1 - Con Maometto nasce l’islam

Unità 11 TRA ORIENTE E OCCIDENTE >> Capitolo 30 – La civiltà araba

1. Con Maometto nasce l’islam

Nel corso del VII secolo la nascita della potenza araba rivoluzionò lo scenario geopolitico del Vicino Oriente e modificò radicalmente i rapporti tra la parte occidentale e la parte orientale del Mediterraneo. La penisola Arabica conseguì l’unità politica e religiosa sotto il segno di una nuova religione monoteistica, l’islam. Essa avrebbe avuto un ruolo decisivo nel corso dei due secoli successivi, quando gli Arabi estesero i loro domini fino all’Asia centrale, verso est, e su gran parte del bacino mediterraneo, verso ovest. L’espansione araba e la diffusione della religione musulmana ebbero una profonda influenza sull’economia, la società, l’assetto politico e la cultura di un’ampia regione che si estendeva tra Asia, Africa ed Europa.

Il politeismo preislamico e la Pietra Nera

Prima dell’affermazione dell’islam, le tribù arabe professavano una religione di tipo politeistico. Ogni tribù adorava una serie di divinità spesso legate a elementi naturali, come montagne e fonti d’acqua (fondamentali per la sopravvivenza nel deserto), astri, pianeti e meteoriti, considerati sacri perché caduti dal cielo. Un meteorite è probabilmente anche la cosiddetta Pietra Nera, custodita ancora oggi alla Mecca in un edificio di forma cubica più volte ricostruito nei secoli, la Kaaba. Qui, ogni anno, i beduini provenienti da tutta la penisola si riunivano per venerare la pietra sacra, che, secondo la tradizione, era stata gettata sulla terra dal dio Hubal, detto Allah, cioè “il dio per eccellenza”, una delle divinità principali dei beduini.
La Mecca era dunque il centro religioso più importante di tutta la penisola, ma ricopriva anche un rilevante ruolo economico favorito dalla posizione, perché si trovava all’incrocio di frequentate vie di comunicazione e ciò ne faceva un importante polo commerciale. Il governo della città era infatti nelle mani di una potente classe di ricchi mercanti, appartenenti alla tribù dei Qurayshi.

La formazione culturale di Maometto

Proprio alla Mecca nacque Maometto (in arabo Muhammad, “il lodato”), intorno al 570. Figlio di un modesto mercante, egli rimase orfano in giovane età e fu cresciuto da uno zio. In seguito entrò al servizio della vedova di un ricco mercante, Kadigia, in qualità di amministratore dei suoi beni e dopo poco tempo i due si sposarono. Kadigia era una donna di notevole valore e temperamento: dopo essere rimasta vedova per due volte, ancora giovane, aveva cominciato a gestire personalmente l’attività mercantile ereditata e la conduceva con abilità ed efficienza.
Maometto visse gli anni della giovinezza in un clima culturale aperto e di grande fermento, influenzato dai contatti con i mercanti di origine straniera che frequentavano la Mecca (soprattutto siriani, ebrei, nabatei e palestinesi, che commerciavano con l’Estremo Oriente). In questo modo egli entrò in relazione con i membri delle comunità ebraiche e cristiane che transitavano soli o in gruppo lungo le vie carovaniere ed ebbe modo di conoscere a fondo le tradizioni e i testi scritti delle altre religioni monoteistiche diffuse nel Vicino Oriente.
La formazione culturale di Maometto, oltre che dalle narrazioni bibliche e dalle parabole dei Vangeli, venne influenzata anche dai racconti fantastici dei lunghi viaggi compiuti dai mercanti provenienti dall’Estremo Oriente e dall’entroterra africano, che egli aveva integrato con le tradizioni culturali e i culti pagani dei beduini arabi. Tutti questi influssi sarebbero confluiti nella predicazione della nuova religione, cui Maometto poté dedicarsi interamente in virtù delle risorse finanziarie di cui disponeva grazie alla sua posizione sociale.

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La rivelazione di Allah: nasce l’islam

Secondo la tradizione, intorno al 610 Maometto attraversò una crisi spirituale ed ebbe alcune visioni, durante le quali l’arcangelo Gabriele lo esortò a predicare la fede nell’unico Dio, Allah. La nuova religione fu chiamata islam, che significa “totale sottomissione [a Dio]”, e i suoi fedeli definirono se stessi musulmani, dall’arabo muslìm, “colui che si sottomette”. Le rivelazioni che Maometto dichiarò di ricevere da Allah, in qualità di suo profeta, furono raccolte dai suoi discepoli nel Corano (dall’arabo qur’ān, “recitazione”, “lettura”, poiché era destinato alla lettura rituale e collettiva), che costituisce il libro sacro dei musulmani. Il suo testo, diviso in 114 capitoli (sure), venne trascritto nella sua versione definitiva a partire dal 653 ( Sotto la lente, p. 209).

L’ostilità dei mercanti

La predicazione di Maometto incontrò però l’opposizione della classe mercantile della Mecca. Gli insegnamenti del profeta erano in contrasto con la religione tradizionale, che avversava il monoteismo e non contemplava l’esistenza di una vita ultraterrena, affermata invece da Maometto. La dottrina islamica era inoltre guardata con diffidenza dall’aristocrazia della Mecca in quanto potenziale minaccia al proprio prestigio e alla propria autorità. Maometto predicava infatti la sottomissione all’unico Dio di tutti gli individui, ricchi e poveri, potenti o umili, e ciò contrastava con un assetto sociale fondato sui legami di sangue e le contrapposizioni fra tribù.
La natura monoteistica della nuova religione comportava inoltre la condanna degli idoli custoditi nei vari santuari della penisola, frequentatissime mete di pellegrinaggio attorno alle quali i mercanti avevano creato una florida economia.

L’ègira: la fuga di Maometto dalla Mecca

L’ostilità nei suoi confronti costrinse Maometto a fuggire dalla Mecca e a trovare rifugio, nel 622, nella città di Yathrib, in seguito ribattezzata Medina (“la città del profeta”), che in quegli anni era tormentata dagli scontri fra le due principali tribù che l’abitavano e che individuò forse in Maometto un possibile pacificatore. L’episodio della fuga di Maometto dalla Mecca, definito ègira (cioè “emigrazione”) dai musulmani, è considerato il momento della nascita della nuova religione, e per questo fu scelto come data di riferimento per il calcolo degli anni del calendario musulmano, ancora oggi usato nei Paesi islamici a scopi rituali.
A Medina Maometto continuò la sua predicazione. Anche in virtù del fatto che presentava Allah come la stessa divinità venerata dalle altre religioni monoteistiche, egli stabilì buoni rapporti con le comunità ebraiche e cristiane presenti in città. Con le due religioni monoteiste la nuova religione interagì subito e positivamente. In particolare, Maometto affermava di essere l’ultimo profeta scelto da Dio dopo Abramo, Mosè e Gesù, i quali però avevano ricevuto una rivelazione imperfetta del messaggio divino. Questo atteggiamento favorì nei decenni successivi la pacifica conversione all’islam di comunità cristiane della Siria, dell’Egitto, della Turchia.

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La nuova religione si diffonde fra gli Arabi

Maometto riuscì in breve tempo ad acquisire un notevole prestigio politico. Il vasto seguito che ottenne tra la popolazione araba fu probabilmente dovuto anche ai princìpi di giustizia sociale che egli sosteneva e alle promesse di una ricompensa ultraterrena per i fedeli, cui le classi meno abbienti erano particolarmente sensibili. Il successo della sua predicazione cambiò, dunque, i rapporti di forza all’interno della società araba. I seguaci della nuova religione divennero sempre più numerosi e, dopo aver compiuto alcune razzie ai danni delle carovane di mercanti nei pressi della Mecca, nel 629 provocarono piccoli scontri armati con la tribù dei Qurayshi. L’esercito di Maometto si dimostrò di gran lunga più forte e, non avendo incontrato sostanziale resistenza, conquistò la Mecca in maniera pacifica.
Se l’islam promuoveva il dialogo e la tolleranza nei confronti delle altre religioni monoteistiche, non era però altrettanto aperto nei confronti delle credenze pagane, che vennero sistematicamente perseguitate. Una volta entrato alla Mecca, infatti, egli ordinò la distruzione di tutti gli idoli presenti in città; mantenne però in vigore il culto della Pietra Nera nella Kaaba, e lasciò che la Mecca continuasse a svolgere il ruolo di centro religioso per tutti i musulmani. In questo modo favorì strategicamente la conversione all’islam – per convenienza, se non per convinzione – dei ricchi mercanti arabi, desiderosi di porre fine alle controversie religiose che danneggiavano le loro attività commerciali.

Il Corano e i cinque precetti dell’islam

Maometto fornì agli Arabi una serie di norme morali, giuridiche e sociali – senza contrapporsi alla tradizione precedente ma cercando piuttosto di integrarla – molte delle quali sono contenute nel Corano. Il testo, scritto in prima persona (per i musulmani l’autore è Allah stesso, che detta le sue parole a Maometto, mentre nel cristianesimo i testi sono scritti sotto “ispirazione” di Dio, ma non da lui dettati) e in una prosa rimata che ne rende più facile la memorizzazione, tratta numerosi argomenti: dal ruolo di Dio nella storia alla missione di Maometto, al dovere di aiutare il prossimo e a varie problematiche economiche, etiche e sociali, come i rapporti che regolano le famiglie e la società.
Tra i princìpi affermati dal Corano vi sono i cosiddetti cinque pilastri fondamentali dell’ islam, regole che ogni buon musulmano è tenuto a osservare scrupolosamente:

  • pronunciare la professione di fede secondo cui non vi è altro Dio all’infuori di Allah e Maometto è il suo profeta;
  • recitare la preghiera cinque volte al giorno, tra l’alba e il tramonto, inginocchiandosi in direzione della Mecca; la preghiera prevede solo la lode di Allah, senza alcuna richiesta di intercessione;
  • praticare l’elemosina rituale (nata come una tassa per aiutare i più deboli e poi per finanziare lo Stato);
  • rispettare il digiuno durante il mese di ramadàn (il nono mese del calendario musulmano), quando ogni fedele deve astenersi dal mangiare e dal bere tra l’alba e il tramonto;
  • compiere almeno una volta nella vita, se le condizioni finanziarie e di salute lo permettono, il pellegrinaggio alla Mecca.

Terre, mari, idee - volume 2
Terre, mari, idee - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille