meridionali delle isole britanniche, dalle quali riportavano verso il Mediterraneo lo stagno necessario alla produzione degli oggetti in bronzo. I mercanti cartaginesi traevano inoltre grandi vantaggi dagli scambi con l’entroterra africano: le carovane dei nomadi che attraversavano i deserti della Numidia portavano oro, argento, pietre preziose e avorio, che i Cartaginesi immettevano come prodotti pregiati nel mercato mediterraneo. Cartagine traeva quindi la sua ricchezza dai commerci via mare e la sua forza militare si traduceva per lo più in un’egemonia marittima. La sua flotta dominava le acque, ma il controllo sulla terraferma era limitato alla ristretta fascia costiera delle colonie che si affacciavano sul Mediterraneo occidentale.
La differenza più macroscopica nell’ordinamento politico e militare delle due città riguardava la formazione e l’organizzazione dell’esercito. Mentre le legioni romane erano composte da soldati reclutati tra tutti i cittadini e spinti a combattere da forti sentimenti patriottici, i Cartaginesi erano esenti dal servizio militare e si dedicavano esclusivamente alle attività mercantili. La città non era infatti minacciata da popolazioni straniere provenienti dal mare, mentre le aree desertiche dell’interno la proteggevano da improvvise invasioni via terra. Le campagne militari interessavano in prevalenza i territori delle colonie ed erano affidate a eserciti di mercenari reclutati localmente. I comandanti militari, invece, appartenevano sempre alle principali famiglie cartaginesi. Essi erano scelti in genere tra quelle che avevano interessi commerciali nelle zone coinvolte dai conflitti, ed erano nominati generali solo per un periodo di tempo limitato.

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Laboratorio DELLE FONTI I TESTI

L’inespugnabile porto di Cartagine

L’importanza che le attività marinare avevano per i Cartaginesi è testimoniata anche dalla conformazione del porto cittadino. Esso era costituito da due diversi bacini, custoditi da mura difensive; essendo disposti uno di seguito all’altro, vi si accedeva da un’unica entrata. Il primo accoglieva le navi mercantili, mentre quello più interno era riservato alla flotta da guerra ed era dotato di un cantiere per le riparazioni. La flotta cartaginese, potentissima in mare aperto, era dunque inattaccabile anche quando era ancorata in porto.
In questo brano dello storico greco Appiano di Alessandria, vissuto nel II secolo d.C., sono descritte le strutture portuali della città. 

Cartagine era dotata di due porti, che comunicavano l’uno con l’altro e avevano una sola entrata dal mare, larga circa 21 metri, che poteva essere chiusa con catene di ferro. Il primo porto era per le navi mercantili, e vi si potevano trovare macchine di ogni sorta per lo scarico e il servizio delle navi. Il secondo porto era riservato alle navi da guerra. Al suo interno c’era un’isola e grandi banchine erano state disposte a intervalli sia intorno al porto, sia intorno all’isola. Le rive erano piene di cantieri con una capacità per 220 navi e vi erano magazzini per le attrezzature. [… ] Sull’isola si trovava la sede dell’ammiragliato, che si levava a un’altezza considerevole. Dalla sede, sopra il porto mercantile, si poteva sorvegliare il mare aperto, mentre coloro che giungevano dal mare non potevano vedere chiaramente ciò che accadeva nel porto. Nemmeno i mercanti che giungevano potevano vedere i bacini interni, perché un doppio muro li circondava, e c’erano cancelli attraverso i quali le navi mercantili potevano passare dal primo porto alla città, senza attraversare i cantieri.” 


Appiano, Storia di Roma, VIII, 96. 

Il porto di Cartagine.


  • Perché i Cartaginesi avevano previsto di poter chiudere il porto con catene?
  • Dove si trovava la sede dell’ammiragliato? Perché?
  • Perché era strategicamente fondamentale tenere sotto controllo quello che avveniva in mare aperto?

La politica estera e interna 

Molto diversa, da parte delle due città, era anche la gestione dei contrasti interni e dei rapporti con i territori posti sotto il loro dominio. Per evitare i conflitti sociali e le ribellioni nei territori conquistati, nei primi secoli della sua storia repubblicana Roma cercò sempre di conciliare gli interessi dei patrizi e dei plebei ricchi e si garantì l’appoggio dei popoli italici, concedendo la cittadinanza ai nobili locali o stipulando trattati di alleanza che assicuravano una relativa autonomia ai popoli sottomessi. Il dominio cartaginese, invece, si basava sullo sfruttamento economico delle popolazioni assoggettate. Questa situazione avvantaggiava soprattutto i ricchi mercanti: come comandanti dell’esercito, infatti, essi amministravano i territori conquistati ed erano perciò favorevoli all’espansionismo militare, che avrebbe garantito loro nuove opportunità di arricchimento e di potere.
Sul piano della politica interna, Roma si resse su un costante accordo tra i principali poteri, controllati dalla nobiltà dei proprietari terrieri. Il comando politico e quello militare non erano separati, ma uniti nelle figure istituzionali dei consoli, che non si discostavano dalle decisioni e dalle scelte legislative del senato. A Cartagine sorgevano invece spesso gravi contrasti tra i generali, impegnati nelle campagne militari all’estero, e le principali cariche politiche della città, timorose che i comandanti dell’esercito accumulassero un potere eccessivo.

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Una fragile alleanza 

Grazie alle sue basi costiere, Cartagine era in grado di permettere o impedire la navigazione delle navi straniere all’interno del suo vastissimo impero commerciale, che si estendeva sulle coste dell’Africa settentrionale e della Spagna meridionale e su gran parte delle isole del Mediterraneo occidentale (le Baleari, la Corsica, la Sardegna e la Sicilia). In quest’area i Cartaginesi mantenevano il controllo dei traffici marittimi e degli scambi con l’entroterra.
Fino a quando la direttrice dell’espansione commerciale e militare di Cartagine rimase lontana da quella di Roma, le due potenze convissero pacificamente nel Mediterraneo. Durante la spedizione militare di Pirro in Sicilia, Roma e Cartagine avevano addirittura stipulato un’alleanza per combattere il comune nemico, stabilendo le rispettive aree di influenza. Non appena Roma tentò di allargare la propria supremazia sulla Sicilia orientale, però, le colonie cartaginesi chiamarono in aiuto le forze della madrepatria. Fu l’inizio di un conflitto destinato a durare a lungo e a cambiare per sempre gli equilibri nel Mediterraneo.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Quali differenze esistevano nell’organizzazione politica e istituzionale di Roma e di Cartagine?
  • Chi erano i sufèti? A quale carica romana corrispondevano?
  • Come veniva reclutato e organizzato l’esercito delle due città? Chi deteneva il comando militare?
  • Quali furono le cause delle guerre tra Roma e Cartagine?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana