Il carbone e il petrolio
Fino alla rivoluzione industriale del XVIII secolo, le uniche fonti di energia a disposizione dell’uomo erano la forza animale (utilizzata per esempio per trainare i carri) e l’energia dell’aria e dell’acqua (impiegate rispettivamente nei mulini a vento e ad acqua). A rendere possibile il processo di industrializzazione fu l’impiego di nuove fonti di energia dal rendimento molto più elevato: i combustibili fossili.
Il carbone è un combustibile solido che si forma dopo un lunghissimo processo naturale di fossilizzazione, durante il quale avviene la mineralizzazione e l’arricchimento di carbonio dei resti di organismi animali e vegetali intrappolati nei sedimenti della crosta terrestre. Si tratta di una fonte altamente inquinante, perché la sua combustione produce grandi quantità di anidride carbonica che vengono immesse nell’atmosfera. Tuttavia il carbone è ancora oggi ampiamente usato, soprattutto nei Paesi meno sviluppati.
Anche il petrolio (▶ DOSSIER) è un combustibile fossile, formatosi dalla decomposizione di sostanze vegetali e animali avvenuta circa cento milioni di anni fa. Utilizzato dal XIX secolo, quando affiancò il carbone avviando la cosiddetta “seconda rivoluzione industriale” (1870-1945 circa), è tuttora il combustibile più usato nel mondo per le produzioni industriali e per alimentare i motori dei mezzi di trasporto.
Le stime attuali sull’esaurimento delle riserve mondiali indicano che nell’arco di poco più di un secolo i giacimenti naturali saranno quasi completamente esauriti. Questa relativa scarsità di petrolio e la localizzazione dei maggiori giacimenti in determinate aree geografiche del globo sono un elemento di instabilità geopolitica, che ha provocato più volte, nel corso del secolo scorso e all’inizio del nuovo, gravi tensioni economiche e politiche tra Paesi produttori e Paesi consumatori. Nel 1973 e nel 1979, per esempio, i notevoli aumenti dei prezzi di vendita del petrolio imposti dai Paesi produttori hanno provocato due gravi crisi energetiche internazionali.
Oltre ai problemi economici e politici, l’impiego del petrolio comporta anche gravi danni ambientali, dovuti all’inquinamento provocato dai residui di lavorazione delle raffinerie e dalle sostanze cancerogene diffuse nell’atmosfera durante la combustione dei suoi derivati (benzina e gasolio).