3.5 L’ETÀ ELLENISTICA

 DOSSIER TECNOLOGIA

Le invenzioni di Archimede

L'interesse per la tecnologia dell'età ellenistica è testimoniato, tra le altre cose, dall'impiego delle macchine belliche. La loro realizzazione fu sovvenzionata direttamente dai sovrani, che, impegnati nei conflitti per il predominio nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente, impiegarono parte delle loro immense ricchezze per dotare i propri eserciti di strumenti sempre più sofisticati.
Tra le più efficaci macchine da guerra del periodo vi fu la catapulta, inventata intorno al 400 a.C. dagli ingegneri della corte di Dionisio I, tiranno di Siracusa. Sfruttando la tensione delle fibre naturali dotate di notevole elasticità, come i nervi degli animali o i crini dei cavalli, la catapulta poteva scagliare pietre di oltre 10 chilogrammi a distanze superiori ai 200 metri.
Quasi due secoli dopo, nella stessa città di Siracusa assediata dai Romani, furono realizzate le macchine belliche ideate dal genio di Archimede, che era nato nella città siciliana nel 287 a.C. ma aveva compiuto gli studi ad Alessandria. Mettendo la propria inventiva al servizio della difesa della città, Archimede progettò la costruzione di gru girevoli che lasciavano cadere massi sulle navi nemiche e di bracci meccanici che agganciavano le prue delle imbarcazioni sollevandole dall'acqua. L'invenzione più celebre, però, è probabilmente quella degli “specchi ustori”, specchi concavi che, riflettendo la luce del sole e concentrandola nel medesimo punto, avrebbero provocato l'incendio della flotta romana.
In realtà, questo e altri episodi della vita di Archimede si confondono con la leggenda, che ha tramandato diversi aneddoti legati all'eccentricità del personaggio. È per esempio diventata celebre la sua esclamazione Eureka! (“Ho trovato!”) pronunciata dopo aver intuito il metodo per calcolare il volume dei solidi complessi. Molto nota e citata è anche la frase a lui attribuita in merito alla dimostrazione del funzionamento della leva (“Datemi un punto d'appoggio e solleverò il mondo”).
La sua stessa morte, infine, avvenne, secondo la tradizione, in circostanze curiose: il soldato romano che aveva l'ordine di catturarlo vivo l'avrebbe ucciso dopo che Archimede si rifiutò di seguirlo perché impegnato a risolvere un importante problema di tipo matematico.
Al di là di questi aneddoti, in ogni caso, non c'è dubbio che Archimede sia stato una delle maggiori personalità della storia del pensiero scientifico antico. I suoi studi di aritmetica, geometria, astronomia e meccanica ebbero importanti applicazioni anche in campo civile. Oltre alla già citata leva, che permette di moltiplicare la forza impressa al suo braccio più lungo, egli ideò per esempio la pompa a spirale, grazie alla quale era possibile sollevare i liquidi (come l'acqua di un fiume).
Nella figura di Archimede scienza e tecnica, teoria e pratica, progetto e applicazione concreta, per la prima volta si fondono, con risultati straordinari.

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana