La tragedia della fame

TESTIMONIANZE DELLA STORIA

LA TRAGEDIA DELLA FAME   (Unità 10 • Capitolo 28)

Procopio di Cesarea racconta, da testimone diretto, la drammatica situazione della penisola italica durante la guerra greco-gotica.

Passò il tempo e venne di nuovo l’estate. Nei campi il grano maturava, ma non abbondante come negli anni precedenti. Non era stato seminato in solchi ben tracciati dagli aratri e lavorati dalla mano dell’uomo, ma sparso solo sulla superficie, e perciò la terra aveva potuto farne germogliare soltanto una piccola parte; siccome poi nessuno lo aveva mietuto, giunto a maturazione era caduto a terra, e non era più nato niente. […] Naturalmente moltissimi caddero vittime di ogni specie di malattie e soltanto pochi riuscirono a superarle e a salvarsi. Nel Piceno1 si parla di non meno di cinquantamila persone, tra i contadini, che morirono di fame, e molti di più ancora furono nelle regioni a nord del Golfo Ionico.2 Essendone stato io stesso testimone oculare,3 dirò quale aspetto prendevano queste persone e come morivano. […] Molte persone erano così indebolite dalla fame, che se per caso capitavano dove c’era dell’erba, si gettavano su di essa con avidità, chinandosi per strapparla da terra; ma siccome non riuscivano perché le forze le avevano del tutto abbandonate, cadevano sull’erba con le mani tese e lì morivano.


Procopio di Cesarea, La guerra gotica, II, 20, trad. di M. Craveri, Einaudi, Torino 1977

PER FISSARE I CONCETTI
  • Quali sono le conseguenze della guerra sulla produzione agricola? Per quale motivo la semina è discontinua?
  • Come tenta di sopravvivere la popolazione?

Terre, mari, idee - volume 2
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Da Roma imperiale all’anno Mille