L’ANNO DRAMMATICO DEI QUATTRO IMPERATORI
I tre imperatori sono stati uccisi e Roma è in mano alle truppe di Vespasiano, guidate da suo figlio Domiziano: non c’è modo di sedare gli odi fomentati dalla guerra civile. Roma paga un prezzo altissimo alla crisi e Tacito ne fa una descrizione cruda e impietosa che usa anche per mettere in risalto le qualità moderate e sagge di Vespasiano (grazie al quale diede inizio alla sua carriera politica).
«Ucciso Vitellio era finita la guerra più che cominciata la pace. I vincitori armati scorrazzavano per l’Urbe con odio implacabile a caccia dei vinti: piene di cadaveri le strade, i templi e le piazze sparsi di sangue, dovunque trucidati quelli che la sorte faceva incontrare. E poi, man mano che la rabbia cresceva sfrenata, frugavano e stanavano chi si era nascosto: se scorgevano uno di alta statura e giovane, lo massacravano senza distinzione tra soldati e civili. E questa ferocia scaturita da odi recenti si saziava di sangue, poi si mutò in rapacità di saccheggio. Non lasciavano nessun luogo segreto o chiuso, fingendo che vi si nascondessero i Vitelliani. Da qui il pretesto di abbattere le porte delle case o, se si resisteva, avere un motivo per uccidere; e non mancavano plebei poverissimi e schiavi
disonesti che spontaneamente tradirono ricchi padroni; altri erano denunciati da amici. Da ogni parte lamenti, nenie di lutto e la sorte funesta di una città espugnata, tanto che si rimpiangeva l’arroganza degli Otoniani e dei Vitelliani prima odiata. I capi del partito, risoluti ad accendere la guerra civile, apparivano incapaci di governare la vittoria, poiché in mezzo ai tumulti e alle discordie i peggiori prevalgono, mentre la pace e la tranquillità richiedono specchiate virtù.»
Tacito, Storie, IV, 1, 1-3, trad. di F. Nenci, Mondadori, Milano 2014