2.3 - Catastrofi naturali e rischi ambientali

2a L’AMBIENTE: RISORSE E PROBLEMI

2.3 Catastrofi naturali e rischi ambientali

Come abbiamo detto, l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e l’inquinamento hanno alterato gli equilibri del pianeta, con gravissimi rischi per l’ambiente. I danni provocati dall’antropizzazione si sono progressivamente acuiti negli ultimi decenni, ponendo le premesse per vere e proprie catastrofi ambientali.

I tentativi di fermare il degrado dell’ambiente si scontrano spesso con l’inefficienza delle istituzioni, con l’indifferenza verso questi temi da parte di vasti strati dell’opinione pubblica e soprattutto con gli interessi economici di grandi gruppi industriali, che considerano le politiche di tutela ambientale incompatibili con il proprio sviluppo: i provvedimenti tecnici necessari per ridurre le emissioni di sostanze inquinanti infatti inciderebbero sensibilmente sui costi dei processi produttivi.

I rischi naturali 

Fin dalle origini, l’umanità ha sempre convissuto con i pericoli connessi al manifestarsi di fenomeni naturali violenti e distruttivi. Terremoti, maremoti e tsunami ( FOCUS), alluvioni e improvvise eruzioni vulcaniche hanno provocato, nel corso della storia, grandi catastrofi naturali; celebri esempi sono l’eruzione del Vesuvio, che nel 79 a.C. ricoprì di lava e cenere le città di Pompei ed Ercolano, e il terremoto di Lisbona (Portogallo), che nel 1755 provocò decine di migliaia di vittime. Questi disastri causarono la morte di molti individui e la distruzione di interi centri abitati, influendo in alcuni casi anche sull’evoluzione delle civiltà.

Ogni ecosistema presenta dunque un fattore di rischio naturale con cui gli esseri umani devono fare i conti. La consapevolezza di questo problema ha nel tempo condotto alla necessità di programmare misure di prevenzione dei rischi. Oggi, per esempio, apposite leggi urbanistiche vietano la costruzione di abitazioni in zone soggette a smottamenti, frane, inondazioni improvvise o eruzioni vulcaniche.

I rischi provocati dall’uomo 

Accanto alle norme e alle azioni di prevenzione, tuttavia, sono molto diffuse forme di gestione del territorio e dell’ambiente che aggravano i rischi di catastrofi naturali. In Italia, per esempio, il dissesto idrogeologico causato dal disboscamento, dall’alterazione delle caratteristiche dei suoli e dalla “cementificazione” (lo sfruttamento intensivo del territorio per costruire infrastrutture e case) ha favorito i rischi di inondazioni e frane. Senza l’effetto di consolidamento dei terreni svolto dalle radici delle piante, infatti, i rilievi sono più facilmente soggetti all’erosione delle piogge violente: sono queste le premesse delle improvvise alluvioni che causano grandi danni ai centri abitati coinvolti e contribuiscono a loro volta a rendere più insicuro il territorio.

L’attenzione per la prevenzione dei rischi ricopre un ruolo particolarmente importante nel caso di fenomeni impossibili da predire scientificamente, quali i terremoti e i maremoti. Come hanno dimostrato i violenti sismi che hanno colpito l’Abruzzo nel 2009, l’Emilia nel 2012 e l’Italia centrale, con epicentro ad Amatrice e poi il Maceratese nel 2016, in questi casi l’intervento umano può essere improntato unicamente alla limitazione delle conseguenze. Per ridurre i danni provocati dai terremoti bisogna in primo luogo evitare di costruire nelle zone più a rischio e adottare metodi che rispettino sempre i criteri antisismici previsti dalle normative. Ancora oggi, tuttavia, queste prescrizioni sono spesso disattese, soprattutto perché comportano costi più elevati per i costruttori.

Queste considerazioni si inseriscono comunque in un quadro più ampio di rispetto delle leggi naturali: poiché la natura è in grado di autoregolarsi, dobbiamo essere consapevoli che i suoi processi di compensazione tendono a ristabilire, nel tempo, le condizioni ambientali compromesse dalle attività antropiche. Se lo sfruttamento del territorio ha comportato gravi squilibri, è quindi lecito aspettarsi che, prima o poi, possano derivarne sciagure ambientali. Al di là di ogni considerazione di interesse economico, dunque, per evitare gravi conseguenze per le comunità umane, è necessario salvaguardare il fragile equilibrio del pianeta, adottando politiche che tutelino l’ambiente e preservino le caratteristiche naturali dei territori.

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FOCUS

Lo tsunami di Atlantide
Il ricordo di catastrofi tanto disastrose da segnare le vicende di intere civiltà è presente in molte narrazioni mitiche, religiose o storiche tramandate fino ai nostri giorni. Il tema del diluvio universale, per esempio, ricorre in molte culture, da quella mesopotamica a quella ebraica e poi cristiana.
Una grave catastrofe ambientale avvenne nel mar Egeo verso la metà del II millennio a.C.: un terremoto di enorme potenza scatenò un violento maremoto – simile agli tsunami recentemente verificatisi in Asia orientale – che segnò la fine dell’antica civiltà cretese. A questa vicenda si ispira probabilmente il mito greco dell’isola di Atlantide, che narra la fine di una splendida civiltà in seguito a un’immane catastrofe ambientale.
La causa dell’evento fu probabilmente l’esplosione dell’isola vulcanica di Santorini (l’antica Thera). La conformazione odierna dell’isola è l’evidente testimonianza di quella sciagura: il vastissimo cratere dell’antico vulcano è stato sventrato e sommerso dall’acqua del mare, creando un panorama molto suggestivo che oggi attrae turisti e visitatori.

GUIDA ALLO STUDIO

  • C’è un legame tra i rischi naturali di catastrofi ambientali e i rischi dovuti alle attività umane?
  • Quali interventi umani aggravano i rischi di disastri naturali?
  • Quali accorgimenti vanno seguiti per limitare le conseguenze dei terremoti?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana