Le conquiste militari degli Omayyadi

TESTIMONIANZE DELLA STORIA

LE CONQUISTE MILITARI DEGLI OMAYYADI   (Unità 11 • Capitolo 30)

Questo brano dello storico musulmano al-Tabari, vissuto tra il IX e il X secolo, riprende la narrazione contenuta in un testo precedente della battaglia di Qadisiyya, presso il fiume Eufrate (in Mesopotamia), del 636 d.C. In questo scontro campale l’esercito arabo sconfisse le truppe dell’impero sasanide e pose le premesse per la conquista del Vicino Oriente.

I politeisti1 avevan passata la notte a riparare le torricelle degli elefanti. Rimessesele in efficienza, si trovarono al mattino ai loro posti. Avanzarono gli elefanti con la fanteria che li proteggeva […], ed era a sua volta protetta dalla cavalleria. Quando volevano attaccare uno squadrone, lo affrontavano con un elefante e i suoi uomini per metter con essi in fuga i loro cavalli, ma ciò non accadeva come il giorno precedente, perché l’elefante da solo, senza nessuno intorno, era più selvaggio, mentre circondato di gente era piu mansueto. Così si combatté sino al tramonto. Quel giorno fu duro dal principio alla fine, e Arabi e Persiani si bilanciarono. In ogni intervallo sgombro di terreno il nemico vi si precipitava con grandi grida. Dissero due uomini […]: «Musulmani, qual è il genere di morte piu terribile?». «Caricare quell’elefante», risposero. Ed essi fecero rizzare in piedi i loro cavalli, e li spinsero contro l’elefante che avevan di fronte. Uno trafisse con la lancia l’occhio del pachiderma, che arretrò calpestando chi gli stava dietro; l’altro menò un colpo sulla proboscide, mentre […] gli vibrò un terribile colpo d’ascia sul viso. […] Giunti alla sera di quella giornata, ed entrati nella notte, la lotta si fece piu accanita, fra la tenace resistenza delle due parti che si bilanciavano. Non si udivano che le grida di questi e quelli, e quella fu chiamata “la notte degli ululati”, né vi fu dopo quella altra battaglia notturna a Qadisiyya. La notte degli ululati ci fu una carica generale da parte dei musulmani, che non stettero ad aspettare l’ordine di Saad.
Il primo a caricare fu al-Qa’qà. E Saad disse: «Signore, perdonagliela e dagli la vittoria! […]». Poi disse: «Al mio terzo “Allàh akbar”,2 caricate». […] Poi avanzarono i capi, con quelli che avevano aspettato il terzo grido, e la lotta divampò sino al mattino. […] Mi son trovato alla notte degli ululati, dove il tinnire del ferro era come i suoni delle fucine dei fabbri per tutta la notte sino al mattino. La resistenza dei nostri fu invincibile. […] Arabi e Persiani videro un macello mai visto. Le grida e le notizie non giunsero più a un certo punto a Saad […] si mise a pregare finché all’aurora si sentì levarsi il grido di trionfo dei nostri, e Saad ne dedusse che avevan la meglio, e la vittoria era loro. Secondo altri, il primo indizio che ebbe Saad quella notte della vittoria dei musulmani fu la voce di al-Qa’qà che recitava: «Abbiamo ucciso una schiera e ancor più […]. Sembriamo draghi in sella ai destrieri; morti i nemici, io gridai con slancio “Allàh è il mio Signore”, e seppi ben difendermi».


al-Tabari, Annali dei Profeti e dei Califfi, in La letteratura araba, a cura di F. Gabrielli, Sansoni-Accademia, Firenze 1967

PER FISSARE I CONCETTI
  • Quale ruolo hanno gli elefanti in questa battaglia? Come vengono condotti in battaglia? E come reagiscono?
  • Quale importanza ha per gli Arabi questa battaglia? E quale per i Persiani?

Terre, mari, idee - volume 2
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Da Roma imperiale all’anno Mille