L’impero di Alessandro e i regni ellenistici

3.5 L’ETÀ ELLENISTICA

L’impero di Alessandro e i regni ellenistici

Acquisito il controllo della Grecia, Filippo II impegnò l'esercito in una nuova guerra contro l’impero persiano, con il duplice scopo di estendere i domini territoriali macedoni e di combattere la potenza che pochi anni prima aveva sostenuto economicamente la lega antimacedone. Allo stesso tempo, l'impresa militare avrebbe schierato le città greche contro il comune nemico orientale, evitando che si coalizzassero nuovamente contro di lui. Facendo leva sul secolare contrasto che le opponeva ai Persiani, Filippo II coinvolse le póleis greche nella guerra, e nel 336 a.C. invase l'Asia minore. Nello stesso anno, tuttavia, egli fu assassinato da alcuni nobili macedoni che ordirono una congiura per impossessarsi del trono.

Alessandro re dei Macedoni

A ereditare il trono e il compito di condurre a termine la guerra contro i Persiani fu il figlio di Filippo II, Alessandro. Il giovane re aveva ricevuto un'educazione greca dal filosofo Aristotele, e a soli vent'anni si era distinto per le sue abilità militari nella battaglia di Cheronea (338 a.C.). Prima di dedicarsi all'impresa militare iniziata dal padre, però, Alessandro dovette contrastare la ribellione dei nobili macedoni e i tentativi delle città greche di riconquistare la propria autonomia. In breve tempo egli riuscì a eliminare tutti gli oppositori interni e a sottomettere la città di Tebe, deportando gli abitanti come schiavi. L'episodio pose fine alla ribellione delle póleis e consentì al nuovo sovrano di impegnarsi pienamente nella guerra contro i Persiani, alla quale diedero un contributo militare tutte le città greche, convinte a sostenere la causa di Alessandro anche grazie all'opera propagandistica dei più abili oratori del tempo. 

Laboratorio DELLE FONTI I TESTI

La divinizzazione di Alessandro 

In questo brano dell'erudito romano Giustino, che nel III secolo d.C. riassunse in un'epitome (o compendio) l'opera dello storico latino Pompeo Trogo (I secolo d.C.), viene descritta l'accondiscendenza dei sacerdoti del tempio di Ammone, nell'oasi di Siwa (in Egitto), nei confronti di Alessandro Magno, che permise al condottiero macedone di sfruttare la divinizzazione della sua figura per legittimare il proprio potere imperiale.

Alessandro si diresse al tempio di Giove Ammone per consultare il dio sul futuro e sulle sue origini [...] e, inviando prima i suo ambasciatori, fece sapere ai sacerdoti quello che voleva che gli rispondessero. [...] Mentre entrava nel tempio, i sacerdoti lo salutarono subito come figlio di Ammone ed egli, essendosi compiaciuto dell’adozione divina, ordinò di essere accettato come figlio del dio. Quindi chiese se doveva ancora punire qualcuno degli uccisori del padre, ma i sacerdoti risposero che suo padre, in quanto dio, non poteva né essere ucciso, né morire, mentre per quanto riguardava il re Filippo, era stato vendicato a dovere. [...] Dai sacerdoti ottenne l’assicurazione che avrebbe vinto tutte le battaglie e conquistato tutta la terra. Anche ai membri del suo seguito essi dissero di onorare Alessandro non come un re, ma come un dio. Da allora egli divenne ancor più intollerante e smodatamente superbo e perse quella gentilezza che aveva appreso dalla cultura greca e dalle istituzioni macedoni.” 

Marco Giuniano Giustino, Storie Filippiche. 
Epitome da Pompeo Trogo, XI, 11, trad. di L. Santi Amantini, Rusconi Libri, Milano 1981.


Alessandro Magno raffigurato come Helios. 


  • In che modo Alessandro approfittò della divinizzazione della sua figura? E perché?
  • In questo passo, quale classe sociale appare estremamente influente?

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Le rapide conquiste dei Macedoni

L'avanzata macedone nel territorio nemico fu rapida e relativamente semplice, favorita dalla crisi economica e politica dell'impero persiano, in quegli anni indebolito dai tentativi di insurrezione che ne minacciavano l'unità e dalle rivolte delle popolazioni contro il peso insostenibile delle tasse imposte dai satrapi. Nel 334 a.C. Alessandro guidò il suo esercito alla vittoria nell'Anatolia occidentale, presso il fiume Grànico. Le sue truppe dilagarono poi verso oriente, sconfiggendo nel 333 a.C. il re Dario III a Isso, ai confini settentrionali della Siria.
La fuga dell'esercito nemico aprì la via alle conquiste macedoni della Siria, della Fenicia, della Palestina e dell'Egitto. Qui, presso la foce del Nilo, fu fondata la città di Alessandria per celebrare la grandezza del condottiero macedone, la cui figura fu divinizzata dalla casta sacerdotale egizia ( LABORATORIO DELLE FONTI). Le enormi ricchezze ottenute dalle rapide conquiste nel Vicino Oriente consentirono ad Alessandro di proseguire la sua avanzata: nel 331 a.C., a Gaugamèla, in Assiria, fu sconfitta l'ultima resistenza persiana, e nel 326 a.C. le truppe macedoni raggiunsero il fiume Indo ( ATLANTE, pp. 14-15). La valle dell'Indo fu l'estremo avamposto conquistato dai Macedoni: l'esercito, stremato dalla lunga campagna, si rifiutò di proseguire oltre e Alessandro ripiegò nella città di Babilonia, in Mesopotamia. Nel frattempo fece costruire una flotta di navi che, sotto il comando di Nearco, risalì il mare Arabico e il golfo Persico fino alla Mesopotamia, in un viaggio che consentì ai Macedoni di esplorare zone fino ad allora sconosciute.

L’impero di Alessandro

Esaurita la spinta espansionistica, Alessandro si dedicò all'organizzazione del suo immenso impero, esteso dalla Grecia all'India. Per favorire l'integrazione tra Greci e Persiani promosse i matrimoni misti (egli stesso sposò Rossane, la figlia di un satrapo della Battriana). Inoltre, per garantirsi il consenso dei nuovi sudditi lasciò ampia libertà di culto alle popolazioni sottomesse.
Per avere il controllo di un impero così vasto, Alessandro adattò le forme del potere propriamente greche alle consuetudini dei popoli conquistati. Il comando dell'esercito fu affidato a generali di stirpe greca, che gli assicuravano maggiore fedeltà, ma nell'amministrazione dello Stato si servì di molti funzionari persiani, posti a capo dei territori conquistati. In Grecia garantì una relativa autonomia alle città, mentre in Egitto il suo potere fu di tipo assoluto, paragonabile a quello dei faraoni. Nei territori orientali fondò numerose città, che portavano il suo nome, che furono popolate da coloni greci. Infine, fece coniare una nuova moneta d'oro, unica per tutto l'impero, che sostenne lo sviluppo dei traffici commerciali tra il Mediterraneo e l'Oriente.

Alessandro sovrano orientale

Promuovendo la divinizzazione della sua figura, egli divenne di fatto un sovrano di tipo orientale, come fu evidente anche dai gesti rituali che pretese fossero eseguiti in sua presenza. Di fronte a lui, per esempio, tutti erano tenuti a inginocchiarsi: si trattava dell'atto della prosternazione al cospetto del sovrano. Rappresentava una consuetudine naturale per i sudditi orientali, presso i quali era diffusa la concezione che l'imperatore fosse un dio, ma risultava inaccettabile per i Greci, che si consideravano cittadini e non sudditi. Questi atteggiamenti procurarono ad Alessandro l'avversione di alcuni dignitari di corte macedoni.
Nel 323 a.C., mentre era in procinto di lanciarsi in una nuova spedizione militare, Alessandro morì improvvisamente per un attacco di febbre malarica (ma non mancò il sospetto che fosse stato assassinato). Aveva appena 33 anni, e in soli 13 anni alla guida del suo regno aveva conquistato un impero che si estendeva in quasi tutto il mondo allora conosciuto ( FOCUS). Per queste imprese straordinarie egli si meritò l'appellativo di Magno (“grande”). Il suo impero non gli sopravvisse, ma dalla sua eredità sorsero i cosiddetti regni ellenistici, che diffusero la cultura greca tra le popolazioni asiatiche. 

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L’ellenismo

La morte di Alessandro Magno (323 a.C.) segna il passaggio dall'età classica all'età ellenistica, la cui conclusione è convenzionalmente individuata nel 31 a.C., anno in cui i Romani conquistarono l'ultimo regno erede dell'impero macedone, l'Egitto. A partire dal XIX secolo, con il termine ellenismo gli storici hanno indicato il fenomeno di diffusione della cultura greca in Oriente e l'influenza che le civiltà orientali hanno esercitato su di essa.
Alessandro era morto senza lasciare eredi diretti. I suoi comandanti militari si spartirono quindi il potere prendendo possesso delle regioni in cui erano stanziate le loro truppe. Questo equilibrio, tuttavia, non durò a lungo: ciascuno dei generali, chiamati diàdochi (“successori”), mirava al controllo del Mediterraneo, e questa situazione di instabilità sfociò in una serie di guerre che durarono dal 322 al 281 a.C., con alleanze variabili. Alla fine di questi conflitti l'impero si divise in numerosi Stati, definiti regni ellenistici ( CARTA), in cui il potere veniva tramandato per via ereditaria, come era consuetudine nelle organizzazioni politiche orientali.

La Grecia degli Antigonidi

Ogni regno era retto da una diversa dinastia. In Macedonia, nella corte imperiale di Pella, si instaurò la dinastia degli Antigònidi, dal nome del loro capostipite, Antìgono Monoftàlmo (così chiamato perché aveva perso un occhio combattendo come generale al servizio di Alessandro). Con l'aiuto del figlio Demetrio, egli si batté contro gli altri diadochi per espandere i propri domini nel Mediterraneo e rafforzò la sua influenza sulla Grecia, dove le póleis mantenevano solo formalmente la loro autonomia.
A Sparta e in altre città greche gli Antigonidi domarono nel sangue numerose rivolte scoppiate a causa della crisi economica e sociale. Ad Atene, inizialmente guidata da un governo oligarchico, Demetrio favorì il ritorno della democrazia, imponendovi però il suo protettorato militare. La città attica era ormai esclusa dai traffici commerciali più redditizi, che adesso si svolgevano in Oriente, favorendo l'ascesa economica dell'isola di Rodi; rimaneva però un grande centro culturale, punto di incontro per tutti gli intellettuali del Mediterraneo grazie alle sue scuole artistiche e filosofiche.

L’Egitto dei Tolomei

In Egitto il diadoco Tolomeo I Sotère (“salvatore”), fratellastro di Alessandro Magno, diede inizio alla dinastia dei Tolomèi. Egli ricollegò il suo regno alla tradizione dei faraoni egizi e, dando un forte impulso alle attività commerciali, riuscì ad affermare la propria supremazia politica nel mar Egeo. 
La città di Alessandria fu il più importante centro culturale del regno. Qui, come vedremo, i Tolomei richiamarono numerosi intellettuali dell'epoca per dare lustro alla loro corte. A partire dal II secolo a.C., però, una grave crisi economica colpì l'Egitto. I privilegi della casta sacerdotale furono messi in discussione dalle violente ribellioni della popolazione, che di fatto viveva in condizioni di miseria. Alla fine del I secolo a.C., il regno fu poi conquistato dai Romani, che si impossessarono delle sue preziose produzioni di cereali. 

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I regni dei Seleucidi e degli Attalidi

Nelle regioni asiatiche dell'impero di Alessandro si affermò la dinastia dei Selèucidi, dal nome del generale macedone Selèuco, che stabilirono la loro capitale ad Antiòchia, in Siria. Dopo aver esteso i propri confini dall'Anatolia all'India, i loro domini si ridussero alla sola regione della Siria. Una delle cause della disgregazione del regno fu proprio la sua vastità: alcune aree furono invase dai Parti, una popolazione nomade che si stabilì in Armenia, mentre altre regioni, come la Battriana (ai confini nordorientali del regno), si ribellarono ai Seleucidi e instaurarono governi autonomi.
In Anatolia, inoltre, sorsero vari piccoli regni, il più potente dei quali fu fondato alla metà del III secolo a.C. da Attalo, capostipite della dinastia degli Attàlidi: la sua capitale, Pergamo, fu uno dei principali centri culturali ellenistici, in concorrenza con Alessandria d'Egitto. Il regno degli Attalidi conobbe un notevole sviluppo anche nel corso del II secolo a.C.: la sua affermazione fu favorita dall'alleanza con i Romani, che in quell'epoca stavano ormai diventando la potenza egemone nel Mediterraneo.

Il modello politico del mondo ellenistico

Anche se i diversi regni sorti dalla disgregazione dell'impero alessandrino presentavano tratti specifici, alcune caratteristiche della loro organizzazione sociale e politica erano comuni a tutti. Le terre, per esempio, erano interamente di proprietà del sovrano che, secondo l'uso dei re orientali, le affidava ai suoi funzionari perché le amministrassero. Dal punto di vista politico, i monarchi ellenistici accentrarono nelle loro mani ogni autorità, instaurando forme di potere assoluto che dominavano ogni aspetto della vita dei sudditi.
Se si esclude il regno macedone degli Antigonidi, in tutti gli altri Stati ellenistici i sovrani promossero la divinizzazione della propria figura, sull'esempio di quanto aveva già fatto Alessandro Magno, per legittimare la propria autorità attraverso il sostegno della casta sacerdotale.

FOCUS • IERIOGGI
ECUMENE E IMPERO UNIVERSALE  

Con il termine ecuméne (dal greco oikouméne, “terra abitata”) si indica fin dall'antichità la parte abitata della Terra, in contrapposizione alle aree deserte o inesplorate. In epoca alessandrina, grazie alle conoscenze acquisite attraverso i viaggi commerciali e le esplorazioni seguite alle conquiste di Alessandro, i geografi iniziarono a elaborare mappe e carte che rappresentavano, anche se in modo ancora approssimativo, tutto il mondo allora conosciuto (ossia l'Africa settentrionale, l'Europa e l'Asia centroccidentale). Con le imprese di Alessandro Magno entrava nella storia l'idea di un impero universale, guidato da un unico sovrano ed esteso a tutte le popolazioni della Terra. Questa concezione avrebbe poi contraddistinto sia l'espansionismo dei Romani, sia i diversi imperi occidentali che in qualche modo ne ereditarono la cultura e le caratteristiche politiche: gli imperi medievali di Carlo Magno e degli Ottoni (il Sacro Romano Impero); l'impero di Carlo V (1500-1558), in età moderna, su cui "non tramontava mai il sole", come si diceva per indicarne la vastità (esso comprendeva anche le terre dell'America Latina). 
L'ideale universalistico ha oggi in gran parte perso la dimensione militare, ma rimane per esempio nella vocazione missionaria di religioni ecumeniche come il cristianesimo e l'islam, che aspirano a diffondere la loro fede in tutto il mondo. La forma più significativa di universalismo, tuttavia, riguarda probabilmente l'omologazione economica e culturale indotta dalla globalizzazione, che tende ad affermare in tutto il pianeta modelli di vita di tipo occidentale a discapito delle tradizioni locali. 

GUIDA ALLO STUDIO

  • Fin dove si spinse l'esercito di Alessandro Magno?
    Come era organizzato il suo vasto impero?  
  • Quali caratteristiche assunse l'esercizio del potere di Alessandro in Oriente?  
  • Che cosa si intende con il termine “ellenismo”?  
  • Quali furono i principali regni ellenistici?   

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
Il nuovo Storia&Geo - volume 1
Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana