TEMA 2a L’AMBIENTE: RISORSE E PROBLEMI

2.1 Ecosistemi e società

Fin dall’antichità le caratteristiche dell’ambiente hanno influito in modo determinante sull’evoluzione della specie umana e sullo sviluppo storico delle civiltà. Ogni comunità vive infatti all’interno di un ecosistema – inteso come l’insieme degli organismi viventi e delle sostanze non viventi che interagiscono tra loro e con l’ambiente circostante – le cui caratteristiche (la morfologia del territorio, il clima, le specie animali e vegetali che esso ospita) influiscono direttamente sulla vita degli esseri umani.

L’ecosistema costituisce per gli uomini un patrimonio di risorse preziose. La presenza di terreni fertili, di bacini fluviali e di un clima favorevole all’agricoltura, per esempio, rappresentarono gli elementi fondamentali per lo sviluppo delle prime civiltà.

L’antropizzazione dell’ambiente 

La ricchezza degli ecosistemi non è però inesauribile: l’impronta ecologica ( FOCUS), cioè l’ipotetica superficie di terra e di mare necessaria per rigenerare le risorse consumate da una popolazione e riassorbire i rifiuti prodotti, in passato non ha mai raggiunto situazioni di grave squilibrio, mentre oggi le condizioni sono così problematiche che il pianeta è soggetto a un pericoloso impatto ambientale. L’antropizzazione dell’ambiente – ossia le trasformazioni che l’uomo produce sugli elementi naturali attraverso il disboscamento, la costruzione di centri abitati, di impianti produttivi, di vie di comunicazione – può generare situazioni di grave rischio. Queste si concretizzano quando gli effetti delle attività umane superano la capacità di carico degli ecosistemi, cioè la possibilità dell’ambiente di rigenerare le risorse consumate dalla popolazione umana.

Condizioni di relativo squilibrio tra attività umane e risorse ambientali si sono verificate anche in passato. Le tribù nomadi di epoca neolitica, per esempio, erano costrette a continui spostamenti perché lo sfruttamento intensivo di un territorio ne esauriva le risorse. Analogamente, il declino delle civiltà fluviali mesopotamiche fu causato anche dagli effetti dell’intensa attività agricola: l’irrigazione, praticata con le acque dei fiumi ricche di sali, provocò un’eccessiva salinizzazione dei terreni, che ne ridusse drasticamente la fertilità. Da qualche decennio, tuttavia, lo sfruttamento degli ecosistemi è cresciuto enormemente, mettendo a rischio la capacità dell’ambiente di rigenerare le risorse necessarie alla vita. Il rapporto tra popolazione e risorse, mantenutosi per millenni entro limiti fisiologici, sembra oggi fuori controllo ( DOSSIER, p. 127).

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FOCUS

Impronta ecologica
L’impronta ecologica è in sostanza un valore che indica il rapporto tra il consumo di risorse naturali da parte della popolazione umana e la capacità di rigenerarle che l’ambiente possiede (capacità di carico).
Questo concetto fu introdotto nel 1996 da un ambientalista svizzero, Mathis Wackernagel, che nel 2003 ha fondato un’organizzazione internazionale non governativa, il Global Footprint Network, che si occupa di sostenibilità ambientale.Un tempo l’impronta ecologica era molto limitata, poiché la quantità di popolazione era ridotta e il livello di sfruttamento delle risorse non era così elevato come ai nostri giorni.
La carta classifica i vari Paesi in base al rapporto tra la loro impronta ecologica e la capacità di carico dei loro ecosistemi. Alcuni Paesi (indicati con i colori più scuri) sfruttano e inquinano l’ambiente fino al 150% di quanto sarebbe consentito dalle risorse naturali di cui dispongono. Questo dato significa che per soddisfare il fabbisogno di risorse di quei territori e assorbire la massa dei rifiuti che producono sarebbe necessaria una superficie pari a una volta e mezza quella esistente.

Confronto tra l’impronta ecologica e la capacità di carico degli ecosistemi a livello planetario.

La biodiversità 

Il rischio ambientale causato da un eccessivo consumo delle risorse naturali è aggravato dalla perdita di biodiversità. Maggiore è la biodiversità di un ecosistema, cioè la varietà delle specie di organismi viventi presenti al suo interno, maggiore è la sua capacità di ristabilire l’equilibrio alterato da cause naturali (cambiamenti climatici, catastrofi naturali) o antropiche.

Sono proprio le conseguenze dell’antropizzazione a rappresentare oggi il pericolo più preoccupante per la biodiversità del pianeta: l’inquinamento, la deforestazione e lo sfruttamento indiscriminato dei territori producono gravi danni all’ambiente, minacciando la sopravvivenza di molte specie viventi. Attualmente si calcola che scompaiano quasi tre specie animali e vegetali ogni ora, con un ritmo che porterebbe all’estinzione di circa la metà delle specie viventi nell’arco di un solo secolo.

Anche le nostre scelte alimentari hanno conseguenze rilevanti sull’ecosistema. Elevati consumi di carne, per esempio, comportano un uso di risorse e un impatto ambientale maggiori di quelli richiesti da un’alimentazione prevalentemente vegetariana. È stato calcolato che la quantità di cereali utilizzata per produrre un solo piatto di carne (vale a dire i cereali impiegati per nutrire l’animale destinato al macello) sarebbe sufficiente a sfamare 50 persone.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Che cos’è un ecosistema?
  • Che cosa misura l’impronta ecologica?
  • Da che cosa è minacciata la biodiversità del pianeta?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana