ASIA – SUBCONTINENTE INDIANO

GEOOGGI

L’India al crocevia: sovrappopolazione, risorse e ambiente

Quando si pensa all’India, vengono spesso alla mente immagini di grandi assembramenti di persone: treni sovraffollati con gente stipata perfino sui tetti dei vagoni, città intasate dal traffico, le acque del fiume Gange invase da milioni di pellegrini in occasione delle festività induiste, e così via. I numeri sembrano dare ragione all’idea diffusa di un Paese sovrappopolato: oggi l’India è il secondo Paese più popoloso del mondo, superato solo dalla Cina.
Tuttavia, a differenza di quanto accade in Cina, dove la crescita della popolazione si è quasi arrestata, l’aumento della popolazione indiana non accenna a rallentare. Gli esperti prevedono che, a questo ritmo di crescita, intorno al 2030 l’India avrà 1,7 miliardi di abitanti e toglierà alla Cina il primato.
Questa prospettiva mette l’India di fronte a sfide senza precedenti.
Sfamare quasi 2 miliardi di persone sarebbe un’impresa difficile anche per un Paese dall’economia avanzata, ma in India gran parte dell’agricoltura è ancora condotta con strumenti e metodi arretrati. Basti pensare che una parte consistente dei contadini indiani vive ancora in piccoli villaggi e pratica un’agricoltura di sussistenza, usando mezzi a trazione animale. Oggi l’India riesce a essere autosufficiente dal punto di vista alimentare solo perché è impiegato nell’agricoltura ben il 49% della popolazione, una percentuale altissima. Se vorrà continuare a prosperare, l’India dovrà intraprendere una vera e propria rivoluzione agricola basata sulla meccanizzazione e l’aumento delle rese.
L’altra grande sfida da affrontare è sul piano ambientale. Nel 2015 il Primo Ministro indiano Narendra Modi ha dichiarato che oltre 400 milioni di indiani (un numero destinato ad aumentare a causa della crescita demografica) vivono in completa povertà e non hanno accesso ai servizi di base, come l’acqua potabile e l’energia elettrica. È un dovere del Governo, ha proseguito il Ministro, migliorare le condizioni di vita degli abitanti di queste baraccopoli, ma il problema è come raggiungere tale obiettivo.
La soluzione più facile sarebbe aumentare la produzione di energia elettrica ottenuta bruciando carbone e costruendo nuove centrali. Il carbone è abbondante in India, ma è anche il combustibile più inquinante e il principale responsabile dell’emissione di gas serra. Se l’India cominciasse a bruciare carbone per fornire elettricità ad altri 400 milioni di persone, le emissioni aumenterebbero vertiginosamente nei prossimi decenni e l’India diventerebbe il Paese che genera più inquinamento a livello mondiale, vanificando da sola ogni sforzo internazionale per fermare i cambiamenti climatici. L’unica alternativa sarebbe varare una grande campagna economica, sociale e tecnologica per fornire agli indiani attualmente senza elettricità energia prodotta tramite fonti rinnovabili, in primo luogo l’energia solare. Ed è proprio questa la strada che nel 2016 l’India ha dichiarato di voler intraprendere, in occasione della conferenza che ha portato alla ratifica degli Accordi di Parigi sul clima.

Geoblog - volume 3
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