Unità 11 TRA ORIENTE E OCCIDENTE >> Capitolo 29 – I Longobardi nella penisola e l’affermazione della Chiesa

TESTIMONIANZE DELLA STORIA

LA VITA NEI MONASTERI BENEDETTINI

Il fondatore del monastero di Montecassino, Benedetto da Norcia, formulò un insieme di norme per regolamentare la vita monastica nei momenti di preghiera e nelle attività pratiche: è la cosiddetta Regola, da cui è tratto il brano seguente.

Il primo gradino dell’umiltà è l’obbedienza senza indugio. Questa è ben propria di coloro che non considerano nulla più caro di Cristo, per cui appena qualche cosa è stata comandata dal superiore, non possono soffrire indugio, come se il comando venisse da Dio. Se, allorché vogliamo ottenere qualche favore dai potenti, non pensiamo di farlo se non con umiltà e rispetto, quanto più bisogna supplicare il Signore Dio di ogni cosa con assoluta umiltà e sincera pietà! […]
Sappiamo poi di essere esauditi non per le molte parole, ma per la purezza del cuore e la sincerità delle lacrime. Perciò la preghiera deve essere breve e pura, a meno che non venga prolungata per l’infervorante ispirazione della grazia divina. In coro tuttavia tale preghiera sia brevissima e, quando il superiore ha dato il segnale, tutti insieme si alzino in piedi. L’ozio è nemico dell’anima; perciò i monaci in determinate ore devono attendere al lavoro manuale e in altre ore, anch’esse determinate, alla lettura spirituale. E perciò crediamo che entrambi gli orari di tali occupazioni possano essere combinati in base al seguente ordinamento: cioè da Pasqua fino agli inizi di ottobre al mattino, uscendo all’alba, lavorino quanto è necessario fino circa all’ora quarta; dall’ora quarta fin verso la fine dell’ora sesta1 siano occupati nella lettura. Finita sesta e levatisi da tavola, si riposino nel proprio letto in assoluto silenzio e se per caso qualcuno volesse leggere per conto suo, se ne stia a leggere senza dar fastidio a nessuno. […]
Qualora poi le esigenze locali o la povertà richiedessero che i monaci siano personalmente occupati nella raccolta delle messi, non abbiano ad adirarsene, poiché allora sono veramente monaci se vivono del lavoro delle proprie mani come i nostri padri e gli Apostoli.


San Benedetto, Regola, V, 20, 48, trad. di G. Penco, La Nuova Italia, Firenze 1980

PER FISSARE I CONCETTI
  • Come si integrano le preghiere e il lavoro nella giornata dei monaci?

Terre, mari, idee - volume 2
Terre, mari, idee - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille