Unità 12 LA RINASCITA CAROLINGIA E IL FEUDALESIMO >> Capitolo 34 – Il feudalesimo e le ultime invasioni

TESTIMONIANZE DELLA STORIA

I SARACENI NEL MEDITERRANEO

In questo brano, tratto da una cronaca che narra la conquista, nel 903, del monastero di Farfa, presso Rieti, si descrivono le modalità delle incursioni compiute dai Saraceni nel Mediterraneo.

In questo stato era il monastero, quando arrivarono i Saraceni che avevano già occupato tutto all’intorno; finalmente stringendolo da ogni parte, tentavano di occuparlo, ma non ci riuscirono. Difatti il venerabile Pietro, abate del monastero, fidando nell’aiuto di Dio e sostenuto dal valore dei suoi soldati, di frequente li faceva inseguire a lungo per allontanarli dal territorio del monastero, facendone uccidere molti, e per molto tempo resistette.
Ma quei maledetti, dopo aver occupato e devastato tutti i luoghi circostanti, ritornavano sempre all’assalto del monastero. Il sullodato abate, avendo sostenuto questa tormentosa situazione per sette anni continui, […] vedendo che per nessuna ragione poteva tirare più a lungo nella difesa, […] si rifugiò nel Comitato Fermano,1 abbandonando completamente il monastero. Uscito lui con i monaci, il monastero fu invaso dagli Arabi, i quali perlustrandolo, non vollero distrugger niente dell’edificio che sembrò loro meraviglioso; ma lo conservarono perché servisse loro di rifugio. Avvenne in seguito che alcuni ladri cristiani che andavano vagando a causa della loro povertà, arrivassero là di notte e, riposando in un angolo del monastero col fuoco acceso, presi da improvviso spavento, fuggirono. Il fuoco prese vigore e, in assenza di uomini, ingigantì e bruciò tutto quello che era rimasto. […] Nel frattempo i Saraceni nelle loro scorrerie incominciarono a penetrare nel Comitato Fermano, per cui il suddetto abate, messo di nuovo in apprensione, radunati i suoi monaci e i suoi soldati, fece un castello sul monte Matenano […]. Ivi rimasero, aspettando che finisse quella persecuzione […]. I Saraceni risiedevano soprattutto nella regione aleria2 e là sempre si rifugiavano, perché era molto montuosa. Scorrevano di là a depredare dal mar Tirreno fino all’Adriatico e al Po e ritornavano sempre a quei monti; di lì al fiume Liri, che in volgare si dice Garigliano, dove avevano imbarcazioni, per mezzo delle quali tutto trasportavano nella loro patria.


Ugo I, abate di Farfa, Destructio, capp. 12-18, La Rapida, Fermo s.d.

PER FISSARE I CONCETTI
  • Secondo il racconto dell’abate, chi fu responsabile della distruzione del convento?
  • Quale fu la reazione dei Saraceni rispetto al convento?

Terre, mari, idee - volume 2
Terre, mari, idee - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille