La nascita della pólis

3.3 LA GRECIA ARCAICA

La nascita della pólis

La fioritura della civiltà greca avvenne nel periodo definito convenzionalmente dagli storici “età arcaica”, compreso tra l'VIII e il VI secolo a.C. e distinto da quello in cui si verificò la sua massima espansione, l'età classica (V-IV secolo a.C.).
Durante l'età arcaica la Grecia conobbe un intenso progresso sia economico sia politico, che si concretizzò in forme di organizzazione sociale assai diverse rispetto a quelle delle civiltà del Vicino Oriente. Le caratteristiche del territorio ellenico, sfavorevoli alla nascita di grandi imperi di tipo orientale, furono la premessa per l'affermazione di una nuova forma di organizzazione politica: la pólis, città-Stato in cui si svilupparono ordinamenti politici completamente inediti nella storia del mondo antico (► CARTA).

L’emancipazione di mercanti e artigiani

A partire dall'VIII secolo a.C. i centri urbani greci subirono un'importante trasformazione. La supremazia dei proprietari terrieri aristocratici, fondata fino a quel momento sulla centralità delle attività agricole, fu per la prima volta messa in discussione dall'espansione commerciale greca nel Mediterraneo, in seguito alla quale anche le attività artigianali ebbero un notevole impulso. Con questi cambiamenti economici si presentarono le prime opportunità di mobilità sociale, per esempio attraverso il contributo alla difesa militare della città. Grazie alle ricchezze ottenute con le loro attività, infatti, i mercanti e gli artigiani potevano procurarsi finalmente le armi e arruolarsi nell'esercito cittadino come opliti. L'ingresso nell'esercito aprì la strada alla loro partecipazione alla vita politica ( LABORATORIO DELLE FONTI, pp. 182-183).
La discendenza da antenati nobili e la proprietà terriera cominciarono a non essere più considerate come le uniche fonti di potere e di prestigio sociale: nuovi individui, arricchitisi con il loro lavoro, pretendevano ora di esercitare i diritti politici partecipando alle assemblee in cui si prendevano le decisioni rilevanti per la comunità.
Una volta che gli artigiani e i mercanti ebbero acquisito forza militare, le loro richieste non poterono più essere completamente ignorate, sia perché essi risultavano utili per prevalere nelle battaglie, sia perché, se gli aristocratici avessero continuato a opporsi al loro ingresso nella vita politica, grazie a tale forza militare essi avrebbero potuto scatenare gravi rivolte sociali. Fu così che, per accedere alle cariche pubbliche, al criterio basato sulla nobiltà di nascita e sulla proprietà della terra cominciò ad affiancarsi quello fondato sulla ricchezza accumulata con l'attività lavorativa.

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L’organizzazione politica della pólis

Questi cambiamenti costituirono le condizioni per la nascita delle póleis. Il termine era inizialmente utilizzato per indicare l'area di un insediamento urbano in cui erano situati il palazzo del re e gli edifici religiosi, in genere posti su un'altura per esigenze di autodifesa. La parte bassa, abitata dal popolo, era invece definita dal termine ásty. Con il tempo, però, pólis passò a indicare la città nella sua interezza: non solo il nucleo centrale, ma anche i territori circostanti su cui essa allargava la propria influenza.
Mentre nei centri urbani delle civiltà orientali i palazzi reali erano separati dal resto delle abitazioni a simboleggiare il dominio dei sovrani sui loro sudditi, nelle città-Stato greche la disposizione degli spazi urbani rispecchiava un'organizzazione sociale e politica in cui la partecipazione dei cittadini alla gestione della comunità aveva un'importanza fondamentale. Il centro della comunità era costituito da una piazza aperta a tutti, l'agorà, sede a un tempo del mercato, degli edifici religiosi e delle istituzioni politiche. Qui i cittadini prendevano parte alle assemblee, in cui esercitavano il proprio diritto di parola e di voto, secondo modalità che non avevano eguali nelle organizzazioni politiche del tempo. A differenza che nelle società urbane del Vicino Oriente, infatti, in Grecia la sovranità era per la prima volta esercitata in nome del popolo, senza essere più legata esclusivamente all'origine divina della figura terrena che ne era considerata l'incarnazione (come il faraone o il sovrano assoluto dell'impero persiano).
Per la mentalità greca, il concetto di cittadinanza divenne così il discrimine fondamentale per distinguere i popoli civili (costituiti appunto da un insieme di cittadini) dai barbari (formati da sudditi di un sovrano dotato di poteri illimitati).
A fronte di questa straordinaria novità, non va però dimenticato che l'accesso alle cariche politiche e la partecipazione attiva alle assemblee rimanevano molto lontani dall'essere universali, essendo limitati soltanto ai cittadini maschi maggiorenni (tali in quanto i genitori erano a loro volta cittadini) e a chi disponeva di mezzi economici sufficienti a non lavorare.
Le donne e le classi sociali più povere, formate da tutti coloro che erano quotidianamente impegnati nelle proprie attività lavorative, non potevano prendere parte alle assemblee e restavano del tutto escluse dalla vita politica.
L'autonomia interna delle póleis – nel senso etimologico del termine (dal greco autós, “egli stesso”, e nómos, “legge”) che, riferito a una comunità di individui, indica la facoltà di autodeterminarsi, di "darsi le proprie leggi" – aveva un corrispettivo nei rapporti tra le diverse città-Stato. Le póleis greche rimasero infatti sempre indipendenti l'una dall'altra; solo in casi particolari strinsero tra loro alleanze temporanee, mentre molto più spesso si combatterono per il dominio di territori contesi o per il controllo dei traffici commerciali.

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Dal palazzo all’agorà

L'affermazione delle póleis costituì una vera e propria rivoluzione anche dal punto di vista economico e sociale. Per gli imperi del Vicino Oriente e presso le civiltà cretese e micenea il centro delle attività mercantili era stato il palazzo, da dove i sovrani o i loro funzionari di corte dirigevano le attività economiche e pianificavano le spedizioni commerciali. Nelle città-Stato greche, invece, i mercanti erano autonomi e la loro attività non era sottoposta al conseguimento di particolari autorizzazioni da parte delle autorità statali. Questa libertà di iniziativa economica ampliava le opportunità di arricchirsi, ma anche quelle di apprendere novità tecnologiche e culturali che un tempo sarebbero rimaste appannaggio delle classi più elevate mentre ora costituivano un importante elemento di emancipazione sociale.

Libertà e tirannide

L'ascesa politica dei ceti mercantili contribuì alla diffusione di nuovi ideali di indipendenza e libertà politica. Tra il VII e il VI secolo a.C., in alcune città costiere scoppiarono gravi scontri interni che opposero gli aristocratici alle altre classi sociali in ascesa. Queste ultime si fecero promotrici dell'esigenza di mettere per iscritto nuove leggi, superando le norme tradizionali e consuetudinarie nate per servire gli interessi degli aristocratici e applicate a loro vantaggio da un sistema giudiziario amministrato dai membri della nobiltà. Al fine di risolvere questi conflitti sociali e politici, in alcune città si fece ricorso ai legislatori per limitare i privilegi dei nobili con nuove leggi scritte: si trattava in genere di persone appartenenti all'aristocrazia che agivano super partes e avevano un ruolo di pacificatori. La diffusione della scrittura alfabetica, stimolata dall'espansione delle attività commerciali, ebbe sicuramente un ruolo importante nel favorire la stesura e la pubblicazione di leggi scritte, dal momento che consentiva a una platea più ampia la conoscenza diretta delle norme giuridiche, non più sottoposte unicamente alle interpretazioni di nobili, e dunque una più efficace tutela dei propri diritti. I mercanti, in particolare, avevano ora la possibilità di presentare nuove proposte nelle assemblee o di opporsi alle norme contrarie ai loro interessi. In altre città, invece, il potere fu affidato a singoli individui che ricoprivano un ruolo influente all'interno della propria comunità: i tiranni. Essi instaurarono governi autoritari grazie all'appoggio militare e politico delle classi mercantili, che in cambio videro garantita la tutela e la libertà delle loro attività commerciali.
La tirannide, in molti casi, ristabilì un equilibrio sociale tra gli aristocratici e le classi emergenti, ma in alcune póleis la confisca dei beni dei proprietari terrieri aristocratici alimentò nuove ostilità, ponendo i presupposti per lo scoppio di altri conflitti armati.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Quali elementi favorirono la mobilità sociale?
  • Quali trasformazioni sociali crearono il contesto per la nascita delle póleis
  • Che cos'era la pólis? Come era organizzata? 
  • Quali soluzioni vennero adottate nelle póleis greche per sanare i conflitti interni?  

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana