4.3 L’ESPANSIONE NEL MEDITERRANEO

L’AMBIENTE E LE RISORSE

Il Mediterraneo, mare nostrum dei Romani

I concetti chiave

  • L’espansione marittima romana
  • Le guerre puniche
  • L’influenza culturale greca
  • La politica imperialista romana
  • Le riforme dei Gracchi

La conquista dell’Italia peninsulare e l’assoggettamento dei popoli italici consentì ai Romani di disporre di ingenti risorse economiche, sufficienti a sostenere il costante incremento demografico della popolazione. Una volta completata la conquista della penisola e affinato il sistema di sfruttamento delle sue terre, Roma si trovò però di fronte al limite delle acque del Mediterraneo.
Le grandi distese d’acqua, che avevano a lungo rappresentato una barriera naturale difficile da superare, erano ormai un obiettivo alla portata dei marinai romani, che, attraverso i contatti con gli Etruschi e i coloni greci dell’Italia meridionale, avevano assorbito nel proprio patrimonio di conoscenze le più avanzate tecniche nautiche. La guerra contro Taranto aveva del resto dimostrato che, dopo essersi rivelati superiori a tutte le altre popolazioni italiche sulla terraferma, i Romani potevano contendere le rotte marittime a civiltà che da molti secoli basavano la propria espansione economica proprio sul dominio dei mari.
In pochi decenni, il Mediterraneo divenne per i Romani una straordinaria opportunità di sviluppo economico e commerciale.
Con l’espansione marittima Roma si trasformò in una potenza mercantile in grado di finanziare una politica di tipo imperialistico, che avrebbe trasformato il Mediterraneo nel mare nostrum di Roma, una sorta di ecumene – comprendente buona parte del mondo allora conosciuto – controllata dalla sua flotta.
Roma non disponeva ancora di una forza politica e militare sufficiente ad attaccare le potenze navali straniere, ma poteva imporre alcune condizioni al passaggio delle loro navi e occupare basi strategiche lungo le coste dell’Italia meridionale, da cui avrebbe potuto intercettare le rotte più frequentate e porre le premesse della sua successiva supremazia marittima.

  › pagina 295   

Il Mediterraneo nel III secolo a.C.

Nel III secolo a.C. il Mediterraneo non era sottoposto all’egemonia di un unico popolo, come era accaduto più volte nel passato. Le sue acque erano invece suddivise in diverse e ben definite sfere di influenza:

  • il Mediterraneo orientale era dominato dalle flotte dei regni ellenistici degli Antigonidi e dei Tolomei; pur essendo da sempre divisi e frequentemente in guerra tra loro per il predominio marittimo sull’area, questi regni erano dotati di una forza commerciale e militare che faceva sì che le flotte romane si mantenessero prudentemente al largo delle loro coste;
  • l’area compresa tra la Sicilia orientale e la Francia meridionale era controllata dalle ricche e potenti colonie greche (come Siracusa e Massàlia, l’attuale Marsiglia); i mercanti di Massalia avevano poi esteso il proprio predominio commerciale sulle coste del Mediterraneo settentrionale, fino ai territori dell’odierna Spagna meridionale;
  • gran parte del Mediterraneo occidentale era invece controllato, come abbiamo visto, da Cartagine; l’abilità dei suoi mercanti e l’assenza di minacce nemiche dall’entroterra africano avevano infatti consentito ai Cartaginesi di dedicarsi a un’intensa politica di espansione territoriale, scaturita nella fondazione di numerose colonie in Sicilia e Sardegna, tra cui le principali furono Mozia, Lilibeo (l’attuale Marsala), Panormo (cioè Palermo) e Caralis (l’odierna Cagliari).

Per Roma, espandere i commerci e la propria influenza strategica e politica significava dunque inevitabilmente giungere allo scontro con le potenze che dominavano le rotte mediterranee. Tra tutti gli avversari, i Cartaginesi rappresentarono l’ostacolo più difficile all’affermazione dell’egemonia romana nel Mediterraneo, non solo a causa della loro temibilissima potenza navale e delle grandi disponibilità economiche su cui potevano contare, ma anche per la vicinanza delle loro colonie alla penisola Italica.

  › pagina 296   

Italia crocevia dei commerci marittimi

Grazie alla sua posizione geografica, la penisola Italica si trovava nel III secolo a.C. al centro dei traffici tra il Mediterraneo orientale e quello occidentale ( CARTA). L’abbondante produzione agricola forniva ormai una quantità di merci sufficiente ad alimentare gli scambi con i popoli stanziati sulle coste mediterranee, e i traffici via mare divennero rapidamente fondamentali per l’economia romana.
I principali traffici che attraversavano il Mediterraneo in quel periodo riguardavano in primo luogo i cereali provenienti dall’Egitto e dalle coste del mar Nero. Dalle città greche della Sicilia e della Magna Grecia venivano esportate grandi quantità di grano e di olio; dalla Grecia continentale e insulare, oltre all’olio e al vino, provenivano le raffinate ceramiche apprezzate in tutto il mondo allora conosciuto. Dai territori macedoni, ricchi di risorse naturali, erano esportate alcune importanti materie prime, come il legname richiesto per la costruzione delle navi. Le merci più pregiate – pietre preziose, avorio, spezie e profumi – giungevano invece in Italia dal Vicino Oriente.
Tutte le coste del Mediterraneo erano inoltre interessate dal commercio degli schiavi, una delle attività mercantili più fiorenti e redditizie. Si trattava in gran parte di prigionieri di guerra, venduti nei mercati alla stessa stregua degli animali e destinati a svolgere i lavori più umili. 

GUIDA ALLO STUDIO

  • Che cosa significa l’espressione mare nostrum riferita al Mediterraneo?
  • Quali altri potenze dominavano le acque del Mediterraneo nel III secolo a.C.?
  • Quali prodotti venivano commerciati nel Mediterraneo?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
Il nuovo Storia&Geo - volume 1
Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana