La carta indica i territori sottomessi da Roma al termine della dinastia Giulio-Claudia e le linee di espansione dei cinquant’anni successivi (cioè tra il 70 e il 118 d.C.). Per prima cosa si osserva che nelle terre dei Germani le ultime conquiste riguardano solo la Germania superiore, le uniche che vanno oltre la linea Reno-Danubio: infatti la foresta di Teutoburgo, poco più a est delle terre dei Batavi, non sarà più mira di conquista dopo la disfatta del 9 d.C.
Dopo la morte di Augusto (14 d.C.), verranno incorporati nell’amministrazione imperiale tutti gli Stati che prima erano considerati indipendenti però vassalli (Mauretania, Lycia, Cappadocia, Armenia, Tracia). Inoltre si avvierà la conquista della Britannia, della Dacia e della Penisola del Sinai (Arabia Petraea).
I due aspetti che più balzano all’occhio sono:
- la divisione tra province imperiali e province senatorie;
- le successive suddivisioni delle province.
L’attribuzione delle province all’uno o all’altro potere istituzionale, radicata anche in vicende lontane, è solo in parte fittizia, perché in qualche misura risponde a esigenze reali: come si noterà, infatti, sono sotto diretta amministrazione imperiale (oltre all’Egitto) le province che fanno da tradizionale bacino di reclutamento delle legioni; afferiscono invece al governo del senato le province di più antica appartenenza o i territori essenziali per i rifornimenti alimentari alla capitale. Sottoposta a regime particolare di amministrazione senatoria è, da sempre, la penisola italica. Le successive suddivisioni rispondono alla necessità di organizzare nel modo più efficace un impero assai complesso, vero mosaico di popoli, di scambi commerciali, di usi, costumi, tradizioni e religioni.