Il settore primario

L’ECONOMIA

Il settore primario

Il settore primario, come abbiamo visto, comprende le attività che riguardano lo sfruttamento delle materie prime.


L’AGRICOLTURA MODERNA

La nascita dell’agricoltura, diversi millenni fa, è stata una delle grandi tappe che hanno segnato la storia dell’umanità. Per lunghissimo tempo, da quando l’uomo imparò le prime rudimentali tecniche per coltivare i vegetali di cui poteva nutrirsi, le società umane sono state prevalentemente agricole.
Oggi in molti Paesi del mondo non è più così: di pari passo con i progressi della tecnica che hanno permesso di aumentare enormemente le produzione agricola, i mezzi meccanici hanno progressivamente sostituito i lavoratori del settore e oggi l’agricoltura non è più la principale occupazione degli abitanti né la maggior fonte di ricchezza, superata dall’industria e dai servizi.

Un’agricoltura sempre più industrializzata

In passato l’agricoltura era perlopiù estensiva: la produzione, cioè, era basata sulla disponibilità di ampie estensioni di terreno coltivate con pochi macchinari e investimenti minimi, quindi con una resa bassa. L’agricoltura moderna, invece, è soprattutto intensiva, cioè mira a ottenere il massimo rendimento su superfici minori, grazie all’impiego di macchine (1) e di impianti di irrigazione, alle tecniche di selezione delle sementi, all’uso di prodotti chimici (concimi, antiparassitari, diserbanti). L’agricoltura si è insomma “industrializzata”, occupando sempre meno addetti, sostituiti dai mezzi meccanici. Tra settore primario, che fornisce all’industria i prodotti da trasformare, e industria, che fornisce all’agricoltura macchine e prodotti chimici, la relazione è sempre più stretta.

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Oggi l’ultima “frontiera” nel campo della produzione agricola è rappresentata dagli OGM, cioè gli organismi geneticamente modificati: con questa sigla si indicano gli organismi viventi il cui patrimonio genetico (le “informazioni” contenute nei geni delle nostre cellule) viene modificato con apposite tecniche per migliorarne le caratteristiche. Per esempio, introducendo in una pianta il gene di un’altra specie è possibile renderla più resistente a certi climi o a certi parassiti, e aumentarne così la resa produttiva.

GEOSTORIA

Dalle prime sementi alle macchine agricole

L’agricoltura e l’allevamento nacquero in Mesopotamia circa 10.000 anni fa, quando l’uomo scoprì che il ciclo vegetativo delle piante, dal seme al frutto, poteva essere riprodotto. Per coltivare la terra i primi contadini utilizzavano strumenti molto semplici. Gli animali fornirono presto un aiuto fondamentale: la forza per trainare gli aratri (nell’immagine a destra, in alto) e il letame per concimare la terra, oltre ai prodotti alimentari e per il vestiario (latte, carne, lane e pelli).
Nel corso dei millenni le attività agricole divennero sempre meno “spontanee”, grazie all’introduzione di nuovi strumenti e di nuove tecniche. In Inghilterra, tra il XVI e il XVIII secolo, si verificò un grande progresso, che gli storici chiamano Rivoluzione Agricola. Le terre utilizzate collettivamente dai contadini vennero recintate e concentrate nelle mani di pochi proprietari, che miravano a ottenerne un guadagno vendendo i prodotti agricoli. Quella parte di campi che prima era ciclicamente lasciata a riposo affinché recuperasse la sua fertilità cominciò a essere seminata a foraggio. Questo portò due vantaggi: il foraggio “nutriva” la terra per la semina successiva, e poteva essere usato come alimento per il bestiame. In questo modo si ottenevano raccolti più abbondanti e si poteva allevare un maggior numero di pecore e mucche. Grazie all’aumentata disponibilità di cibo, la popolazione cominciò a crescere e presto nelle campagne vi fu un eccesso di manodopera. Tutto ciò comportò lo spostamento di parte della popolazione rurale verso le città, dove stavano nascendo le prime fabbriche moderne. L’industria, a sua volta, fornì all’agricoltura nuovi macchinari sempre più efficienti per aumentare la produttività (nell’immagine in basso).

Ritorno a un’agricoltura “naturale”?

L’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici e la creazione di OGM ha suscitato negli ultimi decenni forti reazioni: la preoccupazione non è solo per l’inquinamento ambientale causato da prodotti non naturali, ma anche per l’impatto che i prodotti chimici e il ricorso a specie vegetali modificate artificialmente dall’uomo potrebbero avere sulla nostra salute.
Come alternativa a questo sistema, un numero crescente di agricoltori, soprattutto nei Paesi industrializzati, ha deciso di percorrere una strada diversa: l’agricoltura biologica, in cui si applicano metodi di coltivazione che escludono il ricorso alla chimica e agli OGM, e si privilegia invece la qualità del prodotto e il rispetto per il territorio. Negli anni questa scelta è stata sempre più apprezzata anche dai consumatori; così, se fino a trent’anni fa il “biologico” in Italia era una merce rara e costosa, oggi si trova anche negli scaffali dei supermercati.
Si sono inoltre diffuse nuove modalità di acquisto: presso i punti vendita nelle aziende agricole, nei mercati in cui chi coltiva vende direttamente i suoi prodotti, e tramite i GAS, i Gruppi di Acquisto Solidale, persone che si uniscono per acquistare insieme da piccoli produttori locali, con la garanzia di metodi di coltivazione biologici e del rispetto dell’ambiente.

GUIDA ALLO STUDIO

FISSO I CONCETTI 

1 Che differenza c’è tra agricoltura intensiva e agricoltura estensiva?

2 Quali sono le caratteristiche dell’agricoltura moderna?

3 Quali sono i princìpi su cui si basa l’agricoltura biologica?

Geoblog - volume 1
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L’Italia e l’Europa