ASIA – MEDIO ORIENTE

GEOOGGI

La politica del petrolio

Le pagine finanziarie di giornali e telegiornali ci informano quasi ogni giorno sul prezzo corrente del petrolio, che può variare anche di molto nel corso di pochi mesi o anni. Questo, infatti, è un dato importante perché si riflette direttamente sul prezzo dei carburanti, come la benzina e il gasolio, che sono derivati del petrolio e sono usati dalle nostre automobili e da altri macchinari. Il Medio Oriente, coperto da deserti aridi e inospitali, nasconde sottoterra grandi riserve del suo tesoro: l’“oro nero”.
Una volta estratto, l’oro nero viene inviato tramite oleodotti o navi petroliere alle raffinerie, dove viene lavorato. Il ciclo di lavorazione ha un forte impatto ambientale; le raffinerie infatti inquinano l’aria e il terreno circostante. Ma i danni più ingenti all’ambiente non sono determinati tanto dalla raffinazione del petrolio, quanto dalla combustione dei suoi derivati, che oltre a disperdere nell’aria sostanze inquinanti produce ingenti quantità di anidride carbonica (CO2), il principale gas responsabile dell’effetto serra.
L’importanza del petrolio per l’economia mondiale ha reso strategico il controllo delle regioni dove si concentrano i giacimenti.
Questo spiega perché l’area del Medio Oriente sia tra le più politicamente instabili e più colpite da conflitti, ma spiega anche perché alcuni dei maggiori produttori di petrolio, come gli Stati del Golfo Persico, siano tra i Paesi più ricchi del mondo, oltre a esercitare una grande influenza in campo internazionale. Molti di essi sono membri dell’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries, Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio), un’organizzazione internazionale che, tra l’altro, ha il compito di stabilire la quantità di petrolio estratta e messa sul mercato nei vari periodi dell’anno, un dato che a sua volta determina il prezzo del petrolio a livello mondiale. Le grandi potenze industriali, come gli Stati Uniti o i Paesi dell’Unione Europea, guardano dunque con grande attenzione alla situazione politica della regione e ai rapporti diplomatici con i Paesi produttori, poiché qualsiasi incidente potrebbe indurre questi ultimi a “chiudere i rubinetti” del petrolio, scatenando una crisi economica e politica di dimensioni globali.
L’emergere di due grandi fonti di petrolio fuori dall’area mediorientale potrebbe però modificare questi equilibri nel prossimo futuro.
La prima è in Russia, Paese che negli ultimi anni ha aumentato notevolmente l’attività estrattiva dei giacimenti siberiani. Oggi è il terzo produttore e il secondo esportatore di petrolio al mondo; inoltre, non facendo parte dell’OPEC, può scegliere autonomamente quanto petrolio mettere sul mercato. La seconda è negli Stati Uniti, dove le innovazioni tecnologiche hanno permesso di cominciare a estrarre il petrolio da alcuni tipi di rocce, processo prima ritenuto troppo complicato e costoso. Nel 2014 la crescita della produzione di shale oil (cioè petrolio di scisto, la roccia da cui si ricava) ha catapultato gli Stati Uniti in cima alla classifica dei produttori di petrolio.

Geoblog - volume 3
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