Il settore primario in Europa

L’ECONOMIA

Il settore primario in Europa

La carta tematica, che mostra il diverso uso del suolo nelle varie regioni d’Europa, ci permette di fare alcune considerazioni generali sul settore primario nel nostro continente.

  • Gli europei hanno sfruttato quasi tutto lo spazio disponibile per l’agricoltura, anche perché da sempre sul territorio europeo esistono condizioni naturali favorevoli, come la presenza di pianure, il clima generalmente mite, i suoli fertili e produttivi. Questo fa sì che, nonostante l’Europa sia il “continente delle città”, nel paesaggio europeo continui a prevalere la campagna.
  • Esistono comunque zone del nostro continente incolte, in corrispondenza delle catene montuose più elevate o delle zone più fredde e inospitali del Nord; intorno a queste si estendono fasce in cui prevalgono boschi e pascoli. Questa distribuzione ci fa capire come le caratteristiche geografiche del territorio – la composizione dei suoli, l’altitudine, il clima, la disponibilità d’acqua e così via – condizionino la produzione agricola, costituendo dei vincoli che l’impiego di mezzi e tecniche evoluti può modificare ma non eliminare del tutto.
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L’AGRICOLTURA

In Europa l’agricoltura interessa circa il 40% della superficie disponibile ma impiega solo il 5% circa dei lavoratori, e contribuisce per una percentuale ancora minore alla ricchezza complessiva del continente. L’Europa, dunque, non può definirsi agricola, anche se l’agricoltura europea è ricca e importante: il nostro continente è addirittura il secondo esportatore mondiale di prodotti agricoli.
Una simile produttività è dovuta a un’agricoltura altamente meccanizzata. Questo vale soprattutto per l’Europa Occidentale, mentre nell’Europa Orientale a un maggiore impiego di manodopera corrisponde una resa produttiva inferiore.

Cereali, coltivazioni industriali, olio e vino

L’ampia porzione di Europa Centrale che si estende dal Nord della Penisola Iberica alle pianure russe, caratterizzata da un clima continentale, è la regione dei cereali (orzo, frumento, segale, mais) e della patata (2). Importanti sono anche le coltivazioni industriali, così chiamate perché le materie prime non vengono consumate direttamente ma sono sfruttate dall’industria, che le trasforma in prodotti commerciabili: si tratta di barbabietola da zucchero, luppolo, girasole, tabacco.
Lungo le coste del Mar Mediterraneo si affacciano numerosi Paesi nei quali, invece, prevale la coltivazione della vite, dell’ulivo, degli agrumi e della frutta: questi Paesi producono quasi i due terzi dell’olio di oliva mondiale e sono fra i primi produttori al mondo di vino.

BOSCHI E SILVICOLTURA

Il Nord Europa, dove crescono le foreste della taiga (in particolare in Scandinavia, in Russia, nelle Repubbliche Baltiche), è l’area dove si trovano i boschi più estesi del nostro continente. L’Europa possiede circa 215 milioni di ettari tra foreste e terreni boschivi, che complessivamente occupano quasi il 30% della sua superficie; di questi, poco meno della metà è sfruttato per la silvicoltura (3), cioè la produzione di legno e prodotti derivati.
L’Unione Europea è il secondo produttore mondiale di carta e legno segato, e il terzo esportatore di prodotti della silvicoltura.

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L’ALLEVAMENTO

Nelle zone alpine e nelle grandi pianure europee – dalla Normandia e dalla Bretagna francesi alla Gran Bretagna e all’Irlanda, dalla Penisola Iberica alle pianure dell’Europa Centro-Orientale, e a nord fino alla Penisola Scandinava – è fiorente l’allevamento di bovini, sfruttati per la produzione di carne, latte e derivati (burro, formaggio, yogurt), e di suini, da cui si ottengono carni e insaccati ma anche setole, pennelli, concimi.
Nelle Isole Britanniche e nell’Europa mediterranea è ancora diffuso l’allevamento di ovini per la produzione di carne, latte e lana e, in misura minore, di caprini.

Dai grandi pascoli alle fattorie specializzate

Gli spazi, il clima e l’organizzazione economica delle diverse regioni europee determinano forme di allevamento differenti.

