EUROPA E UNIONE EUROPEA

GEOOGGI

Essere cittadini dell’Unione Europea

Ti sei mai chiesto che cosa significhi, nella tua vita di tutti i giorni, essere cittadino dell’Unione Europea? Molte cose che ti sembrano normalissime non sarebbero possibili se l’UE non esistesse, o se il tuo Paese non ne facesse parte. Vediamo che cosa succede a un ragazzo o a una ragazza qualunque della tua età. Marta ha 13 anni. È italiana, ma questo racconto non sarebbe molto diverso se la protagonista fosse spagnola, lituana o di uno qualsiasi dei 28 Paesi membri dell’Unione Europea. Marta è, insomma, una cittadina europea. Per le vacanze di Natale i suoi genitori hanno deciso di portare la famiglia in viaggio a Parigi.

Grande: prepariamoci a partire!

Prima della partenza a casa di Marta fervono i preparativi. Lei vorrebbe prendere un nuovo zaino da portare in viaggio, uno all’ultima moda che ha visto in un telefilm. Però è prodotto all’estero; controllando su Internet, l’ha trovato solo su un sito tedesco e ha paura che possa costarle uno sproposito. Qualche mese prima un suo amico ha comprato uno skateboard su un sito australiano pensando di fare un grande affare, e quando finalmente è arrivato dall’Australia ha scoperto che oltre al prezzo che aveva visto sul sito doveva pagare il dazio sull’importazione, l’IVA e le spese di sdoganamento. Non solo il pacco è rimasto settimane fermo in dogana, ma alla fine è costato quasi il doppio di quello che aveva previsto!
Poi Marta si ricorda che la Germania è un Paese dell’Unione Europea come l’Italia e che non ci sono tasse o altre spese per gli acquisti all’interno dell’UE. Soddisfatta, non se lo fa scappare e clicca sul pulsante “acquista”...

Il giorno della partenza la famiglia di Marta va alla Stazione Centrale di Milano e sale sul famoso TGV, il treno ad alta velocità francese, con destinazione Parigi. Appena uscito dalla città, il treno comincia ad accelerare e arriva a quasi 300 chilometri all’ora.
Il padre di Marta le racconta che la linea ad alta velocità in quella tratta è stata costruita pochi anni prima, grazie anche ai finanziamenti dell’Unione Europea per i trasporti.
Arrivati al confine con la Francia, il treno tira dritto come un missile e… oplà, in un attimo Marta e la sua famiglia si ritrovano all’estero.
Ma non è stato sempre così: prima che Italia e Francia firmassero gli Accordi di Schengen sulla libera circolazione delle merci e delle persone, il treno fermava sempre a Modane, la prima stazione francese dopo il confine, e le guardie di frontiera controllavano i documenti di tutti. Oggi i controlli ci sono ancora ma sono “a campione”, e i gendarmi francesi controllano solo i passeggeri “extracomunitari”, cioè di Paesi che non fanno parte dell’UE.

Arrivata finalmente alla Gare de Lyon a Parigi, la famiglia di Marta prende la metropolitana per andare in albergo. La mamma compra i biglietti a un distributore automatico e li paga con le monete da 1 euro che ha nel borsellino. Racconta poi a Marta e al suo fratellino che prima del 2002 Italia e Francia avevano due monete diverse: quando era venuta a Parigi da ragazza, si era dimenticata di cambiare in banca le sue lire italiane in franchi francesi e per non rimanere con le tasche vuote era stata costretta a cambiarle in un ufficio di cambio nel centro della città, pagando parecchio denaro per le commissioni.

Una volta sistemati in albergo, Marta e la sua famiglia vanno a mangiare qualcosa in un tipico bistrot parigino. Il cameriere, sentendoli parlare in italiano, dice loro di aver lavorato qualche anno in Italia. Scoprono che si chiama Peter e che è bulgaro. Marta gli chiede come si trova a vivere in Francia e Peter risponde che non è male: da quando la Bulgaria è entrata nell’Unione Europea, nel 2007, non ha più bisogno di avere il permesso di soggiorno e di lavoro, ma può spostarsi, vivere e lavorare liberamente in qualsiasi Paese dell’UE.
E questo vale non solo per Peter, ma per tutti i cittadini europei.

Dopo pranzo cominciano a visitare la città e Marta si mette a fare foto con il cellulare. Poi si collega al suo social network preferito e comincia a caricare le fotografie sul suo profilo, per suscitare un po’ d’invidia nelle amiche che sono rimaste a casa.
Per un attimo ha un dubbio: si è appena ricordata che è all’estero, e magari sta pagando un sacco di soldi per la connessione Internet del cellulare. Forse è meglio aspettare e usare il wi-fi dell’albergo? Ma a questo punto suo papà le ricorda che nel 2017 la Commissione Europea ha imposto alle compagnie telefoniche europee, per tutelare i loro clienti, di non far più pagare tariffe speciali o sovrapprezzi a chi usa il cellulare in un altro Paese dell’UE.
Vai di foto, allora!

La sera in albergo il fratellino di Marta inizia a non stare tanto bene: ha la tosse e probabilmente qualche linea di febbre. Forse il mattino dopo dovranno portarlo al pronto soccorso di un ospedale vicino per farlo visitare. Fortunatamente si sono ricordati di portare le tessere sanitarie, che danno loro diritto a ricevere cure mediche in tutti i Paesi dell’Unione Europea esattamente come se fossero in Italia. Ma non è così in tutto il mondo: una famiglia di loro amici qualche anno fa ha fatto un viaggio negli Stati Uniti e, quando uno di loro non è stato bene e si è rivolto a un ospedale americano, si sono ritrovati a pagare un conto salatissimo!

Geoblog - volume 2
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L’Europa