La pittura metafisica

IL PRIMO NOVECENTO

La pittura metafisica

Mentre, come abbiamo visto, le principali avanguardie europee si sviluppano tra Parigi e la Germania, l’Italia sembra restare ai margini di questa febbrile produzione di nuove opere e idee. Fanno eccezione due movimenti: il Futurismo, che come sai esalta il valore della macchina e della modernità, e la pittura metafisica, che si sviluppa in profonda opposizione alle idee dei futuristi.
Il fondatore del movimento, nato intorno al 1913, è il pittore di origine greca, ma naturalizzato italiano, Giorgio de Chirico (Volos, Grecia 1888-Roma 1978).
Secondo gli artisti di questo movimento le immagini dei sogni stimolano i desideri e gli impulsi umani, aprendo la strada a nuove possibilità che vanno al di là dell’esperienza fisica. “Metafisica”, nell’arte, significa proprio questo: un modo di dipingere che vuole rappresentare il mondo esistente oltre il dato reale, oltre l’esperienza fisica della natura.

Gli scenari sospesi di De Chirico

De Chirico dipinge in modo solo apparentemente realistico oggetti o architetture: in realtà, attraverso distorsioni prospettiche, deformazioni dei corpi, accostamenti inusuali di oggetti e personaggi, porta l’osservatore nella dimensione del sogno e talvolta dell’incubo, così da suscitare in lui nuove riflessioni e mostrare l’esistenza di significati diversi da quelli riconosciuti dal senso comune.
L’enigma di un pomeriggio d’autunno (1), per esempio, raffigura uno spazio che solo lontanamente ricorda la piazza fiorentina di Santa Croce, in cui spiccano alcuni elementi essenziali: una chiesa dalle forme semplici, una statua, alcune case. Due minuscole figure sembrano quasi perdersi in questo vasto spazio silenzioso, dove le ombre si allungano nella calda luce autunnale.

Le figure fantastiche di Savinio

Anche il fratello di Giorgio de Chirico, Andrea Francesco Alberto de Chirico, noto con il nome di Alberto Savinio (Atene 1891-Roma 1952) aderisce alla pittura metafisica, che declina tuttavia in modo originale. A partire dagli anni Trenta del Novecento, mescola elementi animali e naturali, dipinge figure con volti di uccelli, e soprattutto “schiaccia” le figure in un ambiente ristretto e quasi opprimente.
Nel dipinto intitolato Annunciazione (2) raffigura un tema famosissimo della storia sacra: la comparsa dell’angelo che annuncia alla Vergine Maria la nascita di Cristo. Lo spazio minuscolo e spoglio della Vergine, raffigurata con il volto di un uccello, è dominato dalla grande finestra, in cui, gigantesco e sproporzionato, compare l’angelo: la storia evangelica, con queste proporzioni deformate, assomiglia più a un sogno che a una visione religiosa.

Il filo dell’arte - volume B
Il filo dell’arte - volume B
Dalla Preistoria ai nostri giorni