AFRICA – AFRICA SETTENTRIONALE

GEOOGGI

La minaccia della desertificazione

È un fenomeno di cui i mezzi di informazione parlano poco, ma che ha un impatto devastante per decine di milioni di persone nel mondo e che rischia di sconvolgere gli equilibri naturali ed economici del pianeta: si tratta della grande avanzata dei deserti.
Circa un terzo delle terre emerse è costituito da deserti, territori aridi che non è possibile coltivare se non con grande dispendio di lavoro e risorse. La superficie occupata dai deserti è però in costante aumento e ogni anno oltre 10.000 km2 di terreni coltivabili si trasformano in zone aride, perdendo il loro manto di vegetazione e l’umidità naturale del suolo. Si tratta di un fenomeno quasi sempre irreversibile: non si può tornare indietro. Il confronto tra le immagini scattate dai satelliti nel corso degli anni vale più di mille parole: intere regioni verdi, un tempo coltivate o adibite a pascolo, sono state pian piano “inghiottite” dalle vicine zone aride.
La desertificazione è causata da molti fattori, sia naturali sia indotti dall’uomo. I cambiamenti climatici possono comportare una diminuzione delle piogge e prolungati periodi di siccità impoveriscono i suoli, che si trasformano lentamente in deserti. Ma il degrado è provocato anche dalla deforestazione, che espone i terreni all’erosione causata dal vento e dall’acqua e li priva del loro fertile strato superficiale, e dall’eccessivo sfruttamento agricolo, che non lascia ai nutrienti presenti nel suolo un tempo sufficiente perché si verifichi un ricambio naturale.
La desertificazione interessa i territori di oltre cento Paesi nel mondo, ma una delle regioni più minacciate è il Sahel, che deve fronteggiare l’inesorabile avanzata del Deserto del Sahara verso sud (nella foto, un’area semidesertica ai margini del Sahara, in Tunisia). Già tra gli anni Settanta e Ottanta del XX secolo, il Sahel fu colpito da una grave e prolungata siccità: i cambiamenti climatici avevano causato un progressivo spostamento verso sud delle piogge stagionali legate ai monsoni, lasciando interi Paesi senz’acqua e provocando una terribile carestia che fece oltre un milione di vittime.
Gli Stati più colpiti dalla desertificazione in corso sono Sudan, Ciad, Senegal e Burkina Faso. In questi Paesi, già colpiti dalla povertà e dal sottosviluppo, la riduzione dei terreni coltivabili rischia di far abbandonare le loro terre a milioni di persone, che non avendo più di che sfamarsi andranno a ingrossare il numero dei nuovi “rifugiati climatici”.
L’Unione Africana, con il sostegno di altri organismi internazionali come la Banca Mondiale e la FAO, sta portando avanti un ambizioso progetto per arrestare la desertificazione nel Sahel: la creazione di una fascia di vegetazione larga circa 50 km, che corra lungo il confine tra le aree a rischio e il Sahara, dovrebbe costituire una barriera naturale contro l’avanzata del deserto. Sarebbe una sorta di “grande muraglia verde” (il progetto è stato chiamato appunto Great Green Wall Initiative), che si estenderebbe da ovest a est per migliaia di chilometri, attraversando tutto il continente africano dal Senegal, sulla costa atlantica, a Gibuti, nel Corno d’Africa. Milioni di alberi sono già stati piantati in Burkina Faso, Senegal, Etiopia, Nigeria e Sudan, e nel 2012 undici Paesi della fascia del Sahel hanno creato un’Agenzia internazionale per coordinare i lavori.


Scopri che cosa sta facendo l’ONU per contrastare la fame e la desertificazione nel Sahel, visitando la pagina www.fao.org/emergencies/crisis/sahel/en/

Geoblog - volume 3
Geoblog - volume 3
Il mondo