La civiltà degli Etruschi

4.1 L’ITALIA PREROMANA

La civiltà degli Etruschi

Nell’VIII secolo a.C. fiorì nell’Italia centrale una grande civiltà le cui origini restano ancora in gran parte avvolte nel mistero: gli Etruschi, chiamati Tusci dai Romani e Tirreni dai Greci. La civiltà etrusca raggiunse un livello di sviluppo economico e culturale molto elevato, notevolmente superiore a quello delle popolazioni italiche contemporanee.

Il mistero delle origini 

Il territorio dell’Etruria, compreso nelle attuali regioni della Toscana, del Lazio settentrionale e dell’Umbria occidentale, era in parte coincidente con quello della civiltà villanoviana. Per le zone in cui erano insediati, oltre che per le attività economiche che svolgevano, gli Etruschi appaiono in effetti come eredi della civiltà villanoviana, ma non esistono fonti che confermino con sicurezza questa ipotesi. I primi documenti scritti in etrusco sono di epoche posteriori alle loro origini, per risalire alle quali non abbiamo dunque fonti scritte. Secondo alcuni storici antichi, gli Etruschi erano originari dell’Oriente. Questa era per esempio la tesi di Erodoto (V secolo a.C.), che li riteneva provenienti dal regno di Lidia, in Anatolia. Dionìsio di Alicarnasso (vissuto nel I secolo a.C.), invece, non trovava alcuna affinità tra Etruschi e popoli orientali nella lingua, nelle consuetudini e nelle istituzioni, e li reputava perciò autoctoni, ossia originari dell’Italia, fin da tempi antichissimi.
Alcuni storici moderni, in base a presunte somiglianze con la lingua del popolo dei Reti (stanziato nell’Italia settentrionale) e all’uso di incenerire i defunti (in realtà ereditato dai Villanoviani), ritengono che gli Etruschi potessero provenire dall’Europa centrale ed essere giunti in Italia attraverso le Alpi. Ma l’ipotesi più accreditata è che la civiltà etrusca sia nata dalla fusione di comunità autoctone, stanziate in Italia da epoche remote, con la civiltà villanoviana e con popoli orientali giunti nella penisola via mare.
Diversi elementi, in effetti, hanno fatto pensare a un’influenza diretta di popolazioni provenienti da Oriente, come, per esempio la capacità di regolare il flusso delle acque fluviali. La stessa pratica della cremazione dei defunti corrisponde a simili usanze diffuse nel I millennio a.C. sulle coste del mar Egeo. Altre analogie riguardano le tecniche di navigazione, la struttura delle tombe e alcuni aspetti della religione (come la predizione del futuro attraverso l’osservazione delle viscere degli animali sacrificati). La pianta regolare delle città etrusche, inoltre, ricorda le norme urbanistiche che regolavano la fondazione di quelle greche, mentre l’aspetto dei manufatti artistici etruschi presenta spesso uno stile orientale.
Tuttavia, anziché mostrare un’origine orientale degli Etruschi, questi elementi potrebbero derivare dagli intensi contatti commerciali stabiliti con Greci e Fenici nel I millennio a.C. Il cosiddetto “mistero etrusco”, tramandato dalle antiche leggende, non è insomma ancora stato svelato, e contribuisce ad accrescere il fascino di questa antica civiltà.

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Agricoltura, artigianato, commerci 

Gli Etruschi seppero sfruttare la fertilità delle loro terre, in gran parte di origine vulcanica. La principale risorsa delle prime comunità etrusche fu infatti l’agricoltura, favorita dalle opere di canalizzazione dei fiumi che essi, per primi, introdussero in Italia. La regolazione del flusso delle acque consentì il prosciugamento delle paludi e l’irrigazione dei campi, che furono così in grado di produrre abbondanti quantità di cereali e di lino. In seguito ai contatti con le colonie greche dell’Italia meridionale furono inoltre introdotte in Etruria le colture dell’ulivo e della vite.
L’economia etrusca, oltre che sull’agricoltura, si basava sull’allevamento, sullo sfruttamento del legname delle foreste appenniniche, ma soprattutto sull’estrazione e la lavorazione dei metalli (ferro, rame, stagno, argento e piombo), presenti in abbondanti giacimenti, in particolare sull’isola d’Elba. Il legname delle foreste, oltre che per la costruzione di navi mercantili, era utilizzato nelle fornaci dei fabbri dediti alla lavorazione del ferro, e il fiorente artigianato metallurgico alimentò i traffici commerciali con le altre popolazioni italiche.
Grazie alle innovazioni nelle tecniche di navigazione apprese dai coloni fenici e greci, gli Etruschi poterono dedicarsi anche al commercio marittimo e alla pirateria. Come all’epoca dei Cretesi e dei Micenei, e come accadeva ancora con Fenici e Greci, la differenza tra spedizioni mercantili e incursioni piratesche era molto labile: di fatto, entrambe queste attività consentirono agli Etruschi di incrementare le loro ricchezze e di stabilire un’egemonia marittima nel mar Tirreno.

La società etrusca

Alla guida delle comunità etrusche vi era in origine un sovrano, chiamato lucumòne, appartenente alla classe dei ricchi proprietari terrieri di origine nobile e alla casta sacerdotale. Il lucumone amministrava la giustizia e ricopriva anche i ruoli di comandante dell’esercito e di sommo sacerdote.
A partire dal VI secolo a.C., però, l’importanza economica dei commerci favorì l’egemonia dell’aristocrazia mercantile. I mercanti si arricchirono notevolmente e acquisirono di conseguenza un prestigio e un potere sempre maggiori nella società. Alla loro assemblea spettava la facoltà di eleggere annualmente le principali cariche politiche e religiose delle comunità.
Il potere un tempo detenuto dal sovrano fu affidato a governi guidati dai nobili, titolari delle attività commerciali e proprietari delle miniere di ferro, e quindi interessati a una politica espansionistica nel Tirreno finalizzata a cercare nuovi sbocchi commerciali.
La maggior parte della popolazione etrusca era invece costituita da contadini e artigiani. Erano individui formalmente liberi, ma la povertà e la mancanza di diritti politici rendevano la loro condizione simile a quella servile. Lavoravano alle dipendenze delle famiglie nobili nei campi, nelle miniere e nelle botteghe, non potevano esercitare le attività mercantili né sposarsi con membri dell’aristocrazia. Queste limitazioni erano volte a impedire che l’ordine sociale potesse essere sovvertito.

La lega delle città-Stato

L’Etruria era organizzata politicamente in città-Stato indipendenti – spesso in guerra tra loro per il predominio sui territori circostanti – che appartenevano però a federazioni religiose poste sotto la protezione di una divinità comune. La più importante era la lega delle dodici città-Stato della dodecàpoli, che si riconosceva nel culto di Voltumna, venerato nel santuario di Bolsena.
Secondo gli storici antichi, della dodecapoli facevano parte, oltre a Bolsena, Arezzo, Cervèteri, Chiusi, Populònia, Roselle, Tarquinia, Veio, Vetulònia, Volterra e Vulci.
In realtà alle alleanze contro i nemici comuni partecipavano anche altre città etrusche, come Cortona, Fiesole e Orvieto, e i rapporti diplomatici che venivano stabiliti tra i vari centri si reggevano su interessi economici condivisi, legati al predominio commerciale esercitato dagli Etruschi sull’Italia centrale.
Le alleanze militari erano comunque instabili, e non impedirono l’insorgere di vari conflitti interni finalizzati a stabilire l’egemonia territoriale di una città a scapito delle altre.

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L’espansione nell’Italia centrale 

Lo sviluppo economico fornì le risorse necessarie per il potenziamento degli eserciti delle città, grazie a cui, tra il VII e il VI secolo a.C., esse intrapresero una politica espansionistica che portò in pochi decenni alla massima estensione territoriale della civiltà etrusca. Numerose colonie furono fondate in Campania (tra le più importanti Capua, Nola e Acerra), la cui ricchezza era basata sulle attività metallurgiche e sui commerci con le città della Magna Grecia. Nel VI secolo a.C. gli Etruschi conquistarono ampi territori anche nella pianura Padana, dove fondarono Fèlsina (l’odierna Bologna), Mantova, Piacenza e Ravenna. Nello stesso periodo estesero la propria influenza politica e commerciale sul Lazio meridionale e sulle coste tirreniche settentrionali, e stabilirono intensi contatti commerciali con la Grecia e l’Oriente. L’espansione territoriale degli Etruschi fu a questo punto percepita come una seria minaccia dalle città della Magna Grecia, impegnate ad assicurarsi il controllo delle rotte commerciali nel Tirreno, e provocò una serie di conflitti con le colonie greche. Intorno al 540 a.C. gli Etruschi si allearono con i Cartaginesi e vinsero i coloni greci nella battaglia di Alàlia, in Corsica. Questa vittoria stabilì la supremazia etrusca sulla costa orientale corsa e su quella fenicia della Sardegna.

La decadenza della civiltà etrusca 

Alla fine del VI secolo a.C. l’espansione territoriale etrusca si arrestò: i conflitti tra le città-Stato e la pressione militare dei numerosi nemici che esse si trovavano ad affrontare contemporaneamente portò alla crisi della loro potenza politica. Ai problemi esterni, legati alla necessità di difendere l’egemonia territoriale sull’Italia centrale, si aggiungevano i conflitti sociali che agitavano al loro interno le città, nelle quali crescevano le rivendicazioni delle classi inferiori (artigiani e piccoli proprietari terrieri) contro i privilegi dell’aristocrazia mercantile, che le manteneva escluse dalla partecipazione alla vita politica.
Di questa situazione di difficoltà approfittarono i popoli latini, che si ribellarono al predominio etrusco. A nord, invece, nel V secolo a.C. furono i Celti a fermare l’espansione etrusca. Dopo aver varcato le Alpi, infatti, questi ultimi conquistarono le città etrusche della pianura Padana. Nello stesso periodo, i Sanniti, stanziati nelle regioni appenniniche interne, arrivarono a occupare le aree delle colonie etrusche in Campania.
Nel 474 a.C., infine, la flotta siracusana sconfisse definitivamente gli Etruschi presso Cuma, in Campania. Dopo questa battaglia, la loro civiltà entrò in una fase di inarrestabile decadenza politica ed economica.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Qual è la più probabile origine degli Etruschi?
  • Su quali attività si reggeva l’economia etrusca?
  • Che tipo di organizzazione politica avevano gli Etruschi?
  • Quali furono le cause della decadenza della civiltà etrusca?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana