L’espansione greca nel Mediterraneo

3.3 LA GRECIA ARCAICA

L’espansione greca nel Mediterraneo

Tra l'VIII e il VI secolo a.C. i Greci diedero vita a un nuovo ed esteso fenomeno migratorio nel Mediterraneo, definito seconda colonizzazione ( ATLANTE, pp. 12-13) per distinguerlo dalle migrazioni dei Dori agli albori dell'epoca arcaica. Questa espansione nel Mediterraneo fu in parte simile, nel suo carattere essenzialmente mercantile, a quella operata dai Fenici: anche i Greci all'inizio fondarono numerose basi commerciali, che aprirono nuovi mercati per l'esportazione dei prodotti della madrepatria. Queste basi divennero in seguito città fiorenti, in grado di promuovere, in alcuni casi, una vera e propria opera di conquista territoriale.

Le cause della seconda colonizzazione

A spiegare le cause di questo imponente fenomeno migratorio concorrono diversi elementi. Nell'VIII secolo a.C., gran parte della popolazione ellenica fu colpita da una crisi agraria dovuta alla crescita demografica che le ridotte estensioni coltivabili del territorio greco non potevano più sostenere. I proprietari terrieri privilegiavano la produzione di olio e vino, merci pregiate che garantivano elevati guadagni, ma questa destinazione dei terreni, finalizzata principalmente all'esportazione, aumentava la miseria della popolazione contadina locale poiché riduceva maggiormente le superfici adibite alla coltivazione dei cereali, già di per sé molto limitate.
Alcune città trovarono una soluzione al problema dell'insufficiente produzione agricola e della sovrappopolazione nella fondazione di nuovi centri urbani nelle terre d'oltremare, le colonie ( CARTA). Da una parte l'emigrazione verso altre terre alleggeriva la pressione demografica nelle città d'origine, dall'altra permetteva agli emigranti di cercare nuovi spazi agricoli da coltivare.
In principio la colonizzazione del Mediterraneo ebbe comunque un carattere spiccatamente commerciale: proprio l'esigenza di espandere i mercati per le esportazioni aveva ampliato le mete delle rotte commerciali, favorendo i contatti con terre sconosciute divenute in seguito obiettivo di colonizzazione ( DOSSIER). Da questo punto di vista, un ruolo importante nell'espansione greca fu giocato dalle vicende del Vicino Oriente. A partire dal IX secolo a.C., con la conquista assira delle coste dell'attuale Libano, l'egemonia marittima dei Fenici aveva subito infatti un sensibile ridimensionamento: le colonie fenicie continuarono a esistere, ma le rotte marittime non furono più dominate esclusivamente dalle loro flotte, aprendo nuovi spazi per i mercanti greci.

La penetrazione commerciale dei Greci

Come quella fenicia, anche la colonizzazione greca ebbe generalmente un carattere pacifico e fu compiuta solo nei territori in cui le popolazioni locali non erano abbastanza forti per respingere con le armi i nuovi arrivati. Nelle terre dei grandi regni del Vicino Oriente, infatti, i Greci non fondarono colonie, a eccezione di Naucrati, in Egitto, che tuttavia era soltanto una base commerciale presso cui il faraone egizio concedeva ospitalità ai mercanti greci a patto che vivessero nel quartiere a loro riservato.
In pochi casi, invece, come in Sicilia e a Bisanzio, i coloni conquistarono militarmente l'entroterra e ridussero in schiavitù la popolazione. Grande sviluppo ebbero le colonie fondate sulle coste del mar Nero e dell'Italia meridionale, ricche di cereali, che diedero luogo a intensi scambi commerciali con le città della Grecia. Come abbiamo visto, lo sviluppo delle colonie in Italia fu così importante che la parte meridionale della penisola fu definita dai Greci Megále Hellàs, Magna Grecia. In queste aree, i coloni greci non si limitarono a stabilire le loro basi commerciali, ma introdussero anche la coltivazione della vite e dell'ulivo. Queste produzioni alimentarono i traffici con l'entroterra: in cambio del vino, dell'olio e di alcuni prodotti artigianali, come le ceramiche, i coloni ottenevano metalli, legname e cereali dalle popolazioni locali. Parte di queste merci era poi utilizzata per gli scambi con le metropoli (le “città madri”, dal greco méter, “madre”, e pólis, “città”), che intrattenevano con le colonie relazioni privilegiate, in quanto regolate da specifici accordi. 

  › pagina 181   

DOSSIER TECNOLOGIA  Le navi greche

Ceramica attica del VI secolo a.C. raffigurante una nave da carico a vela quadrata.

L'espansione delle attività mercantili lungo le rotte marittime mediterranee e la seconda colonizzazione avvenuta durante l'età arcaica furono favorite dalle innovazioni tecnologiche nel settore della navigazione, che i Greci appresero dai mercanti fenici, apportandovi poi importanti modifiche.
Le navi da trasporto, costruite con una chiglia larga per ospitare la maggiore quantità di carico mercantile possibile, non erano dotate di rematori, al fine di limitare le spese per gli equipaggi che avrebbero reso poco redditizi i viaggi; sfruttavano, invece, come quelle fenicie, la spinta dei venti, grazie a una vela quadrata issata al centro dell'imbarcazione. Più elaborate erano le navi da guerra, in cui le file di rematori furono portate a tre: le cosiddette triremi erano velocissime e maneggevoli, anche in spazi di mare molto stretti come quelli che caratterizzavano le coste e le isole greche. Si trattava di imbarcazioni lunghe fino a 40 metri, con un equipaggio di circa 200 uomini, di cui 170 erano rematori. Sulla prua erano dotate di uno sperone metallico usato per squarciare lo scafo delle navi nemiche, mentre il timone era costituito da due remi affiancati a poppa. Le navi da guerra erano fondamentali per mantenere la supremazia marittima e per difendere le rotte commerciali dagli attacchi delle flotte nemiche e dei pirati che in quell'epoca infestavano le acque del Mediterraneo. Tuttavia, solo città che disponevano di notevoli risorse economiche potevano affrontare gli elevati costi di costruzione di tali imbarcazioni e le spese per il mantenimento degli equipaggi.

La diffusione della cultura greca

La colonizzazione del Mediterraneo favorì anche la diffusione della cultura e delle tradizioni elleniche. Furono i Greci a diffondere l'uso dell'alfabeto fonetico nel continente europeo: i primi testi scritti in Italia, per esempio, sono stati rinvenuti su iscrizioni che risalgono all'VIII secolo a.C. provenienti dalla Magna Grecia. Poiché i coloni erano spesso cittadini appartenenti alle classi più umili della pólis, costretti a fuggire dall'emarginazione economica e sociale che gli aristocratici avevano imposto loro nelle città di origine, nei nuovi centri urbani essi stabilirono criteri di uguaglianza, come la suddivisione delle terre in parti uguali: insieme alla cultura ellenica, diffusero dunque, nei territori colonizzati, anche i princìpi di libertà e di indipendenza che avevano caratterizzato le loro rivendicazioni sociali nella madrepatria.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Quali cause determinarono la seconda colonizzazione greca?
  • In quali aree i Greci fondarono le loro colonie?  
  • Quali vantaggi comportava la fondazione delle colonie? 
  • Che cosa introdussero i coloni greci nelle aree conquistate?  

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
Il nuovo Storia&Geo - volume 1
Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana