2.7 - Il settore secondario

2b I SETTORI ECONOMICI E LA GLOBALIZZAZIONE

2.7 Il settore secondario

Al settore secondario appartengono tutte le attività di trasformazione delle materie prime agricole, animali, minerarie e forestali in merci semilavorate (destinate a ulteriori lavorazioni) o finite (pronte per il consumo) destinate al mercato. Ne fanno parte l’industria – di cui sono esempi la fabbricazione di macchine e di strumenti tecnologici d’avanguardia e il confezionamento degli alimenti –, la produzione di fonti energetiche, l’edilizia e l’artigianato.

Le gerarchie industriali 

Le trasformazioni che hanno accompagnato la diffusione su larga scala delle attività industriali hanno influito profondamente sull’evoluzione dell’economia e della società globale, contribuendo a creare un sistema industriale organizzato a livello gerarchico ( carta), all’interno del quale gli Stati sono suddivisi in gruppi eterogenei, la cui composizione è soggetta anche alle continue fluttuazioni delle economie nazionali. Il fattore determinante di tale suddivisione è il Pil, cioè il prodotto interno lordo, che stabilisce il livello di ricchezza delle nazioni in base al calcolo del valore totale dei beni e dei servizi prodotti annualmente da un Paese.

  • I Paesi economicamente più forti, definiti a industrializzazione matura, per il fatto che da molto tempo sono stati interessati dal processo di espansione delle attività industriali, rientrano nel cosiddetto G8, costituito dai governi delle otto principali potenze economiche della Terra: Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Canada e Russia (che è entrata a farne parte solo recentemente, dopo la caduta dell’Unione Sovietica).
  • Appartengono ai Paesi di nuova industrializzazione, Nic (Newly Industrialized Countries), quelli che, dagli anni Sessanta in poi, si sono dotati di un produttivo apparato industriale raggiungendo rapidamente un importante livello di sviluppo economico. Quasi tutti hanno beneficiato degli ingenti investimenti stranieri, favoriti dal decentramento produttivo, ma poi hanno continuato in autonomia dedicandosi soprattutto alla produzione di beni per l’esportazione. Tra questi Paesi si distinguono per la loro notevole crescita economica quelli appartenenti al gruppo dei Brics, chiamato così in base all’acronimo dei loro nomi: Brasile, Russia (ora inserita anche nel G8), India, Cina e Sudafrica. Si tratta di nazioni caratterizzate da una popolazione molto numerosa, da vaste estensioni territoriali e dall’abbondanza di risorse naturali.
  • Infine vi sono i Paesi meno avanzati, scarsamente industrializzati, in cui si sono sviluppati soprattutto gli apparati produttivi dei settori siderurgico, meccanico e tessile, che necessitano di un elevato impiego di manodopera.

Un elemento che accomuna la maggior parte dei Paesi industrializzati è la loro adesione all’economia di mercato, cioè a un modello di sviluppo economico che si basa sulla proprietà privata e sulla libertà delle imprese di scambiare merci in mercati liberi.

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Tra crisi e ristrutturazione 

La grave crisi economica che agli inizi del XXI secolo ha colpito le maggiori potenze mondiali ha decretato un arresto delle attività del settore secondario e imposto una revisione globale delle scelte produttive e commerciali, comportando anche rapidi cambiamenti all’interno delle gerarchie industriali dei vari Paesi.

La diffusione delle attività industriali nei Paesi emergenti ha fatto aumentare la concorrenza a livello di mercato globale e la necessità di produrre merci tecnologicamente sempre più sofisticate a prezzi inferiori ha spinto molte industrie a una profonda ristrutturazione, che ha coinvolto i metodi di produzione e le scelte commerciali.

Le strategie utilizzate dai complessi industriali per riemergere dalla crisi e recuperare competitività sono state molteplici, ma non sempre efficaci. In alcuni casi, soprattutto nei Paesi a industrializzazione matura – dove il bagaglio di conoscenze tecniche dei lavoratori e dei progettisti consentiva di investire le risorse economiche in progetti supportati da strutture produttive altamente sofisticate e da un ricorso sempre più massiccio all’automazione – si è provveduto alla creazione di impianti all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, per la realizzazione di merci a elevato valore commerciale.

Una strategia opposta, intenzionata a ripetere i successi della delocalizzazione, cioè lo spostamento degli impianti industriali e della produzione in zone del mondo economicamente più favorevoli, che aveva caratterizzato lo sviluppo industriale in epoche precedenti, ha invece puntato sul decentramento degli impianti di gran parte della produzione a basso impiego di tecnologia nei Paesi emergenti, dove i costi dell’energia e della manodopera sono più ridotti, consentendo così di recuperare cospicui margini di competitività. La penetrazione commerciale delle multinazionali in nuove aree geografiche ha inoltre permesso l’apertura di nuovi mercati in forte espansione, che risultano molto redditizi per gli investimenti produttivi, perché sono situati in Paesi con densità demografiche elevate, esclusi fino a poco tempo fa dalla diffusione dei consumi di massa.

Ulteriori strategie utilizzate dai maggiori complessi industriali per recuperare competitività sono rappresentate dagli investimenti finanziari, che comportano lo spostamento di ingenti capitali da una parte all’altra del mondo. Purtroppo questa modalità di gestione economica è spesso caratterizzata da forme di speculazione finanziaria, che danneggiano le economie dei Paesi emergenti, e da pratiche illegali. Tra le aree in cui attualmente le multinazionali effettuano la maggior parte dei loro investimenti, infatti, vi sono i cosiddetti paradisi fiscali, che attirano i capitali esteri grazie a una legislazione meno restrittiva, propensa ad assecondare gli illeciti penali.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Quali sono le principali attività che caratterizzano il settore secondario?
  • In base allo sviluppo industriale raggiunto, come sono divisi i diversi Paesi del mondo?
  • Quali trasformazioni si sono verificate nel panorama produttivo negli ultimi decenni?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana