L'Europa: un crocevia di popoli

POPOLAZIONI E POPOLI

L’Europa: un crocevia di popoli

Per conoscere chi siamo “noi europei”, non basta studiare i dati demografici che riguardano le popolazioni degli Stati che formano l’Europa. Oltre agli aspetti “numerici” (quanti siamo, dove abitiamo, qual è la nostra età media e così via), è infatti importante prendere in considerazione anche gli aspetti culturali che caratterizzano i popoli del nostro continente.

CHE COS’È UN POPOLO

Con popolo si intende una comunità di persone che condivide una determinata cultura, cioè che ha in comune lingua, religione, usi e tradizioni; i suoi membri possono essere anche molto diversi tra loro, ma sono legati da un’identità comune e da un forte senso di appartenenza, indipendentemente dai confini territoriali in cui si trovano a vivere. Per esempio, pur essendo ormai sparpagliato per tutto il pianeta a causa delle complesse vicende che hanno caratterizzato la sua storia, il popolo ebraico risponde a questa descrizione, perché risulta unito da fattori decisivi come quello linguistico e religioso.
Popolazione e popolo non sono quindi termini sovrapponibili: il primo fa riferimento ad aspetti “quantitativi”, il secondo ad aspetti “qualitativi”. La popolazione di molti Stati attuali è infatti formata da individui appartenenti a popoli diversi.

VERSO UNA SOCIETÀ MULTIETNICA

Sul territorio europeo è presente una grande varietà di popoli, conseguenza delle mescolanze e migrazioni di gruppi umani che hanno sempre caratterizzato la storia del nostro continente, già a partire dal 2000 a.C., quando dall’Asia, a ondate successive, migrarono in Europa i popoli indoeuropei, i nostri lontani “antenati”. Il risultato di queste vicende è che oggi in Europa si contano oltre cinquanta popoli, considerando solo quelli più numerosi, ed è ormai impossibile identificare la popolazione di uno Stato con un’unica etnia (parola che deriva dal greco e significa proprio “popolo”): per fare un esempio, in Spagna vivono non solo quelli che chiamiamo comunemente “spagnoli”, ma catalani, baschi, galiziani, gruppi etnici caratterizzati da una cultura particolare.
Questa mescolanza di popoli è oggi accentuata dai flussi migratori che abbiamo visto studiando i dati demografici relativi alla popolazione europea (10): l’effetto di questo fenomeno è che stiamo andando sempre più verso una società multietnica, cioè caratterizzata dalla compresenza in un territorio di gruppi di persone appartenenti a diverse etnie, che mantengono usi, tradizioni, lingue e religioni differenti. Si tratta di un cambiamento che possiamo osservare anche nella nostra vita quotidiana. Sia che tu viva in una grande città o in un piccolo paese, forse ti sarà capitato di cenare in un ristorante cinese o etnico (11), ed è molto probabile che la tua stessa classe sia composta da compagni provenienti da Paesi diversi: si tratta di un esempio, in scala ridotta, di una società multiculturale e multietnica.

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GEOSTORIA

Europa, terra di emigrazione

Oggi il continente europeo è visto come una “terra promessa” da milioni di persone in cerca di lavoro e di una vita migliore, ma in passato a emigrare erano proprio gli europei.
Il più grande flusso migratorio si verificò tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, e interessò soprattutto italiani, irlandesi, spagnoli, portoghesi, tedeschi e polacchi. La maggior parte degli emigranti tentò la fortuna nelle Americhe, dove c’erano Paesi giovani, con economie in forte sviluppo e bisognosi di lavoratori. I soli Stati Uniti, tra il 1815 e il 1932, accolsero oltre 33 milioni di europei. Arrivando al porto di New York dopo settimane di viaggio in condizioni disumane (nella foto), gli emigranti venivano accolti dalla Statua della Libertà, simbolo di speranza. Ma sull’isola accanto a cui sorge la statua, Ellis Island, si trovava il centro di controllo da cui dovevano necessariamente passare (oggi trasformato in un museo dedicato all’immigrazione): qui, appena sbarcati, venivano messi in fila, interrogati sulle loro abilità lavorative, e infine sottoposti a un’ispezione medica. Se non superavano l’esame, venivano rimandati indietro.
Molti altri europei si trasferirono in America del Sud – oltre 6 milioni in Argentina (tra cui tantissimi italiani) e 5 milioni in Brasile – mentre altri scelsero come meta l’Australia.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (1945), gli europei ricominciarono a emigrare, questa volta però all’interno del continente, verso i Paesi dove i grandi piani di ricostruzione avevano fatto aumentare la domanda di manodopera. Milioni di persone espatriarono in cerca di lavoro dalle regioni più povere dell’Europa Meridionale e Orientale verso i Paesi dell’Europa Centro-Settentrionale. Centinaia di migliaia di italiani, per esempio, si trasferirono in Germania e in Belgio, dove svolgevano quasi sempre le mansioni più umili e pericolose, come il lavoro in miniera.
In Italia ci fu anche una fortissima emigrazione interna negli anni ’60 del Novecento: in seguito al boom economico, che interessò soprattutto il “triangolo industriale” tra Milano, Torino e Genova, centinaia di migliaia di persone si trasferirono dalle regioni dell’Italia Centro- Meridionale verso le fabbriche del Nord. Fu un “rimescolamento” epocale per gli italiani, che si videro improvvisamente messi a confronto con le abitudini, gli stili di vita e i dialetti dei loro compatrioti di altre regioni.


Per saperne di più:
www.museoemigrazioneitaliana.org

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I FLUSSI MIGRATORI NELL’EUROPA DI OGGI

I flussi migratori che attraversano oggi l’Europa e l’Italia riguardano popolazioni provenienti da altri continenti, in particolare dall’Africa (Settentrionale e Sub-Sahariana), dall’Asia e dall’America Centro-Meridionale, ma anche persone originarie dei Paesi dell’Europa Orientale, economicamente più deboli, che si spostano verso i Paesi dell’Europa Occidentale.
Accanto a chi lascia volontariamente il proprio Paese di origine, spesso per cercare condizioni di vita migliori, bisogna ricordare che tra gli immigrati ci sono anche i profughi, cioè persone costrette a scappare dalla loro terra a causa di guerre, carestie o catastrofi naturali, e i rifugiati, che abbandonano il proprio Paese perché perseguitati a causa delle loro idee politiche e religiose o della loro appartenenza a un gruppo etnico o sociale (12) (GeoOggi p. 186).
A tutela di queste persone esistono dal 1951 gli accordi della Convenzione di Ginevra, che obbligano ad accogliere profughi e rifugiati in Paesi sicuri, in modo che essi non siano costretti a tornare nella terra d’origine, in cui la loro vita sarebbe a rischio. Inoltre, dal 2014 alla legislazione europea si è aggiunto il Regolamento di Dublino, che disciplina le norme sui richiedenti asilo, ossia coloro che presentano domanda per ottenere lo status di rifugiato.

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I numeri dell’immigrazione

Secondo i dati pubblicati dal Dossier Caritas/Migrantes, il rapporto sull’immigrazione che le due associazioni stilano ogni anno per quantificare il fenomeno migratorio, gli stranieri residenti regolarmente in Europa nel 2015 ammontavano a circa 35 milioni, quasi il 5% della popolazione totale, distribuiti principalmente tra Germania, Regno Unito, Italia e Francia.
Per il nostro Paese, in particolare, il Dossier ha registrato circa 5 milioni di stranieri regolari residenti in Italia, che rappresentano poco più dell’8% della popolazione complessiva.

L’immigrazione come risorsa

La convivenza nello stesso territorio di persone appartenenti a popoli diversi è certamente fonte di arricchimento reciproco, ma può anche causare tensioni e conflitti sociali. Gli stranieri che si stabiliscono in Italia o in altri Stati europei sono spesso costretti ad accettare difficili condizioni di vita e di lavoro; inoltre, sono talvolta vittime di xenofobia (dal greco xenos = straniero, e fobia = paura), un atteggiamento di intolleranza e discriminazione verso gli immigrati.
Nonostante ciò, è ormai riconosciuto che la presenza dei lavoratori immigrati è indispensabile per il sistema economico italiano e per quello degli altri Paesi europei: oltre a svolgere occupazioni che talvolta gli italiani non scelgono (per esempio nel settore dell’agricoltura, dell’edilizia, dell’assistenza agli anziani (13)), essi contribuiscono infatti al benessere economico del Paese pagando le tasse.

GUIDA ALLO STUDIO

FISSO I CONCETTI 

1 Che cosa si intende con la parola “popolo”?

2 Quando una società può essere definita multietnica?

3 Quanti sono gli stranieri residenti in Italia?

4 Perché l’immigrazione può essere considerata una risorsa?

MEMORIZZO LE PAROLE CHIAVE 

 Popolo  Società multietnica  Flussi migratori  Profughi  Rifugiati  Richiedenti asilo  Xenofobia

Geoblog - volume 1
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L’Italia e l’Europa