Le leggi contro l’inquinamento
Nel nostro Paese, la salvaguardia dell’ambiente dagli agenti inquinanti è assegnata alle Agenzie regionali per la protezione ambientale (Arpa), con una legislazione conforme alle direttive dell’Unione europea. Le varie Arpa regionali si occupano di controllare le fonti e i fattori di inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo, l’inquinamento acustico ed elettromagnetico, monitorando costantemente il clima, la qualità dell’aria e delle acque, le caratteristiche del suolo. Il Servizio sanitario nazionale, attraverso apposite strutture, svolge invece attività di prevenzione e di analisi epidemiologica degli effetti dell’inquinamento sulla salute.
Le attività più dannose per l’ambiente sono quelle del settore primario e secondario.
L’inquinamento agricolo è causato prevalentemente da un uso scorretto ed eccessivo di fertilizzanti e pesticidi. Queste sostanze, in quanto idrosolubili, raggiungono le falde acquifere e, inquinandole, contaminano il rifornimento idrico dei centri urbani. Inoltre, non essendo biodegradabili, si depositano nei corsi d’acqua e sono responsabili del processo di “eutrofizzazione”: questo termine (dal greco eutrophia, composto da eu, “buono” e tróphos, “nutrimento”) indica l’eccessivo apporto di sostanze nutritive nelle acque, che favorisce il proliferare di alghe microscopiche con il conseguente aumento del consumo di ossigeno, che diventa insufficiente a salvaguardare la sopravvivenza di tutta la flora e la fauna dell’ambiente acquatico.
L’inquinamento industriale è causato in prevalenza dagli scarichi, nel terreno, nell’aria, nei fiumi e nei mari, di sostanze tossiche, spesso non biodegradabili, che provengono da lavorazioni diverse e possono causare danni irreversibili. Gli effetti più deleteri per la salute sono causati dalla dispersione di sostanze cancerogene, con conseguenze a lungo termine, che hanno caratterizzato il mondo occidentale a partire dagli anni Settanta del XX secolo. Solo nel 1976 in Italia fu introdotta per la prima volta, con la legge Merli (n. 319 del 10 maggio 1976), l’obbligatorietà della depurazione di scarichi industriali e civili. Sembra inconcepibile adesso, ma fino ad allora nessuna regola impediva alle fabbriche di immettere nell’ambiente sostanze tossiche. Tale vuoto normativo ha provocato gravi disastri ambientali, come quelli che colpirono negli anni Settanta i fiumi Lambro e Seveso, in Lombardia, coperti quasi costantemente da metri di schiuma. Questo fenomeno fu aggravato dalla contemporanea esplosione demografica delle città, avvenuta in quell’epoca senza adeguati sistemi di depurazione delle reti fognarie.
Un’altra causa dell’inquinamento atmosferico sono le emissioni dei veicoli a motore. Per arginare questo problema, a livello europeo sono state imposte limitazioni sempre più ferree: dal 1° settembre 2014, per esempio, le norme per le omologazioni dei nuovi modelli – estese nel 2016 a tutti i veicoli in circolazione – prescrivono un’elevata riduzione degli agenti inquinanti, in conformità con i parametri contemplati dallo standard “Euro 6”.