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L’Europa e la crisi dei rifugiati

Da sempre l’Europa ospita comunità di persone provenienti da ogni continente. Negli ultimi anni, però, è aumentato il numero di coloro che, per sfuggire a situazioni di grave disagio nei loro Paesi di origine, cercano di raggiungere il nostro continente a ogni costo, anche illegalmente e con mezzi di fortuna. Si è così giunti a parlare di una “crisi dell’immigrazione”, che nei momenti peggiori si è trasformata in un’autentica emergenza umanitaria, con centinaia di persone salvate ogni giorno e, purtroppo, anche numerosissime vittime.
Tra questi migranti ci sono i “migranti economici” (coloro che lasciano il proprio Paese “solo” a causa della povertà e delle difficili condizioni di vita) e i profughi (che sfuggono a guerre, violenze e persecuzioni politiche, razziali e religiose). Per i primi, se entrano in Europa illegalmente, le leggi prevedono l’espulsione e il ritorno forzato nei rispettivi Paesi di origine, mentre i secondi possono invocare il diritto di asilo, come previsto dalla Convenzione di Ginevra. In realtà è spesso difficile distinguere tra le due categorie, dal momento che i Paesi più poveri sono spesso anche quelli dove si verificano scontri e violenze. La cifra dei richiedenti asilo è in continuo aumento e nel 2015 ha superato abbondantemente il milione. Si tratta di persone che provengono soprattutto da regioni dell’Asia e dell’Africa dove sono in corso guerre civili e violenze provocate da gruppi estremisti e terroristici.
I profughi compiono viaggi durissimi, spesso costretti a versare del denaro a membri di organizzazioni criminali specializzate nel traffico di esseri umani. Molti tentano la “rotta balcanica”: dal Medio Oriente arrivano in Turchia e, dopo essere passati in Grecia, risalgono la Penisola Balcanica per raggiungere i Paesi dell’Europa Centro-Settentrionale – Germania, Paesi Bassi e Svezia su tutti – dove sperano di stabilirsi e in molti casi ricongiungersi ad amici e parenti che già vi risiedono. Altri provano a raggiungere l’Europa via mare: arrivano sulle coste dell’Africa Settentrionale, specie quelle della Libia, e qui pagano gli scafisti, criminali specializzati nelle traversate, perché li portino sulle coste dell’Europa Meridionale a bordo di vecchie imbarcazioni o malandati gommoni. Alcune di queste “carrette del mare” rimangono alla deriva per giorni, e molti migranti muoiono di fame e di sete, mentre altre affondano a causa del sovraccarico o del maltempo. Una delle più gravi tragedie si è verificata il 3 ottobre 2013, quando un peschereccio carico di migranti, partito dalla Libia, è affondato al largo dell’Isola di Lampedusa, provocando quasi 400 morti tra uomini, donne e bambini.
Per fronteggiare questa terribile emergenza umanitaria, nel 2014 l’Unione Europea ha dato il via all’Operazione Triton, che prevede l’impiego di navi, aerei ed elicotteri per intercettare le barche dei migranti e portarli in salvo. Ma una volta giunti a terra, le loro difficoltà non sono finite: devono presentare domanda di asilo e, nell’attesa che questa sia esaminata, vengono destinati a centri di accoglienza quasi sempre sovraffollati. Molti cercano di fuggire perché non vogliono rimanere nei Paesi dove sono giunti, per esempio l’Italia e la Grecia, ma intendono proseguire verso altre destinazioni. Secondo la Convenzione di Dublino in vigore tra tutti i Paesi dell’UE, una persona può però chiedere e ottenere asilo politico esclusivamente nello Stato in cui è entrata. Al loro arrivo parecchi immigrati forniscono così false generalità e cercano di raggiungere le loro vere destinazioni, ma in gran parte vengono intercettati e fermati alle frontiere, dove talvolta si formano campi profughi improvvisati, che sono ormai uno degli aspetti di questa complicata crisi.


Per approfondire: www.integrazionemigranti.gov.it/ Attualita/Approfondimenti>La crisi dei rifugiati in Europa

Geoblog - volume 1
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