L’Olimpo dei Greci

3.3 LA GRECIA ARCAICA

L’Olimpo dei Greci

In ogni pólis era presente un'area sacra destinata alle cerimonie religiose. Posta generalmente su un'altura, l'acropoli (da ácros, “alto”, e pólis, “città”) era il nucleo più antico dell'insediamento urbano, dove si svolgevano i riti propri dei culti rivolti al dio o agli dèi protettori della città.
La religione degli antichi Greci era infatti politeistica. Alcuni dèi rappresentavano una personificazione delle forze della natura (come i fenomeni atmosferici o gli astri del cielo), secondo le antiche tradizioni dei popoli indoeuropei; altri culti, come quelli delle divinità femminili legate alla fertilità della terra, derivavano dalle consuetudini religiose delle popolazioni paleolitiche preesistenti all'arrivo degli indoeuropei. Secondo la tradizione, la sede degli dèi ellenici era la cima del monte Olimpo (situato tra la Tessaglia e la Macedonia, nella Grecia settentrionale), probabilmente perché era la vetta più alta della penisola Ellenica ed era spesso avvolto dalle nubi.

Il pantheon greco

Ogni divinità era il nume protettore di un aspetto particolare della vita quotidiana: per ottenerne l'aiuto, i Greci offrivano agli dèi le primizie dei campi o compivano sacrifici di animali. Il rapporto del singolo con la divinità era indirizzato esclusivamente a trarre vantaggi nelle attività di ogni giorno, mentre il comportamento individuale non era ritenuto foriero di conseguenze nella vita ultraterrena. I Greci, infatti, avevano una concezione pessimistica dell’aldilà: i defunti erano destinati a vagare nelle tenebre, privi di ogni conforto, a prescindere dalle azioni compiute in vita. Dell'esistenza terrena sopravviveva solo il ricordo lasciato ai posteri delle imprese eroiche compiute in battaglia. Le divinità erano raffigurate con sembianze umane e venivano descritte con caratteri, vizi e virtù simili a quelli degli uomini (erano per esempio facili all'ira); si differenziavano per la loro immortalità, ma come gli esseri umani erano anch'essi sottomessi ai capricci del destino.
Oltre che dalle figure di Zeus, padre di tutti gli dèi e dio del cielo, e di Era, sua consorte e protettrice della famiglia, il pantheon (da pân, “tutto”, e theós, “dio”) greco era costituito da molte altre divinità, ognuna preposta a specifiche funzioni: Ade era il dio dell'oltretomba; Apollo il dio del sole e il protettore della danza, della musica e della poesia; Afrodite la dea della bellezza e dell'amore; Ares il dio della guerra; Atena la dea dell'intelligenza e dell'astuzia; Poseidone il dio del mare; Dioniso il dio del vino e della forza vitale della natura; Artemide la dea della caccia, dei boschi e delle acque; Demetra la dea delle messi; Efesto il dio del fuoco e della metallurgia; Eolo il dio del vento; Asclepio il dio della medicina; Ermes il protettore di viandanti e mercanti, ma anche di ladri e truffatori.

Templi e santuari

Mentre presso i Micenei i luoghi di culto si trovavano all'interno del palazzo reale, i templi della pólis (► DOSSIER, p. 198) sorgevano nel recinto sacro dei santuari, in luoghi aperti e accessibili a tutti i cittadini. Nei santuari le autorità facevano costruire piccoli templi, chiamati “tesori”, che contenevano arredi sacri e oggetti utilizzati nelle processioni rituali. Nei templi si trovava anche la cella contenente la statua della divinità cui era dedicato l'edificio; al suo interno potevano entrare solo i sacerdoti o gli iniziati, ossia i fedeli ammessi ai culti segreti della divinità in questione. Insieme ai principali dèi dell'Olimpo, i Greci veneravano anche divinità locali considerate protettrici della comunità fin da tempi antichissimi; la celebrazione dei riti a loro dedicati era affidata alle autorità civili cittadine, che affermavano in questo modo l'autonomia e l'indipendenza della pólis anche in campo religioso. Il ruolo di questi officianti era diverso da quello svolto dai sacerdoti delle civiltà del Vicino Oriente, che costituivano una casta di “professionisti” a sé stante; nelle città greche le funzioni religiose competevano alle cariche pubbliche più elevate, ed erano quindi svolte per un periodo limitato e da tutti coloro che avevano accesso al potere politico. 
I sacerdoti avevano invece grande importanza nei santuari panellenici, nei quali si celebravano riti rivolti alle divinità comuni a tutti i Greci. I santuari più importanti sorgevano a Delfi, nella Grecia continentale, e sull'isola di Delo, al centro del mar Egeo, ed erano sedi del culto del dio Apollo, mentre in quello di Olimpia, nel Peloponneso, si venerava Zeus. Nel santuario di Delfi risiedeva la Pizia, una sacerdotessa che dava oracoli, cioè responsi e consigli spesso volutamente ambigui e di difficile interpretazione su questioni di politica interna ed estera. 

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Il ruolo politico dei santuari

L'istituto oracolare mostra come i santuari fossero molto più che semplici centri religiosi, poiché avevano anche funzioni di tipo politico e culturale. Svolgevano sia un ruolo di rappresentanza, costituendo una dimostrazione della ricchezza delle città che li avevano fatti edificare, sia un importante ruolo di comunicazione, di mediazione diplomatica e di collegamento culturale tra i diversi centri urbani. Nei santuari si creavano confederazioni religiose che, poi, si trasformarono in vere e proprie alleanze economiche (anfizionìe) e militari (leghe). Durante la seconda colonizzazione del Mediterraneo, inoltre, i santuari ebbero una funzione di raccolta di informazioni strategiche utili a organizzare l'espansione commerciale: le notizie portate dai marinai e dai mercanti che tornavano dai viaggi d'oltremare venivano qui condivise, permettendo di progettare spedizioni nei territori costieri più adatti alla fondazione di nuovi centri urbani. 

Le gare di Olimpia

La mediazione diplomatica era una delle principali caratteristiche del santuario di Olimpia, dove ogni quattro anni si svolgevano le Olimpiadi ( FOCUS), gare sportive che richiamavano atleti e pubblico da tutta la Grecia. L'importanza di questi giochi panellenici era così sentita che per tutta la durata del loro svolgimento vigeva la ekecheiría (da écho, “trattenere”, e chéir, “mano”), ossia la sospensione di tutte le ostilità pubbliche e private. Questa tregua olimpica, in realtà, non interrompeva completamente eventuali conflitti in corso; tuttavia, la consuetudine voleva che atleti o spettatori costretti ad attraversare territori nemici per raggiungere Olimpa venissero lasciati passare indenni. L'importanza rivestita dalle Olimpiadi nella cultura greca è dimostrata dal fatto che anche il sistema di datazione vi faceva riferimento: i Greci, infatti, contavano gli anni a partire dalla prima Olimpiade, posta dalla tradizione nell'anno corrispondente al 776 a.C.

FOCUS • IERIOGGI
OLIMPIADI 

Gli atleti che partecipavano alle Olimpiadi non erano remunerati: i premi ricevuti dai vincitori delle gare olimpiche consistevano in semplici corone di alloro, simbolo della fama che avevano acquisito con le loro imprese sportive. Tuttavia, dal momento che le vittorie sportive conferivano grande prestigio anche alla loro città di appartenenza, gli olimpionici erano spesso mantenuti a spese delle autorità cittadine per tutta la vita.
Le Olimpiadi furono soppresse nel IV secolo d.C. dagli imperatori romani e rinacquero solamente nel 1896, quando furono istituite a livello mondiale le Olimpiadi moderne come strumento di riconciliazione tra i popoli.
Alcune delle discipline praticate nelle antiche gare di Olimpia sono sopravvissute fino ai nostri giorni: per esempio la corsa, la lotta (oggi definita appunto “greco-romana“), il pugilato, il lancio del disco e del giavellotto.

Lo stadio di Olimpia.

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DOSSIER ARTE  Il tempio greco
La struttura dei templi greci più arcaici derivava da quella del mégaron miceneo; si trattava di un edificio la cui sala centrale era coperta da un soffitto sostenuto da quattro colonne. In seguito, alla struttura centrale fu aggiunto un ampio colonnato, che circondava tutta la costruzione contribuendo a renderla più solenne. All'inizio i templi erano costruiti interamente in legno, ma già in epoca arcaica si affermò l'uso della pietra e del marmo, con la decorazione delle colonne secondo diversi stili, definiti in base alle aree in cui si affermarono. Lo stile dorico era il più essenziale e lineare: era diffuso nei templi della Grecia continentale, a Creta e nelle colonie elleniche dell'Italia meridionale. Lo stile ionico, che compare verso la metà del VI secolo a.C., presentava colonne più eleganti e decorate: contraddistingueva i templi delle colonie della costa anatolica e delle isole dell'Egeo orientale. Lo stile corinzio (dal nome del suo inventore, Callimaco di Corinto, che ne realizzò i primi esempi) aveva decorazioni molto elaborate e si diffuse in tutto il mondo greco a partire dalla fine del V secolo a.C.  

I riti misterici

Oltre ai culti ufficiali delle città, che avevano una dimensione collettiva, tra la popolazione greca erano diffuse anche forme di religiosità, dal carattere più intimo e personale. Erano i cosiddetti riti misterici (da mystérion, “segreto”), legati ai culti della fertilità della natura e alle divinità delle campagne, come Demetra e Dioniso. I misteri si svolgevano in luoghi segreti, con rituali riservati agli iniziati. Alla dea dei raccolti agricoli era dedicato il più antico di questi culti (i misteri eleusini), che aveva luogo a Eleusi, vicino ad Atene, mentre a Dioniso erano ispirati i misteri dionisiaci, durante i quali i partecipanti – soprattutto donne – raggiungevano uno stato di estasi (trance) indotto dalle danze frenetiche.

La nascita della filosofia

Fin dall'epoca arcaica, le vicende degli dèi e le gesta degli eroi greci avevano rappresentato il materiale per un vasto patrimonio di racconti mitici, che avevano segnato profondamente la mentalità e la cultura greche. Attraverso la narrazione di episodi religiosi o fantastici, il mito forniva ai Greci una spiegazione della realtà e un sistema di conoscenze acquisite come vere e certe.
Nel VII secolo a.C., accanto al mito cominciò ad affermarsi un diverso metodo di ricerca e di trasmissione del sapere: la filosofia. Il termine filosofia (letteralmente “amore per la sapienza” da philêin, “amare”, e sophía, “sapienza”) comparve più tardi, forse nel V secolo a.C.; i primi protagonisti del pensiero filosofico furono in realtà più “fisiologi” e “fisici” che “filosofi”, in quanto la loro ricerca era volta soprattutto a spiegare l'origine della realtà attraverso l'individuazione di uno o più principi fondamentali, rintracciati in elementi naturali (l'acqua, l'aria, la terra, il fuoco) o astratti (i numeri, il mutare delle cose, l'opposizione tra contrari). Questo nuovo modo di pensare non ebbe la sua culla nelle città della Grecia continentale, ma nei territori delle colonie. Nella città ionica di Mileto, in Asia minore, visse il primo filosofo, Talete; a Efeso e a Samo, anch'esse nella Ionia, nacquero Eraclito e Pitagora; quest'ultimo visse poi a Crotone, nella Magna Grecia, dove operò anche Parmenide, fondatore della scuola di Elea (città della Campania). 

GUIDA ALLO STUDIO

  • Quali erano le principali divinità greche? 
  • Qual è la differente ubicazione dei templi presso i Micenei e nella pólis?
  • Quali funzioni svolgevano i santuari panellenici? 
  • Che cos'erano le Olimpiadi e quale importanza avevano per le città greche? 
  • Che cos'erano i riti misterici?
  • Qual era l'ambito di ricerca dei primi filosofi?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana