L’Arabia al centro degli scambi tra Oriente e Occidente
Nonostante le difficoltà in cui versavano i due imperi della regione, l’economia del Vicino
Oriente e del Mediterraneo orientale continuava a presentare una vitalità assai maggiore
di quella dell’Europa occidentale, segnata dal declino dei traffici di lunga distanza e dal ritorno a un’economia chiusa. Costantinopoli deteneva il controllo marittimo nel Mediterraneo e restava il crocevia dei commerci che collegavano il Vicino e l’Estremo Oriente. Dal Bosforo passava ancora la gran parte delle merci preziose come le spezie e la seta, provenienti dall’India e dalla Cina.
Al centro dei collegamenti fra Oriente e Occidente si trovava la penisola Arabica, che proprio per questo andava assumendo un crescente ruolo commerciale. Le ▶ piste
carovaniere che congiungevano le coste mediterranee con le città di Antiochia, Palmira, Damasco e Petra, e da queste con l’Asia, costituivano da secoli le vie di comunicazione più utilizzate. L’intensità di questi traffici aveva favorito tra l’altro la nascita, in Siria, del regno di Palmira (III secolo), che si era reso indipendente dall’impero romano, approfittando dell’anarchia politica di quel periodo, prima di essere riconquistato dall’imperatore Aureliano.
Dal VI secolo, invece, quando la sicurezza dei viaggi nell’entroterra fu compromessa dalle guerre tra Bizantini e Sasanidi, assunsero maggiore importanza le vie di comunicazione
marittima che attraversavano l’oceano Indiano e il golfo Persico. Le rotte prevedevano scali nel golfo di Oman, nello stretto di Hormuz e nel mar Rosso; fu così che alcuni centri della penisola Arabica, già economicamente legati alle coste orientali dell’Africa, ricche di miniere d’oro, conobbero un’ulteriore espansione commerciale. Tra queste città, la Mecca si distinse per il notevole sviluppo economico e commerciale, che determinò la sua supremazia sui territori circostanti e l’affermazione politica dell’aristocrazia mercantile che la guidava.