  • Nei grandi pascoli dell’Europa atlantica, dove il clima umido porta piogge frequenti che alimentano la produzione di foraggio, l’allevamento viene praticato su larga scala e in vasti spazi, secondo le modalità tipiche dell’allevamento estensivo (4). Alcuni dei pascoli migliori si trovano anche in alta quota, per esempio sulle Alpi.
  • Nelle pianure dell’agricoltura meccanizzata, invece, l’allevamento restringe i suoi spazi fino quasi a nasconderli: si parla allora di allevamento intensivo (5). Gli animali sono allevati in strutture specializzate, al chiuso, concentrati in spazi limitati e nutriti in modo che crescano il più rapidamente possibile, con mangimi speciali, farmaci, macchinari appositi: l’allevamento diventa un’industria.

In risposta a questa situazione, anche nel campo dell’allevamento si sta affermando sempre di più la tendenza al biologico, che presta particolare attenzione agli spazi riservati agli animali, alla loro alimentazione e salute.

PESCA E ACQUACOLTURA

L’Europa è il terzo produttore mondiale di pesce dopo Cina e Perú, grazie soprattutto ai Paesi Scandinavi e alla Spagna. Il contributo maggiore viene dalla pesca d’alto mare, praticata nel Mare del Nord e nell’Oceano Atlantico a bordo di navi attrezzate, in grado di lavorare immediatamente il pescato e di congelarlo. Aringhe, sgombri, merluzzi e sardine sono le specie più pescate. La pesca costiera, diffusa nel Mediterraneo, impiega invece pescherecci o barche più piccole e ha un carattere più tradizionale; si pescano soprattutto molluschi (mitili o cozze).
Oggi un terzo della pesca europea è rappresentato dall’acquacoltura, gli allevamenti di pesci, crostacei e molluschi.

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LE RISORSE MINERARIE

Un tempo l’Europa era ricca di risorse minerarie: è stato proprio grazie ai giacimenti del suo sottosuolo, in particolare ferro e carbone, che è nata e si è sviluppata l’industria. Oltre due secoli di sfruttamento intensivo hanno però ridotto sensibilmente le potenzialità estrattive, e spesso oggi risulta più conveniente l’importazione dall’estero.
I giacimenti minerari più abbondanti in Europa sono quelli di ferro (Russia, Ucraina, Svezia, Germania), bauxite (Russia, Grecia, Ungheria) e rame (Russia, Polonia, Bulgaria).

Combustibili fossili e uranio

Motore della Rivoluzione Industriale, il carbone era presente un tempo in grandi giacimenti soprattutto nel bacino della Ruhr, in Germania. Oggi molte delle miniere sono state abbandonate, anche se la Germania rimane il secondo produttore europeo di questo combustibile dopo la Russia.
I giacimenti di petrolio (6), localizzati nel Mare del Nord, sono sfruttati principalmente da Norvegia, Regno Unito e Paesi Bassi. Ma per soddisfare il proprio fabbisogno energetico l’Europa è costretta a importare petrolio e gas naturale, trasportati attraverso una rete di oleodotti e gasdotti (7). L’uranio, il minerale utilizzato per la produzione di energia nucleare, si estrae soprattutto in Russia.

I combustibili fossili sono fonti non rinnovabili, presenti cioè sul nostro pianeta in quantità limitata e destinati quindi a esaurirsi. Per questo, una delle tematiche oggi più sentite e discusse è la necessità di potenziare l’uso di fonti alternative rinnovabili e non inquinanti, come l’energia eolica (che sfrutta il vento), quella solare o quella geotermica (8) (che sfrutta fonti naturali di calore presenti nel sottosuolo).


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GUIDA ALLO STUDIO

FISSO I CONCETTI 

1 Quali coltivazioni prevalgono nelle diverse zone d’Europa?

2 Quale sfruttamento del suolo caratterizza il Nord del continente?

3 Con quali modalità è praticato l’allevamento? Dove?

4 In quali Paesi europei la pesca riveste un ruolo importante?

5 Di quali fonti energetiche dispone l’Europa?

Geoblog - volume 1
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L’Italia e l’Europa